Cronaca

Stretta anti-varianti, il governo rinvia al Consiglio dei ministri di venerdì. Le Regioni anticipano, chiusure in Campania e Puglia

Draghi si prende altri due giorni per valutare le misure anti-Covid da mettere in campo alla luce delle ultime indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Patuanelli anticipa: "A Pasqua festivi e pre-festivi rossi come a Natale". Intanto De Luca chiude lungomare e parchi, Emiliano le scuole, Decaro i negozi alle 19. Mentre il Piemonte è costretto a sospendere in tutta la Regione i ricoveri no Covid, esclusi i pazienti oncologici e le urgenze

Tutto rinviato a venerdì, quando saranno disponibili dati più aggiornati sulla diffusione dei contagi nel nostro Paese. Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi, convocata per valutare le ulteriori misure anti-Covid da mettere in campo alla luce delle ultime indicazioni del Comitato tecnico scientifico, che ha chiesto chiusure nei weekend come a Natale, più restrizioni nelle Regioni gialle e zone rosse modello Codogno. Dopo un’ora e mezza di discussione, il governo ha scelto di aspettare qualche giorno e di incontrare le Regioni prima di prendere una decisione definitiva in Consiglio dei ministri. Ma da Nord a Sud sono tanti gli enti locali che hanno anticipato le chiusure, vista la crescita repentina dei contagi e soprattutto l’allarme che arriva dalle terapie intensive, ormai sopra la soglia critica del 30%. In Puglia il governatore Michele Emiliano ha chiuso le scuole nelle province di Bari e Taranto, dopo che si è arrivati a una “quasi completa saturazione dei posti letto“. Il Piemonte ha sospeso temporaneamente in tutta la Regione i ricoveri no Covid, escluse le urgenze e i ricoveri oncologici, mentre Vincenzo De Luca in Campania ha disposto la chiusura ai cittadini di lungomari, piazze, parchi urbani, ville comunali e giardini pubblici.

“A Pasqua festivi e pre-festivi in zona rossa” – La stretta su cui sta discutendo il governo – alla cabina di regia erano presenti 7 ministri, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, il direttore del Css Franco Locatelli e pure il premier Mario Draghi– parte innanzitutto dalle richieste avanzate nelle scorse ore dal Cts. Come i ristoranti chiusi anche a pranzo e l’anticipo del coprifuoco di due o tre ore in zona gialla. Una linea che gli scienziati hanno portato avanti anche in queste ore: l’obiettivo è fermare la curva epidemiologica andando a modificare il Dpcm entrato in vigore appena sabato scorso. Sul tavolo c’è anche l’inserimento del parametro dei 250 casi per 100 mila abitanti – facilitando così l’ingresso automatico delle Regioni in zona rossa – l’ipotesi di adottare in tutta Italia le massime restrizioni nei festivi e pre-festivi, proprio come accaduto a Natale. Un meccanismo “a fisarmonica” che, ha annunciato il ministro M5s Stefano Patuanelli a Porta a Porta, sarà in vigore “nel periodo intorno a Pasqua“. D’altronde la velocità con cui si stanno diffondendo le varianti preoccupa il governo, dentro al quale tuttavia ci sono due anime: una più rigorista rappresentata da Roberto Speranza, un’altra più aperturista in cui si riflettono le posizioni di Forza Italia e Lega.

Piemonte – È in questo contesto fatto di divisioni e tentennamenti che si innesta il grido d’allarme lanciato in Piemonte dal presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto, che chiede di istituire “immediatamente” una zona rossa: “L’incidenza di persone positive in Piemonte, che al 7 marzo era di 277 ogni 100mila abitanti, potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni”. “È demenziale che il governo assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima, utilizzando un sistema farraginoso che non tiene conto di tutti i dati già a disposizione e delle proiezioni possibili – aggiunge – Intervenire quando la situazione è ormai fuori controllo non serve“. Secondo l’Ordine dei Medici “aspettare ancora altri giorni prima di procedere con nuove misure, che in ogni caso dovranno essere adottate, non ha alcuna logica“. Lo conferma la decisione dell’Unità di crisi di sospendere temporaneamente in tutta la Regione i ricoveri no Covid, escluse le urgenze e quelli per i pazienti oncologici. “Non vuol dire che siamo in affanno, visto che abbiamo ancora ampi margini di manovra sulla riorganizzazione delle nostre strutture in caso di peggioramento della situazione, ma occorre agire in considerazione dell’evolversi dell’epidemia”, ha spiegato il coordinatore dell’area sanitaria dell’Unità di crisi Emilpaolo Manno. “Quanto alle prestazioni ordinarie procrastinate, queste verranno riprogrammate appena possibile e in ogni caso le urgenze, le patologie oncologiche e i percorsi nascita saranno tutelati come sempre”.

Puglia – Ai ripari è corso anche il governatore Michele Emiliano: “Ho inviato al ministro Speranza una nota nella quale spiego che probabilmente la terza ondata è arrivata anche in Puglia e preannuncio che stiamo superando tutti i parametri, soprattutto nelle province di Bari e Taranto, ma anche a Foggia e Lecce: la crescita dell’epidemia è vorticosa. Quindi credo che ci siano le premesse per l’adozione di misure più stringenti e un passaggio di zona di rischio”, ha spiegato a Radio Radicale. “Adotteremo – ha proseguito – misure anti-assembramento, spingeremo i sindaci ad adottare misure anti assembramento e probabilmente il governo si accinge a un passaggio da zona gialla a zona arancione o addirittura rossa in alcune aree della Puglia”. In serata è stata quindi emanata un’ordinanza che prevede anche la chiusura di tutte le scuole dal 12 marzo al 6 aprile nelle province di Taranto e Bari. In città, invece, il sindaco Antonio Decaro ha disposto il divieto di asporto e chiusura dei distributori automatici di cibi e bevande dalle ore 18 e la chiusura di tutti i negozi a partire dalle 19. Il nuovo provvedimento si è reso necessario” per “l’incremento esponenziale di nuovi casi – spiega il Comune – e un’incidenza cumulativa settimanale dei contagi, già a decorrere dal 22 febbraio, superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti, con un indice settimanale tuttora in crescita”, pari a 287,4 nella settimana fino al 7 marzo.

Campania – Anche il presidente della Campania De Luca ha deciso di fare da sé, senza attendere le decisioni dell’esecutivo. Perciò fino al 21 marzo in tutta la Regione saranno chiusi al pubblico lungomari, piazze, parchi urbani, ville comunali e giardini pubblici, tranne che dalle 7.30 alle 8.30; nello stesso periodo stop a fiere e mercati, compresi quelli rionali o settimanali anche per i generi alimentari. Spetterà ai “soggetti competenti” il compito di garantire la chiusura di “eventuali porte e varchi di accesso”. Nell’ordinanza voluta dal governatore, inoltre, si raccomanda alla popolazione “di evitare assembramenti e ai datori di lavoro pubblici e privati il ricorso alle percentuali più alte possibili di modalità di lavoro agile”.

Toscana – Qui i dati “sono sostanzialmente da zona arancione, però chiaramente al limite”, ha dichiarato il governatore Eugenio Giani, ventilando il rischio che la Regione nei prossimi giorni possa slittare in zona rossa. La provincia di Pistoia lo è già, ha ricordato Giani, insieme “ad altri due comuni, Castellina Marittima e Cecina”, mentre 40 comuni “hanno chiuso le scuole”. La preoccupazione maggiore però è per Firenze, come ha avvertito il sindaco Dario Nardella. “È chiaro che se la situazione delle province circostanti a Firenze continuerà su questi ritmi anche la città di Firenze rischia di non reggere, sia dal punto di vista del contagio, sia dal punto di vista delle strutture ospedaliere“, ha spiegato, annunciando una nuova ordinanza anti-movida in vigore da venerdì. L’auspicio, però, è che ad intervenire sia anche il governo, viste i poteri limitati di cui dispongono i sindaci. “Se il Governo dovesse prendere decisioni già da questa settimana con maggiori restrizioni, ovviamente noi ci atterremo alle decisioni del Governo, e io francamente le capirei, perché non basta soltanto limitare certi spostamenti come noi stiamo cercando di fare”. “Vediamo – ha concluso – gli sviluppi delle prossime ore e dei prossimi giorni: però è chiaro che l’evoluzione della pandemia nelle province intorno a Firenze rischia di avere un effetto molto pesante anche sul capoluogo toscano”.