Cronaca

Covid, oggi le misure: weekend e Pasqua in zona rossa. Le regioni gialle passano in arancione fino al 6 aprile. Dalla Lombardia all’Emilia, chi rischia la stretta

Alle 11.30 si terrà il Consiglio dei ministri dal quale uscirà il decreto, e non un Dpcm come una settimana fa, con le nuove misure restrittive per contrastare la diffusione del virus nel Paese. Al centro della discussione anche l'introduzione di criteri più stringenti per il passaggio in fasce di rischio più alte. Scelta che consegnerà un'Italia prevalentemente a tinte rosse che saranno ufficializzate con una nuova ordinanza del ministro Speranza. Secondo fonti ministeriali, da lunedì potrebbero essere 16 su 20 le Regioni nella fascia di rischio più alta

L’attesa è tutta per le decisioni del Consiglio dei ministri iniziato alle 11.30 e nel quale il governo guidato da Mario Draghi dovrà scegliere quali misure restrittive adottare ad appena una settimana dalla firma dell’ultimo provvedimento e con la situazione legata al Covid nel Paese che va sempre più aggravandosi. Si va verso un’Italia a tinte rosse, soprattutto al Nord, e regole più stringenti, come chiesto nei giorni scorsi anche dal comitato tecnico scientifico, per i weekend e soprattutto per il periodo pasquale. Il premier, però, non firmerà un nuovo Dpcm, come aveva fatto la scorsa settimana sulla scia del suo predecessore Giuseppe Conte, ma un decreto che dovrà quindi passare anche dal Parlamento. Le nuove misure, valide dal 15 marzo al 6 aprile, sono state presentate dal governo a Regioni, Upi e Anci in una riunione informale, in videoconferenza, a cui hanno partecipato i ministri Gelmini e Speranza, accompagnati da Miozzo, Brusaferro e Locatelli.

In giornata l’Istituto superiore di sanità renderà pubblico anche il suo consueto report sul monitoraggio settimanale che consegnerà all’esecutivo la nuova mappa del Paese e che mostrerà l’aggravarsi della situazione sanitaria. Draghi, sostenuto dalla sua squadra, non ha altre possibilità che sposare la linea rigorista degli scienziati. L’innalzamento della curva dei contagi, a causa anche delle varianti, è infatti più grave del previsto.

È poi attesa anche una nuova ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che dovrebbe spostare molte Regioni nella fascia di rischio più alta, con quella rossa che accoglierà altre aree d’Italia, oltre a Basilicata, Campania e Molise. Fonti ministeriali, nella serata di giovedì, ipotizzavano un’Italia con ben 16 regioni rosse su 20 a partire da lunedì. Escluse dalla fascia di rischio più alta solo la Sardegna, la Sicilia, la Calabria e l’Umbria.

Modifiche al Dpcm: allo studio le chiusure nei weekend. Le regioni gialle passano in arancione
Ieri la riunione della cabina di regia, alla quale hanno partecipato il premier Mario Draghi, sette ministri, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il direttore del Css Franco Locatelli, si è conclusa con un nulla di fatto in attesa della nuova mappa del contagio in Italia. Ma sui provvedimenti da mettere in campo con modifiche al Dpcm si discute già da giorni. A partire dalla richiesta dello stesso comitato tecnico scientifico al governo di tornare alle chiusure nei weekend, come deciso durante il periodo natalizio, per evitare assembramenti nelle vie dello shopping e nei principali luoghi di ritrovo delle città italiane, soprattutto nel periodo di Pasqua. L’intero Paese – stando all’ultima bozza del decreto – dovrebbe infatti essere zona rossa nel giorni dal 3 al 5 aprile: “Nei giorni 3, 4 e 5 aprile (comprese quindi Pasqua e Pasquetta, ndr), sull’intero territorio nazionale, ad eccezione delle Regioni i cui territori si collocano in zona bianca, si applicano le misure stabilite” per la zona rossa. “Nei medesimi giorni è consentito, in ambito regionale, lo spostamento” verso una sola abitazione una volta al giorno a due persone con minori di 14 anni.

Ulteriore novità, dal 15 marzo al 6 aprile tutte le regioni gialle saranno automaticamente spostate in zona arancione: “Nelle prossime settimane, dal 15 marzo al 6 aprile, le zone gialle vengono portate in arancione. Si rende più tempestivo l’ingresso in area rossa: tutte le regioni che hanno incidenza settimanale superiore a 250/100mila verranno inserite nell’area con le misure più severe attraverso lo strumento delle ordinanze del Ministro della Salute”. Dal 15 marzo al 2 aprile e il 6 aprile, inoltre, nelle Regioni arancioni “è consentito, in ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno”, tra le 5 e le 22, “e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi”.

Una risposta, questa, agli esperti del Cts che avevano chiesto maggiori restrizioni all’interno delle zone gialle, più volte indicate dagli addetti ai lavori come aree in cui il virus può tornare a proliferare anche grazie alle libertà concesse alla popolazione e all’apertura di alcuni esercizi commerciali. In particolare, la richiesta era che bar e ristoranti restassero chiusi anche a pranzo, così da evitare la concentrazione di persone senza mascherina in spazi chiusi, oltre all’anticipo del coprifuoco di due o tre ore, che però non pare al momento recepita.

Infine, dal Comitato si è anche chiesta l’istituzione di zone rosse come quelle di Codogno o del Lodigiano durante la prima ondata di Covid, con posti di blocco in accesso e uscita dai singoli territori, un po’ come successo recentemente per alcune province italiane come Ancona.

Sembra esserci condivisione da parte della Conferenza delle Regioni alle intenzioni del governo, dato che il presidente Stefano Bonaccini parla di “giudizio positivo” sul decreto legge che il governo si appresta a varare, “anche perché permette a noi presidenti di prendere misure provinciali. Il virus si sta espandendo, misure restrittive oggi per salvare l’estate – ha detto il governatore dell’Emilia-Romagna secondo fonti che assistono alla riunione – Prima le facciamo meglio è. Occorrono massima cautela e prudenza”. Dall’altra parte, però, il presidente della Conferenza delle Regioni chiede “un altro tipo di accelerazione sul fronte delle misure di sostegno per fare in modo che la pandemia non comporti risvolti sociali ed economici gravi. Due le richieste fondamentali e urgenti per il prossimo Dl sostegno. I ristori superino definitivamente il regime dei codici Ateco, siano retroattivi e si elimini il tetto dei 5 milioni di fatturato. Il fondo per i congedi parentali e per i voucher deve essere rifinanziato e avere valenza anche retroattiva. Serve uno sforzo perché chi sta attraversando difficoltà serissime non sia lasciato solo”. A questo proposito, secondo le indiscrezioni il Consiglio dei ministri darà il via libera all’anticipo dei congedi parentali. La misura sarebbe all’esame in questi minuti e avanzata dal ministro della Famiglia, Elena Bonetti, sostenuta dal ministro agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini.

Le Regioni: in molte verso la zona rossa
Oggi è attesa anche una nuova ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, per il passaggio di molte regioni in zona rossa, che andranno ad aggiungersi a Basilicata, Campania e Molise, e arancione in conseguenza del diffuso peggioramento della situazione sanitaria nel Paese e con i posti occupati in terapia intensiva che hanno superato la soglia di allerta già in molte aree. Le prime indiziate sono certamente il Piemonte, che presenta un indice di contagio Rt all’1,41, ben oltre la soglia di rischio dell’1, e un’incidenza di 279 casi ogni 100mila abitanti. Oltre soglia, riporta l’Ansa, anche l’occupazione di posti letto in rianimazione (36%, in crescita rispetto al 29% della settimana precedente).

Sorte simile dovrebbe toccare all’Emilia-Romagna, con l’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, che a Timeline su Skytg24 ha dichiarato: “Coi dati che stanno emergendo”, che passi tutta la regione in zona rossa “è nelle cose”, aggiungendo poi che “l’incidenza dei casi è sopra 250 per 100mila abitanti per settimana e nei reparti abbiamo una saturazione al 45% in terapia intensiva e 49% nei reparti Covid”. E anche la Lombardia è considerata a rischio zona rossa, dato che l’incidenza è arrivata a 312 casi per 100mila abitanti, con un indice Rt leggermente più basso rispetto al Piemonte anche se oltre la soglia di rischio, intorno all’1,3, leggermente sopra l’1,25 che fa scattare il passaggio in fascia rossa.

Valore dell’indice di contagio intorno a 1,3 anche in Friuli-Venezia Giulia. In bilico tra arancione e rosso si trova anche il Veneto. Infine il Lazio, fino ad oggi una delle sei Regioni a rimanere in zona gialla e che ha evitato per pochissimo la zona arancione la settimana scorsa, che dovrebbe passare (almeno) in arancione, con il rischio concreto di salto diretto da zona gialla a rossa. L’Unità di Crisi della Regione comunica infatti uno scenario “previsto in netto peggioramento“. Sorte che potrebbe toccare anche alla Calabria.

Per Valle d’Aosta, Liguria e Puglia, con l’Rt intorno a 1, è quasi certo il passaggio in arancione, unendosi così a Umbria, Abruzzo, Veneto e la Toscana, quest’ultima osservato speciale. Anche la Sardegna, che ha registrato un aumento dei casi, potrebbe lasciare la fascia bianca e entrare in arancione facendo compagnia alla Sicilia.

Tra chi si porta avanti e chiede misure più restrittive c’è il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che nelle scorse ore ha dichiarato: “Ho inviato al ministro Speranza una nota nella quale spiego che probabilmente la terza ondata è arrivata anche in Puglia e preannuncio che stiamo superando tutti i parametri, soprattutto nelle province di Bari e Taranto, ma anche a Foggia e Lecce. La crescita dell’epidemia è vorticosa. Quindi credo che ci siano le premesse per l’adozione di misure più stringenti e un passaggio di zona di rischio. Adotteremo misure anti-assembramento, spingeremo i sindaci ad adottare misure anti assembramento e probabilmente il governo si accinge a un passaggio da zona gialla a zona arancione o addirittura rossa in alcune aree della Puglia”. Nella serata di ieri è stata quindi emanata un’ordinanza che prevede anche la chiusura di tutte le scuole dal 12 marzo al 6 aprile nelle province di Taranto e Bari.

Anche in Toscana, il presidente Eugenio Giani parla di dati “sostanzialmente da zona arancione, però chiaramente al limite” della rossa. La provincia di Pistoia lo è già, ha ricordato Giani, insieme “ad altri due comuni, Castellina Marittima e Cecina”, mentre 40 comuni “hanno chiuso le scuole”. La preoccupazione maggiore però è per Firenze, come ha avvertito il sindaco Dario Nardella: “È chiaro che se la situazione delle province circostanti a Firenze continuerà su questi ritmi anche la città di Firenze rischia di non reggere, sia dal punto di vista del contagio, sia dal punto di vista delle strutture ospedaliere“, ha spiegato annunciando una nuova ordinanza anti-movida in vigore da oggi.