Enrico Letta dice sì al Pd. Sette anni dopo essere stato sfrattato da Palazzo Chigi da Matteo Renzi, l’ex presidente del consiglio raccoglie l’invito dei dem e su twitter annuncia che guiderà il Partito democratico. “Sono qui ad annunciare mia candidatura alla guida del Pd”, dice durante un video lungo poco meno di un minuto. Un messaggio conciso in cui Letta spiega che parlerà domenica all’assemblea del partito, che poi dovrà eleggerlo segretario.”Io credo alla forza della parola, nel valore della parole. Chiedo a tutti coloro che domenica voteranno in assemblea di ascoltare le mie parole e di votare sulla base delle mie parole sapendo che io non cerco l’unanimità ma la verità nei rapporti tra di noi per uscire da questa crisi e guardare lontano”, dice l’ex presidente del consiglio. “Lo faccio per amore della politica e passione per i valori democratici”, ha aggiunto, ringraziando esplicitamente Nicola Zingaretti. “Mi lega a lui profonda amicizia e grande stima”.
Le reazioni da Zingaretti a Franceschini – A lanciare il nome dell’ex capo del governo, infatti, è stato nei giorni scorsi proprio il segretario dimissionario. Che oggi è anche il primo a commentare. “Letta segretario? Credo sia la persone giusta. Se guiderà questo rinnovamento abbiamo raggiunto un grande obiettivo. Ha fatto un bellissimo video, un’ottima impostazione. Un primo passo giustissimo”, ha detto oggi Zingaretti a margine di una conferenza stampa in Regione Lazio. “Io farò al meglio il presidente di Regione per dimostrare il buon governo di un nuovo centrosinistra, darò il mio contributo di idee alla vita del mio partito perché se mi sono dimesso l’ho fatto per aiutare, per amore del partito e dell’Italia. Se guardo alle scelte che si stanno facendo sono ancor più convinto di aver fatto bene: si chiude, mi auguro, la stagione delle polemiche e si apre la stagione di Pd protagonista, era quello che volevo”. Molto più sintetico il commento di Dario Franceschini, che si è limitato a un semplice “grazie Enrico” su twitter. Simile il commento di Andrea Orlando, ministro del Lavoro del governo di Mario Draghi. “Grazie Enrico, una scelta bella e generosa. Buon lavoro”. “Condivido le considerazioni di Nicola Zingaretti: Enrico Letta ha la forza e l’autorevolezza per guidare il Pd e rilanciarne il ruolo e la funzione di grande partito progressista nazionale, popolare, democratico ed europeo nella fase che si è aperta”, scrive su facebook l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Grazie Enrico. Che la forza del Pd sia con te”, twitta pure Paolo Gentiloni. “Bene la disponibilità di Enrico Letta. Ora al lavoro per un Pd più forte”, dice il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “Buone notizie dalle parole con cui Enrico Letta ha annunciato la sua candidatura. Ora al lavoro tutti insieme per la rigenerazione del Pd. Per un grande partito popolare”, dice Graziano Delrio, capogruppo alla Camera. Il suo omologo al Senato, Andrea Marcucci, storicamente molto vicino a Matteo Renzi, dice che i “i senatori Pd assicurano la massima collaborazione parlamentare ad Enrico Letta. Europeismo, sicurezza sanitaria ed agenda Draghi per rilanciare il Pd”. Persino Luca Lotti, che di Renzi è stato per anni il braccio destro, rompe il silenzio dopo mesi e twitta: “Buon lavoro a Enrico Letta per le sfide che attendono tutto il Partito democratico”. Fuori dal perimetro dem, parlando solo fonti del Movimento 5 stelle, che però non rilasciano commenti ufficiali per cortesia istituzionale perché al momento “non c’è stata un’elezione o una proclamazione”. Dunque, dicono le stesse fonti “aspettiamo la decisione dell’assemblea dem”, ma “nei confronti di Letta c’è il riconoscimento di una figura con capacità di equilibrio, chiarezza e rettitudine, cosa non troppo frequente nel panorama politico” attuale.
Come si è arrivati alla candidatura di Letta – Già ministro nei governi di Romano Prodi, poi candidato alle primarie del 2009 e vicesegretario di Pierluigi Bersani nel 2012, Letta diventa presidente del consiglio nel 2013 quando il Pd decide di dare vita a un governo a larghe intese alleandosi con Forza Italia. Rimane a Palazzo Chigi fino al gennaio del 2014, quando Matteo Renzi, nel frattempo eletto segretario del Pd, decide di prenderne il posto dopo averlo rassicurato in diretta televisiva lanciando l’ormai famosissimo #enricostaisereno. L’anno dopo Letta abbandona anche il seggio parlamentare e va a dirigere la scuola di Affari internazionali di Sciences Po a Parigi. Due giorni fa ha lasciato la capitale francese ed è tornato a Roma, da dove in tanti lo avevano invitato a prendere in mano il partito dopo le dimissioni di Zingaretti. “Ho il Pd nel cuore”, aveva scritto su Twitter spiegando di avere bisogno di prendersi 48 ore prima di decidere. E dire che inizialmente l’ex presidente del Consiglio aveva smentito, dicendo di non voler “cambiare mestiere”. Una risposta che però ha rivisto poche ore dopo, parlando di numerose “sollecitazioni” arrivate nel partito. E in effetti l’unica cosa sulla quale sembrano uniti i vari capicorrente è proprio la scelta di Letta come segretario che accompagni i dem in questa difficile fase di transizione. L’ex premier, prima di sciogliere la riserva, ha chiesto garanzie e soprattutto che il suo sia un mandato pieno e non da segretario reggente. Nelle scorse ore ha sentito i rappresentanti delle diverse aree della minoranza Pd: da Lorenzo Guerini, leader di Base riformista, e i rappresentanti delle area Fianco a Fianco e dell’area guidata da Matteo Orfini. Base riformista avrebbe sottolineato la necessità che il Pd sostenga convintamente l’agenda Draghi senza essere subalterno a nessuno. Tutte le minoranze già nei giorni scorsi non hanno smesso di ribadire la necessità di un congresso, dopo le amministrative e l’emergenza pandemica, per affrontare i nodi politici su linea e identità del Pd. Il suo ritorno è sicuramente indigesto per l’ala più vicina a Renzi che infatti, in queste ore, continua a insistere perché si arrivi al più presto al congresso (attualmente previsto per il 2023). La soluzione Letta è stata sostenuta soprattutto da Zingaretti (secondo alcune fonti ne sarebbe stato il vero regista) e potrebbe essere utile per bloccare le spinte interne di una parte delle correnti renziane e non solo. A spingere per l’ex capo dell’esecutivo anche due big come Franceschini e Paolo Gentiloni: i maligni sussurrano come in questo modo si sia trovata una collocazione a un possibile aspirante al Quirinale nel 2022. Oggi, prima di ufficializzare la sua disponibilità, Letta si è recato al ghetto di Roma. “Stamani. Prima di decidere. Al Ghetto di Roma, ricordando le parole di Liliana Segre: ‘non siate indifferenti”. Poco dopo ha annunciato il suo sì: adesso c’è attesa per l’intervento in Assemblea e la conseguente votazione che lo eleggerà segretario del partito.