Permessi e ferie per recarsi all'appuntamento per vaccinarsi contro il Covid e stipendio tagliato se si sta a casa per gli effetti collaterali come la febbre alta. La presidente della commissione Cultura della Camera, Vittoria Casa (5Stelle), chiede chiarimenti al ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi
Vaccinati ma mazziati. I docenti che in questi giorni hanno iniziato a fare la tanto attesa iniezione, spesso sono stati costretti a ricorrere a dei permessi retribuiti (nel caso di insegnanti di ruolo) o non retribuiti nel caso del personale supplente, per poterla effettuare. Non solo. A mandare su tutte le furie maestri e professori è anche la cosiddetta “trattenuta Brunetta”, ovvero un decremento stipendiale che scatta in caso di malattia e che è entrato in vigore anche per quegli insegnanti che per effetti collaterali del vaccino sono stati costretti a restare a casa con febbre alta o dolori.
A denunciare la situazione è l’onorevole Vittoria Casa (5Stelle), presidente della commissione Cultura della Camera, che in questi giorni ha presentato un’interrogazione per sollecitare l’introduzione di un permesso ad hoc per il vaccino e per disciplinare i giorni di assenza dovuti alle eventuali conseguenze senza intaccare la retribuzione. “Purtroppo sul tema riguardante i permessi e i vaccini del personale scolastico – spiega Casa – le norme sono chiare ma vanno in palese contraddizione con la situazione di fatto. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la campagna vaccinale sia la priorità delle priorità, che il nostro ritorno a una vita piena dipenda esclusivamente dalla sua riuscita. Visto il carattere volontario della vaccinazione, occorre fare tutti uno sforzo per eliminare qualsiasi ostacolo si intrometta con l’obiettivo fondamentale della salute pubblica. Mi chiedo come si possa penalizzare un dipendente pubblico che ha fatto semplicemente il suo dovere civico”.
“Si fa quel che si può, ma nessuno ci ha facilitato” – Una situazione che ha già interessato centinaia di persone che lavorano nella scuola. Elena Sarasino, professoressa all’istituto cdi Varallo, è una di queste: “Ho dovuto chiedere malattia per i due giorni successivi alla vaccinazione perché ho avuto febbre alta. Il mio istituto non prevede permessi ne per la vaccinazione ne per i giorni di ripresa dalla vaccinazione, con conseguente decurtazione dello stipendio”. Un problema che riguarda gli insegnanti della scuola di ogni ordine e grado: “Noi – sottolinea la maestra Eleonora Saviano – alla scuola dell’infanzia non abbiamo giorno libero e non tutti gli appuntamenti sono il sabato. Si fa quel che si può, ma nessuno ci ha facilitato”.
Lo sa bene anche l’insegnante Antonella Vaccaro da Napoli: “Ho preso due giorni di malattia post vaccino perché avevo la febbre alta e dolori simili all’influenza. Non ho dovuto prendere permessi perché la vaccinazione era di sabato pomeriggio ma molti colleghi e personale Ata hanno dovuto prendere o ferie o permessi. Non avevamo possibilità di scegliere l’orario. Ci siamo prenotati sulla piattaforma e abbiamo ricevuto un messaggio con l’ appuntamento”. La questione ora è arrivata sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che dovrà rispondere all’onorevole Casa. Intanto ogni preside si sta regolando come meglio crede visto che non ci sono state indicazioni chiare da parte degli uffici scolastici regionali e da viale Trastevere.