Non si sa ancora quando la fase delle vaccinazioni anti Covid di massa partirà, ma la giunta della Lombardia annuncia già l’apertura di un canale per la somministrazione delle dosi parallelo a quello gestito dal pubblico: le vaccinazioni in azienda. “Si tratta del primo accordo del genere nel Paese”, annuncia il governatore Attilio Fontana presentando il protocollo siglato con Confindustria Lombardia, Confapi e Associazione nazionale Medici d’azienda e competenti. Ma contro l’accordo si scagliano i sindacati che lamentano di non essere stati coinvolti e, in assenza di un protocollo condiviso con i lavoratori, temono ripercussioni per i dipendenti che sceglieranno di non farsi vaccinare. Le imprese che aderiranno all’intesa, secondo la delibera approvata in giunta, potranno vaccinare direttamente i propri dipendenti in azienda. Con una capacità nel breve periodo di 300-400mila somministrazioni, dice il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti: “Ma estendendo la vaccinazione in azienda anche ai familiari e alla filiera potremmo arrivare a numeri ancora più importanti”.
“L’accordo sgrava il servizio sanitario regionale pubblico e privato perché le aziende opereranno con proprio personale medico – spiega l’assessora al Welfare e vicegovernatrice Letizia Moratti -. Un allargamento che ci consente di aver minor tensione sugli ospedali e mettere in sicurezza i lavoratori delle nostre imprese”. E il canale aziendale, garantisce Moratti, sarà aperto “nel rispetto delle categorie individuate dal piano di vaccinazione nazionale (operatori sanitari, Rsa, persone over 80 e persone con fragilità)”. Ma le sue parole non rassicurano i sindacati, che già martedì avevano mandato una lettera ai vertici regionali esprimendo il loro disappunto “per il metodo e il merito” del progetto. Disappunto che la segretaria generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada spiega a ilfattoquotidiano.it innanzitutto con il “timore che vengano saltate le priorità stabilite dal piano vaccinale nazionale. E in Lombardia siamo indietro proprio con le dosi per chi dovrebbe essere vaccinato per primo: over 80, docenti, persone fragili”.
Secondo Lattuada c’è poi il tema della carenza di vaccini: “Non capiamo quindi tutta questa fretta di approvare una delibera sulle vaccinazioni in azienda”. L’accordo, sostiene la sindacalista, avrebbe dovuto essere discusso a livello nazionale: “C’è già un protocollo sulla sicurezza nelle aziende, sottoscritto anche da Confindustria e Confapi. E c’è un tavolo a livello dei ministeri del Lavoro e della Salute per aggiornarlo sulla base del cronoprogramma degli arrivi dei vaccini. Tutti d’accordo, ma ora la Lombardia parte con un suo protocollo nella logica del ‘siamo i primi della classe’”. Un protocollo che, per quanto siano state annunciate ulteriori adesioni, al momento non comprende altre categorie importanti, come la grande distribuzione. E soprattutto un accordo che, fa notare Lattuada, “non ha visto il coinvolgimento di chi rappresenta l’altra metà del tavolo, e cioè i lavoratori”. Di qui un timore: “Sebbene i medici aziendali hanno un obbligo di riservatezza, c’è il rischio che chi decide di non vaccinarsi subisca ritorsioni dal datore di lavoro. La sottoscrizione di un protocollo con i lavoratori serve anche a questo: evitare che ci siano ritorsioni sui singoli”.
Critico anche il M5S al Pirellone: “All’annuncio, come d’abitudine, non sono seguiti i dati – dice il capogruppo Massimo De Rosa -. Hanno detto che le aziende potranno vaccinare. Non hanno spiegato da quando, non hanno detto quali aziende aderiranno al progetto e con che caratteristiche, non sanno quanti cittadini potranno essere coinvolti, quanti medici, quanti infermieri. Non hanno un accordo con i sindacati, hanno detto che i lavoratori dovranno offrirsi volontari, ma non hanno spiegato come dovrà comportarsi l’azienda con chi non lo farà”. L’accordo per le vaccinazioni in azienda è invece un fatto positivo per Samuele Astuti del Pd: “Quando partirà la vaccinazione di massa, sarà sicuramente d’aiuto per la riuscita della campagna vaccinale che oggi, basata sulle sole capacità organizzative della Regione, si sta dimostrando fallimentare. È invece incredibile che ai ritardi già accumulati su over 80 e insegnanti ora si aggiunga anche quello sui soggetti fragili, che la Lombardia inizierà a vaccinare dalla prossima settimana, ma solo se ospedalizzati. Molte altre Regioni lo stanno già facendo da un po’”.