Giuseppe Conte prova a normalizzare i 5 Stelle, benedetto dal Quirinale. Matteo Renzi prova a essere l’erede di Berlusconi, e come lui attacca i giudici e i comunisti (e si comporta da scaltro imprenditore di se stesso, vedi le recenti vicende saudite). Mario Draghi non sempre fa miracoli, come vorrebbe la narrazione agiografica dominante, vedi la gestione della crisi greca, da presidente della Bce, e la vigilanza bancaria su Monte dei Paschi e popolari venete, da governatore della Banca d’Italia. Nel numero di marzo in edicola da sabato 13 marzo, il mensile FQ MillenniuM, diretto da Peter Gomez, approfondisce la recente crisi politica italiana a partire dai grandi ritratti dei tre protagonisti, firmati da Fabrizio D’Esposito e Paola Zanca (Conte), Marco Lillo (Renzi), Mauro Del Corno (Draghi).
FQ MillenniuM ricostruisce i retroscena di un colpo di mano che arriva da lontano: “Le istituzioni italiane hanno bisogno di Mario Draghi”, proclamava Renzi il 13 gennaio. Però era il 13 gennaio del 2020, non del 2021: poco prima che la pandemia congelasse i suoi piani, il disegno del leader di Italia Viva era già ben delineato un anno prima della sua effettiva realizzazione (e già allora il nodo era quello della riforma della prescrizione). Anche se ad agosto, dopo l’intervento dell’ex banchiere centrale al Meeting di Rimini, Renzi rassicurava (si fa per dire): “Io penso che Conte non debba preoccuparsi di Draghi”. Del resto, le “mille balle” e i voltafaccia del senatore di Rignano occupano ben otto pagine (dopo accurata selezione) di guida ragionata. Su un registro più colto, il politologo Gianfranco Pasquino infilza dottamente Renzi spiegandoci perché essere cinici e spregiudicati non significa essere “come Machiavelli”, paragone di cui il leader di Italia viva ama fregiarsi.
Il mensile intervista Diego Volpe Pasini, imprenditore per anni vicino a Silvio Berlusconi, il quale racconta come in passato Renzi fosse entrato nel mirino del centrodestra. Non come avversario, ma come possibile leader: “Sapevo che Renzi sarebbe stato un candidato perfetto per un centrodestra allargato a una sua lista. Lo schema era chiaro: Renzi premier e poi Berlusconi presidente della Repubblica. E così preparai il progetto della Rosa Tricolore e lo consegnai a Berlusconi”.
Le grandi manovre di Renzi hanno aperto a Draghi il portone di Palazzo Chigi, ma sulla sua scrivania il nuovo presidente del consiglio troverà anche i rottami del rottamatore, racconta FQ MillenniuM, cioè le riforme mancate, monche o propagandistiche che ora presentano il conto, dal Jobs Act alla Pubblica amministrazione agli 80 euro. E se oggi la biografia di Supermario è celebrata con toni perfino grotteschi, dai croccantini al supermercato alle rivelazioni del macellaio di fiducia, qualcuno ne serba un ricordo tutt’altro che aulico. L’ex ministro greco Yanis Varoufkis, anche lui intervistato, lo accusa di aver deliberatamente “asfissiato” le banche greche per fare un favore alla Merkel. Il mensile in edicola da domani ricostruisce, attraverso i ricordi di chi c’era, anche la famosa minicrociera sul Britannia dove Draghi, nel 1992, presentò all’alta finanza internazionale i piani delle privatizzazioni italiane. Episodio su cui negli anni successivi sorsero non poche dietrologie.
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