A meno di 24 ore dal suo intervento in Assemblea nazionale, previsto per domenica alle 11.45, Enrico Letta ha visitato a sorpresa il circolo del Pd a Testaccio, storico quartiere di Roma. “Daje Enrì, ripiamose sti cocci!!!”, è lo striscione che ha trovato al suo ingresso realizzato dai militanti. Letta, che con tutta probabilità subentrerà a Nicola Zingaretti dopo le dimissioni da segretario, non aveva mai reciso il legame con la “sua” sezione. Anche negli ultimi anni, vissuti tra Roma e Parigi per guidare la Scuola di affari internazionali della Sciences Po. Nel 2014 gli stessi compagni di partito avevano realizzato un altro celebre striscione – “Grazie presidente” – per ringraziarlo del suo lavoro a Palazzo Chigi interrotto bruscamente per volontà dell’allora segretario dem Matteo Renzi.
Letta, riferisce l’Adnkronos, ha salutato i militanti che lo aspettavano tra gli applausi, rigorosamente a distanza, e ha scambiato con loro qualche impressione: “Che devo dire domani?”, ha chiesto, dando una prima indicazione su quali saranno le linee guida della sua segreteria: “Dobbiamo aprire, parlare con la gente“. L’ex premier infatti ha già annunciato, a partire da lunedì, un ‘tour’ nei Circoli del Pd di due settimane: “Da lì verranno fuori le idee per il partito e per il Paese”, ha spiegato. Ieri sera, intervenendo in diretta a Propaganda Live su La7, Letta aveva scherzato sui motivi della sua candidatura: “C’erano dei cocci… Noi ‘vasi’ cosa dobbiamo fare, ci occupiamo dei nostri confratelli cocci”. La visita a sorpresa a Testaccio è di fatto la sua prima uscita pubblica da segretario in pectore, in attesa della (ormai certa) consacrazione in Assemblea prevista per domenica.
A fotografare la reazione della base dem alla sua discesa in campo è anche un sondaggio condotto da Ipsos per il Corriere della Sera. Quasi un italiano su due ritiene innanzitutto giusta la decisione di Zingaretti di dimettersi dalla segreteria, quota che sale al 59% tra gli elettori Pd. Il 23% esprime poi gradimento per l’arrivo di Letta, preferito rispetto alle ipotesi Bonaccini (19%), Finocchiaro (10%), Pinotti (7%) e Orlando (5%). Ma un terzo degli intervistati non si esprime.