Nonostante l’approvazione del bilancio settennale europeo 2021-27, al quale erano legati anche i fondi previsti per il Next Generation Eu, continua la ‘guerra’ di Polonia e Ungheria contro la clausola sullo stato di diritto legato al bilancio comunitario. I due governi hanno infatti deciso di fare ricorso alla Corte di Giustizia Ue per opporsi alla clausola pensata come una protezione del Multiannual Financial Framework da eventuali violazioni, già riscontrate in questi Paesi negli anni passati.

“Uno degli elementi più importanti dello stato di diritto – afferma il portavoce del governo polacco, Piotr Mueller, in una nota pubblicata via social network – è il principio della certezza giuridica. Il ricorso della Polonia alla Corte di Giustizia è espressione del desiderio di osservare questo principio”. La possibilità di un ricorso alla Corte era previsto nell’accordo politico raggiunto nel Consiglio Europeo di dicembre, quando si era sbloccata l’approvazione del Mff 2021-27, fermata fino ad allora dal veto di Polonia e Ungheria, entrambe contrarie al meccanismo. Un modo per impedire che il ‘no’ dei due Paesi potesse ostacolare e ritardare lo stanziamento dei fondi ai Paesi più colpiti dalla pandemia di coronavirus.

Secondo il governo polacco, però, “dato che gli obblighi degli Stati membri di rispettare i principi dello Stato di diritto non sono stati definiti in maniera chiara nella legge, la valutazione del rispetto di questi principi non può costituire un criterio per l’erogazione di fondi dal bilancio Ue. Una valutazione simile – spiegano – sarebbe discrezionale e quindi politicamente motivata e potenzialmente arbitraria. Questo regolamento viola pertanto il principio della certezza giuridica e il principio del pari trattamento tra gli Stati membri”.

La Commissione Ue si dice fiduciosa sulla legittimità della clausola inserita. “Avendo seguito il dibattito e stando alle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso dicembre”, la decisione odierna di Ungheria e Polonia “non è una sorpresa”, ha dichiarato un portavoce di Palazzo Berlaymont. “Aspetteremo la decisione della Corte, siamo molto fiduciosi sulla correttezza legale di questo regolamento”, ha sottolineato aggiungendo che “tutti gli Stati membri hanno il diritto di ricorrere alla Corte di giustizia”.

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