L’ospedale Molinette di Torino non è nuovo al superamento di frontiere nella disciplina chirurgica dei trapianti basti pensare all’intervento che lo scorso dicembre ha permesso un trapianto tra pazienti positivi al coronavirus, Oggi i medici firmano un altro record: il trapianto di rene da vivente con un 82enne che ha donato un rene per salvare il figlio. Una storia di generosità, e di amore, alla vigilia della Giornata mondiale del rene, che ha evitato a un 53enne affetto da glomerulonefrite di andare in dialisi. “Il trapianto da donatore vivente è in crescita anche in Italia – spiega Luigi Biancone, direttore della Nefrologia e Responsabile del Programma di Trapianto di Rene dell’ospedale -. Per l’età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa”.
Il 53enne, una famiglia e una vita normale con un lavoro, era in lista per un trapianto di rene ma l’attesa poteva tanto. Il padre si è quindi proposto per donare l’organo. Provenienti da un’altra regione del Nord Italia genitore e figlio vengono indirizzati a Torino all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, al Centro trapianti renali con la più grande esperienza in Italia ed in particolare esperienza di trapianti renali difficili. Il professor Biancone e la sua équipe valutano attentamente la situazione e, in considerazione delle condizioni eccellenti del padre, danno avvio alle procedure di esami per verificare l’idoneità alla donazione e al trapianto. Nel giro di un mese, padre e figlio sono stati ricoverati per la gestione nefrologica del trapianto, effettuato con l’équipe di chirurghi vascolari e urologi, dirette rispettivamente da Aldo Verri e Paolo Gontero) e con l’assistenza anestesiologica dell’équipe Roberto Balagna.
Aned (Associazione nazionale emodializzati), considerando che oggi i pazienti in dialisi sono circa 50mila, calcola un sommerso del 20 per cento rispetto ai seimila pazienti già in lista di attesa per un trapianto del rene. Il rene è l’organo più richiesto. Gli iscritti alla lista di attesa per un trapianto sono 6091 (il 72 per cento) e in media aspettano due anni e sei mesi. Ma c’è anche chi sogna un trapianto da quasi cinque anni. Nel frattempo vive in dialisi. “
Il Covid ha complicato la situazione ma la medicina ha reso possibile l’inimmaginabile. Cioè utilizzare organi prelevati da donatori deceduti risultati positivi al Covid su pazienti che hanno contratto l’infezione da Sars-Cov2, seguendo l’apposito protocollo del Cnt. Cinque i trapianti di questo tipo già effettuati (di cui quattro all’ospedale Molinette di Torino e uno all’Irccs Ismett di Palermo). “La condizione è quella di un paziente in gravi condizioni cliniche per cui il trapianto risulta più vantaggioso di un ipotetico rischio di reinfezione, che al momento non abbiamo comunque riscontrato in nessun caso” chiude Cardillo.
Come diventare donatore di organi. Sul sito del Centro nazionale trapianti (www.trapianti.salute.gov.it) vengono illustrate le diverse modalità. Ogni cittadino maggiorenne può esprimere il proprio consenso o dissenso firmando un apposito modulo presso l’Asl di riferimento. Oppure presso l’ufficio anagrafe del Comune al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità. Può farlo anche compilando il tesserino blu del ministero della Salute (linkato sul sito) o una delle donor card distribuite dalle associazioni di settore (la tessera in questo caso va conservata tra i propri documenti personali), o ancora il testamento di Aido (l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule). Infine, si può esprimere la propria volontà su un foglio bianco, con data e firma, che va custodito tra i documenti personali.