Ultime ore di attesa, poi Enrico Letta scioglierà ufficialmente la riserva sulla sua candidatura o meno alla segreteria Pd. Oggi l’ex presidente del Consiglio ha lasciato la Francia ed è tornato nella Capitale: l’operazione sembra ormai a un passo dall’ottenere l’appoggio unitario del partito. Uno dei segnali più netti è arrivato in serata: il segretario dimissionario Nicola Zingaretti, vero regista di questa fase, ha dato il suo endorsement ufficiale all’ex presidente del Consiglio. “Sono convinto che sia la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della segreteria”, ha scritto in un lungo post su Facebook. “La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche. Promotore di un progetto per l’Italia e l’Europa e baricentro di qualsiasi alternativa alle destre. Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi. Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo”. Zingaretti ha anche parlato di quella che secondo lui è la strategia da perseguire, ovvero il rafforzamento di “un Pd autonomo in coalizioni competitive” con un chiaro riferimento a quanto sta succedendo nel fronte M5s e la leadership di Giuseppe Conte.
Gli ultimi contatti: si va verso la candidatura unitaria – Sono ore di colloqui e mediazioni dentro i dem: l’ex presidente del Consiglio, che attualmente dirige la scuola di Affari internazionali di Sciences Po a Parigi, ha lasciato in mattinata la capitale francese e nel pomeriggio è arrivato a Roma. Solo ieri mattina aveva annunciato di volersi prendere 48 ore per riflettere prima di decidere: “Ho il Pd nel cuore”, ha scritto su Twitter. In queste ore l’ex premier avrà contatti anche con i suoi fedelissimi. Già a partire da martedì sera ha avuto delle conversazioni singole con i principali dirigenti dem: Nicola Zingaretti, Dario Franceschini, Andrea Orlando. Ormai tra i dem nessuno mette più in dubbio che l’ex premier accetterà la richiesta arrivata dalla maggioranza di guidare il partito.
Il nome di Letta come successore del dimissionario Zingaretti è cominciato a girare insistentemente nei giorni scorsi. Inizialmente l’ex presidente del Consiglio aveva smentito, dicendo di non voler “cambiare mestiere”. Una risposta che però ha rivisto poche ore dopo, parlando di numerose “sollecitazioni” arrivate nel partito. L’ex presidente del Consiglio ha chiesto garanzie e soprattutto che il suo sia un mandato pieno e non da segretario reggente. Il suo ritorno è sicuramente indigesto per l’ala più vicina a Matteo Renzi che infatti, in queste ore, continua a insistere perché si arrivi al più presto al congresso (attualmente previsto per il 2023). Resta il fatto che la soluzione Letta è sostenuta anche da Zingaretti (secondo alcune fonti ne sarebbe stato il vero regista) e potrebbe essere utile per bloccare le spinte interne di una parte delle correnti renziane e non solo.
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Pubblicato da Nicola Zingaretti su Giovedì 11 marzo 2021
Se entro le 12 di venerdì 12 marzo si attende che Letta sciolga la riserva, l’ufficializzazione spetterà poi all’assemblea Pd in programma per domenica 13 marzo. Lì saranno avanzate ufficialmente le candidature e si capirà se sarà possibile arrivare a una soluzione unitaria, appunto sostenendo l’ex presidente del Consiglio. In stand-by l’ipotesi di candidatura di una segretaria donna: tra le mediazioni possibili c’è quella che ad affiancare Letta sia una vicesegretaria. Ma le trattative sono ancora in corso. Stasera ci sarà una riunione della Conferenza delle donne dem dalla quale potrebbe venire fuori un documento in vista dell’Assemblea. Quanto all’assemblea di domenica, si ipotizza una riunione snella. Sarà la presidente Valentina Cuppi ad aprire i lavori, quindi ci saranno le operazioni per la presentazione della candidatura -al momento non se ne intravedono altre- e quindi il voto. Non dovrebbe essere prevista una discussione. “Ci hanno informato che non ci sarà discussione -spiegano alcuni deputati dem- forse sarà convocata un’altra assemblea. Insomma, domenica sarà in sostanza un seggio elettorale”.
Zingaretti: “Coltivare la vocazione maggioritaria, non isolamento e settarismo” – Chi si è esposto in sostegno di Letta è stato l’ex segretario Zingaretti che, in serata, ha pubblicato un lungo post su Facebook che benedice il percorso del suo successore: “Negli ultimi due anni il Partito democratico“, ha scritto su Facebook, “dopo la drammatica sconfitta del 2018, è tornato politicamente centrale, è salvo e più forte, ha governato l’Italia con risultati positivi e, grazie a donne e uomini straordinari, è tornato a vincere in molti Comuni e Regioni. Un Pd autonomo e forte in coalizioni competitive“. Un passaggio che allude al rapporto con Leu, ma soprattutto con il Movimento 5 stelle, ovvero il nodo cruciale che dovrà affrontare il prossimo segretario. “Questa è stata ed è la strategia da perseguire. La vocazione maggioritaria che dobbiamo coltivare, non significa isolamento o settarismo. Ciò che si è realizzato in questi anni costituisce un patrimonio di tutti. Eppure puntuali, quando le cose stavano migliorando, sono tuttavia tornati i soliti rumori di sottofondo e permanenti. Nessuna reale proposta politica alternativa, ma un lungo e strisciante lavorio distruttivo che stava allontanando il Pd dalla realtà”. Quindi Zingaretti è tornato ad attaccare proprio quel lavori distruttivo che ha portato alle sue dimissioni. “Non c’entra niente il pluralismo o la collegialità, che rappresentano condizioni essenziali di un partito e che anzi in questi due anni hanno avuto nel Pd una nuova cittadinanza: quello che si è affermato è stato il rifiuto di sviluppare il confronto nelle sedi proprie per poi promuovere continue polemiche pubbliche. Mentre gli altri partiti rilanciavano il loro progetto, noi rischiavamo di implodere. Non si poteva andare avanti così. Non si poteva perché ora ci aspettano sfide importanti e il Pd, grazie al lavoro fatto, può affrontarle a testa alta”.
Per quanto riguarda la fase attuale e il governo Draghi, Zingaretti ha osservato: “Dobbiamo contribuire e sostenere il governo Draghi, ricostruire una nostra visione e progetto comune in un mondo totalmente cambiato riaprire una grande discussione con un congresso politico possibile grazie alle modifiche che abbiamo apportato allo statuto occorre scommettere sul Pd, un partito di donne e di uomini, suscitare orgoglio rilanciando il suo ruolo nella democrazia italiana, pensare e radicare la nostra forza nei territori, rilanciare una prospettiva politica adeguata per governare, arginare e battere le destre”. Quindi Zingaretti ha rilanciato il tema della transizione ecologica, tema centrale per le prossime fasi: “Va aperta una stagione nuova per affermare e costruire un modello di sviluppo radicalmente diverso fondato sulla sostenibilità ambientale e sociale, per creare lavoro, lottare contro le disuguaglianze, spingere per una crescita inclusiva, rispettosa della Terra in cui viviamo e che utilizzi al servizio della persona le incredibili opportunità offerte dalla scienza e dall’innovazione tecnologica. Non possiamo lasciare ai giovani un’Italia dove al segno più ci sono solo le parole “debiti”, “paura” e “solitudine”. Sarebbe un ignobile egoismo. Il Pd ora è in grado di farlo e può accettare la prova del cambiamento. Il tempo che abbiamo davanti richiede un impegno totale nel Parlamento e nel Paese”. Per questo, ha ribadito, “ho presentato le dimissioni: perché era giusto fare chiarezza e richiedere una vera assunzione di responsabilità da parte di tutte e di tutti. Non ho voluto in alcun modo essere di ostacolo a questo compito. Continuerò a dare il mio contributo attivo da Presidente di Regione e anche nel dibattito politico con le mie idee. Alla luce del sole”.