Circa due mesi fa, uno degli ultimi provvedimenti ordinati dal Governo Trump, è stato quello di inserire Xiaomi nella blacklist nazionale. C’è da dire però che non è la stessa blacklist in cui si trova attualmente Huawei, in quanto quest’ultima ha un totale grado di limitazione nei rapporti con le aziende USA.
In allegato alla decisione di inserimento nella lista nera, la motivazione è stata quella che Xiaomi avesse contatti stretti con l’esercito cinese e avesse rapporti con il governo dello stesso Stato.
Dopo settimane, un’indagine del Wall Street Journal parrebbe fare luce sul motivo effettivo dell’inserimento di Xiaomi nel gruppo di produttori pericolosi per la sicurezza nazionale. La testata riporta che la motivazione è da ricercarsi sul fatto che il fondatore dell’azienda è stato insignito del premio “eccezionale costruttore di socialismo con caratteristiche cinesi”.
Questo riconoscimento, secondo gli USA, è sinonimo di vicinanza con i vertici degli organi militari cinesi ed ecco quindi spiegato il perché. Tra l’altro Xiaomi va fiera di questo importante premio visto che lo ha anche aggiunto alla biografia ufficiale del suo fondatore.
Dal canto proprio, più e più volte Xiaomi ha riferito di non avere nessun rapporto ne con il governo del proprio paese e ne legami di alcun tipo con le forze militari dello stesso. Inoltre ha mosso una causa contro il governo degli Stati Uniti intimandolo di un risarcimento dei danni maturati dalle conseguenze del gesto, in quanto le quote dell’azienda cinese piano piano sono scese in maniera significativa.
Per ora l’esecutivo americano rimane sulle proprie posizioni ma il presidente Biden ha promesso di passare al vaglio gli ordini imposti da Trump. Rivedrà il fascicolo per poi prendere una decisione, positiva o negativa che sia.