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Il cambiamento sociale che si manifesterà a seguito della sempre più consapevole diffusione della pratica dello smart working è oggi appena agli inizi: la tendenza è comunque molto chiara.

Non riguarderà ormai soltanto le aree montane che ospiteranno i “cluster”. Avrà profonde ripercussioni anche sulle grandi città, sedi di lavori impiegatizi: già oggi, ad esempio, si avverte su Milano una ricaduta ben visibile. Con riflessi sugli affitti, sui negozi (bar, ristorantini, fastfood, eccetera), sulla circolazione tranviaria (già oggi sottoposta a riduzione), sul traffico… alcuni gioiranno, altri soffriranno: ma questa è una legge ineludibile.

Ma questo fenomeno, foriero di grandi eventi, ne può innescare uno di grande importanza per gli inquilini di questo nostro bellissimo stivale. Cerchiamo di portare la nostra attenzione proprio sulla penisola italiana, cerchiamo di vederlo dall’alto, come se fossimo su un satellite che ozia, statico nel vuoto, a 50 chilometri d’altezza, e cerchiamo di riflettere.

Vedremmo una zona della Terra innanzitutto piccolissima rispetto a tante altre zone (pensiamo alla Russia, alla Siberia…); poi avremmo la chiara percezione di un territorio difficile, dove le montagne prevalgono largamente sulle pianure. Perfino nel nord del Paese il rapporto fra pianura e montagne è all’incirca pari, il che significa che – globalmente – almeno il 70% del territorio è fatto di montagne. Il che a sua volta significa difficoltà nelle coltivazioni e nei trasporti (movimenti di merci e di persone). Le nostre città sono fittamente popolate e le zone montagnose si sono progressivamente spopolate, a favore delle pianure. Grazie anche a una burocrazia ottusa e invadente si è ricorsi pesantemente all’edilizia abusiva, peggiorando ancora di più l’uso scorretto del territorio. Occorre riflettere se è possibile andare avanti sempre in questo modo. È chiaro che la risposta negativa è obbligata.

Complice la diffusione dello smart working l’idea del cluster porta un contributo positivo nella direzione di liberare territorio in pianura. Non risolve appieno, ovviamente, il problema del territorio italiano ma potrebbe portare molte famiglie ad abitare – fino a certe quote – la montagna, in ambienti salubri e ben serviti. Questa trasformazione di parte della società civile non può che avvenire in quei distretti montagnosi (mezza montagna) che siano ancora abbastanza vicini ai luoghi di lavoro ai quali, comunque, il lavoratore in smart working dovrà ogni tanto recarsi. Impossibile pensare a cluster collocati su coste marine, già impegnate per un turismo estivo molto importante per tutto il Paese.

Occorre anche aggiungere che il ripopolamento, anche parziale quale quello che stiamo prendendo in considerazione, diventa sempre di più un’esigenza nazionale, tenuto conto del pesante cambiamento climatico e delle conseguenze che avremo sui regimi piovosi (nel senso non-piovosi o iper-piovosi) che ci dobbiamo attendere, e che potrebbero essere anche forieri di allagamenti in pianura di non lieve entità. Tutto questo potrà avvenire se si formula un “piano cluster-Italia” che dovrà iniziare con una mappatura delle zone a breve o a medio termine, sia sulla fascia prealpina che sui due versanti appenninici (est e ovest), candidabili allo scopo.

In queste zone, pur mettendo doverosamente in conto l’esistenza di alberghi, seconde case, eccetera, si potrà anche far sopravvivere, pur con modalità diverse da quelle attuali, una attività sciistica forse più continuativa da quella di oggi, alimentata proprio dagli insediamenti umani e naturalmente in concomitanza con le precipitazioni nevose, che saranno probabilmente sempre decrescenti, ma che consentiranno di sviluppare una attività sciistica nel corso dell’intera settimana e non soltanto nei fine settimana.

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Crediti immagini: Di Eric Gaba (Sting – fr:Sting) – Opera propriaSources of data:SRTM30 Plus;NGDC World Data Bank II;UN Cartographic section;Regions boundaries: created from File:Italy_location_map.svg created by NordNordWest under GFDL/CC-BY-SA.Italian Official Gazette, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6629467

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