Il monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione certifica come l'andamento della pandemia sia ancora in peggioramento: dal 3 al 9 marzo, rispetto alla settimana precedente, i nuovi casi aumentano del 18,2% e le terapie intensive del 18,4%. Il presidente Cartabellotta: "Confermato l’inizio della terza ondata, ammorbidire le misure rappresenta una severa minaccia alla salute e alla vita"
Per la prima volta da otto settimane si assiste a una risalita del numero dei morti per Covid: dal 3 al 9 marzo sono stati 2.191, contro i 1.940 della settimana precedente. Lo rileva il monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione Gimbe, che in generale certifica come l’andamento della pandemia sia ancora in peggioramento. Negli ultimi 7 giorni si assiste a un ulteriore incremento dei nuovi casi (+18,2%, 145.659 vs 123.272). Ancora più marcato, però è l’aumento della pressione sugli ospedali e in particolare sui reparti di rianimazione: i ricoveri con sintomi aumento del 14,4% (22.393 vs 19.570), ma sono soprattutto le terapie intensive a essere in sofferenza: sono 2.756 i pazienti intubati contro i 2.327 della settimana precedente, con un aumento del 18,4 per cento.
In attesa delle decisioni del governo, che prepara una nuova stretta, il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, evidenzia tre aspetti: l’inizio della terza ondata, il sovraccarico degli ospedali e gli effetti delle misure. “Tutte le Regioni e Province dove nelle scorse settimane sono state attuate zone rosse hanno arginato la crescita dei contagi, dimostrando l’efficacia delle misure restrittive nel piegare la curva dei contagi”, spiega Cartabellotta. “Qualsiasi interpretazione opportunistica di questi dati finalizzata ad ammorbidire le misure di contenimento, in nome di un illusorio rilancio economico del Paese, rappresenta una severa minaccia alla salute e alla vita delle persone, in particolare se alimentata da evidenze scientifiche parziali o interpretate in maniera strumentale per legittimare decisioni politiche”.
Rispetto alla settimana precedente, in 15 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100mila abitanti e in 15 si registra un incremento percentuale dei nuovi casi. “Da tre settimane consecutive – spiga Cartabellotta guardando ai dati – si registra il progressivo incremento dei nuovi casi con inversione di tendenza di tutte le curve, che conferma l’inizio della terza ondata“. “Sul fronte ospedaliero – commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – l’occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid supera in 7 Regioni la soglia del 40% in area medica, con una media nazionale che si attesta al 35%. Anche le terapie intensive, la cui occupazione a livello nazionale oltrepassa la soglia di allerta attestandosi al 31%, risultano sotto pressione in ben 11 Regioni“, come segnalato ieri dai dati di Agenas.
Gimbe segnala le situazioni particolarmente critiche: Molise (67%), Umbria (57%), Trento (54%), Marche (44%), Lombardia (43%), Abruzzo (40%), Emilia-Romagna (40%). “Oltre al tasso di occupazione da parte di pazienti Covid-19 – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – preoccupa il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: in sole 3 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 66%, passando da 134 a 223“.
La campagna di vaccinazione – Per quanto riguarda i vaccini, Cartabellotta segnala gli ulteriori ritardi nelle forniture. Delle dosi previste per il primo trimestre, al 10 marzo risultano consegnate alle Regioni 7.207.990 dosi, meno della metà di quelle previste. “Secondo i dati ufficiali – commenta il presidente di Gimbe – per rispettare le scadenze contrattuali, entro la fine del mese dovrebbero essere consegnate in media 2,8 milioni di dosi/settimana, rispetto a una media di 680mila dosi/settimana consegnate dall’inizio dell’anno”. Al 10 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.747.516 milioni di persone (2,9% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 4,46% della Valle D’Aosta al 2,27% dell’Abruzzo. “L’estensione da parte del ministero della Salute all’uso del vaccino AstraZeneca agli over 65 – spiega Gili – rende urgente finalizzare gli accordi regionali con i medici di famiglia, laddove non ancora definiti, perché la loro piena collaborazione è decisiva per accelerare la vaccinazione della popolazione generale”. Infine, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.098.047 (24,8%) hanno ricevuto unicamente la prima dose di vaccino e solo 231.058 (5,2%) hanno completato il ciclo vaccinale con rilevanti differenze regionali, anche se nelle ultime due settimane si registra un netto cambio di marcia.