Almeno i nidi. Almeno le materne. L’ho pensato fino all’ultimo, l’ho sperato fino all’ultimo. Non potevo capacitarmi di come un governo, fatto di tante istanze e partiti diversi potesse approvare una misura simile, decisa col decreto del 12 marzo, senza che un solo ministro, un solo sottosegretario, una sola voce insomma si alzasse forte a dire che occorreva preservare i piccolissimi e le loro famiglie.
Chiudere nidi e materna è un atto feroce e inutile, per due fondamentali motivi (oltre al fatto che non abbiamo nessun dato chiaro sull’incidenza di queste fasce di età nei contagi): il primo è che non esiste alcuna dad per chi va al nido o alla scuola materna. Di sicuro lavoretti con colla e forbici non si possono fare col tablet, né si può insegnare dallo schermo a un neonato di pochi mesi il linguaggio. Ho sentito parlare di “lead”, legami educativi e affettivi a distanza e mi viene veramente da sorridere. Anche per questo trovo abbastanza comici, anzi tragici perché sbagliati, i giornali che hanno scritto “nove studenti su dieci in dad”. Non è vero, perché la dad esiste al massimo per le elementari in su, e anche alle elementari è uno strumento spuntato e dannoso, visto che difficilmente si potrà imparare a leggere e a scrivere con la maestra su uno schermo on line.
Ma c’è un secondo fondamentale motivo per cui nidi e materne, e forse anche primarie, non dovevano per nessuna ragione essere chiuse. Cosa che, infatti, aveva fatto il secondo governo Conte, mettendo una barriera a protezione dei piccolissimi e dei piccoli. Quando hai un bambino molto piccolo non è in alcun modo possibile lavorare e al tempo stesso accudirlo. Non è possibile ovviamente per un bambino di pochi mesi, ma neanche di due anni. Si tratta di fasce di età dove occorre una presenza totale e completa. Ma problemi li danno anche bambini di sei e sette anni che non possono in alcun modo seguire la dad da soli e vanno pertanto assistiti costantemente.
E allora: come faranno i genitori con bambini di queste età? Gli strumenti messi in campo, e il misero stanziamento di duecento milioni, sono largamente insufficienti. Anzitutto, il diritto allo smart working può essere d’aiuto forse per chi ha bambini più grandi. Ma credere che si possa lavorare e seguire un bambino di quattro anni e magari il fratello di uno in presunta “dad” è semplicemente ridicolo. Se così fosse lo smart working sarebbe un falso lavoro.
E per le donne – e uomini – che devono lavorare fuori casa? Si prevedono i congedi. Con un piccolo problema: lo stipendio è dimezzato. Non solo: non tutti possono permettersi di assentarsi dal lavoro, specie le donne, perché spesso assentarsi significa restare indietro. Non parliamo del bonus baby sitter previsto per autonomi e lavoratori essenziali, sanitari e forze dell’ordine. Anzitutto, perché solo a loro? Davvero non era possibile trovare soldi sufficienti per tutti? E con cento euro a settimana quante ore di aiuto si possono pagare? Perché più o meno con questa cifra noi genitori paghiamo una decina di ore o poco più. Non so se il governo ne è al corrente. Di fronte a una misura così tragica e drastica, sarebbe stato necessario mettere in atto uno stanziamento di misure massiccio e immediato. Non c’è stato, per ora, nulla di tutto questo.
Resta comunque una profonda amarezza per una misura che sinceramente appare davvero inutilmente drastica. Ripeto, dove sono i dati che mostrano l’incremento dei casi dovuti ai piccolissimi? La relazione del Cts sulla base della quale è stata decisa la chiusura di tutte le scuole, e anche delle scuole dei piccoli non è ancora stata pubblicata. Oggi leggo che il Lazio è finito in zone rossa nonostante non ci sia alcuna pressione sulle terapie intensive, e solo per l’unico parametro dell’Rt. E perché i governatori chiudono le scuole di ogni ordine e grado anche nelle zone arancioni? È sempre più evidente a noi genitori, che ormai andiamo avanti con reti su Facebook e ricorsi ai tribunali, che nulla è stato fatto per proteggere la scuola. Tracciamenti massici, organizzazione dei trasporti, tamponi in massa. Nulla di nulla. Forse c’entra il fatto che a deliberare queste misure sono sempre uomini già abbastanza anziani che non hanno idea di cosa sia un bambino di pochi mesi o pochi anni?
Prima di rimandare a casa neonati che avevano appena iniziato a socializzare e a interagire con i nuovi compagni, prima di mandare a casa bambini di tre anni che forse si erano da poco aperti emotivamente ai nuovi compagni, avevano appena cominciato a parlare meglio, a interagire, prima di mandare a casa un bambino di sei che stava imparando a leggere ci si sarebbe dovuto pensare mille volte. Invece, ironia della sorte, nemmeno ci viene data una data per la riapertura, mentre la decisione della zona rossa arriva a due giorni dal suo inizio, come se uno potesse riorganizzare la propria vita in un weekend. Sulle chat e nei gruppi di madri c’è incredulità, amarezza, disperazione. Tutti fanno ricorso ai nonni, anche se non vaccinati, e d’altronde che altro potrebbero fare?
C’è scoramento, scetticismo totale mancanza di fiducia verso istituzioni che ormai, è chiaro, tengono in poco o nullo conto l’importanza della scuola, specie quella di inizio vita. Tutto questo, ironia della sorte, grazie a un senatore – Renzi – che voleva le scuole aperte e che per questo ha fatto cadere un governo che aveva provato a proteggerle per le fasce più fragili. Per i quali, ripeto, non c’è alcuna didattica a distanza vera. E forse questo elemento, speriamo, insieme alla scarsa trasparenza sui dati, potrà essere la base per ricorrere a un tribunale amministrativo o anche – visto che purtroppo Draghi con la decisione di utilizzare un decreto legge rende più difficile i ricorsi al Tar – alla Corte costituzionale, come alcuni studi legali stanno già facendo, perché qui la violazione di diritti essenziali è palese e il diritto alla salute non può annullare quello all’istruzione. La politica è proprio l’arte di trovare un equilibrio tra i vari diritti, che sono sempre naturalmente in conflitto. Se si rinuncia a questa mediazione, le conseguenze possono essere veramente molto pesanti. E la tenuta sociale del paese comincia davvero a essere a rischio.
Elisabetta Ambrosi
Giornalista e scrittrice
Scuola - 13 Marzo 2021
Scuola, chiudere nidi e materne è feroce e inutile. E getta i genitori nella disperazione
Almeno i nidi. Almeno le materne. L’ho pensato fino all’ultimo, l’ho sperato fino all’ultimo. Non potevo capacitarmi di come un governo, fatto di tante istanze e partiti diversi potesse approvare una misura simile, decisa col decreto del 12 marzo, senza che un solo ministro, un solo sottosegretario, una sola voce insomma si alzasse forte a dire che occorreva preservare i piccolissimi e le loro famiglie.
Chiudere nidi e materna è un atto feroce e inutile, per due fondamentali motivi (oltre al fatto che non abbiamo nessun dato chiaro sull’incidenza di queste fasce di età nei contagi): il primo è che non esiste alcuna dad per chi va al nido o alla scuola materna. Di sicuro lavoretti con colla e forbici non si possono fare col tablet, né si può insegnare dallo schermo a un neonato di pochi mesi il linguaggio. Ho sentito parlare di “lead”, legami educativi e affettivi a distanza e mi viene veramente da sorridere. Anche per questo trovo abbastanza comici, anzi tragici perché sbagliati, i giornali che hanno scritto “nove studenti su dieci in dad”. Non è vero, perché la dad esiste al massimo per le elementari in su, e anche alle elementari è uno strumento spuntato e dannoso, visto che difficilmente si potrà imparare a leggere e a scrivere con la maestra su uno schermo on line.
Ma c’è un secondo fondamentale motivo per cui nidi e materne, e forse anche primarie, non dovevano per nessuna ragione essere chiuse. Cosa che, infatti, aveva fatto il secondo governo Conte, mettendo una barriera a protezione dei piccolissimi e dei piccoli. Quando hai un bambino molto piccolo non è in alcun modo possibile lavorare e al tempo stesso accudirlo. Non è possibile ovviamente per un bambino di pochi mesi, ma neanche di due anni. Si tratta di fasce di età dove occorre una presenza totale e completa. Ma problemi li danno anche bambini di sei e sette anni che non possono in alcun modo seguire la dad da soli e vanno pertanto assistiti costantemente.
E allora: come faranno i genitori con bambini di queste età? Gli strumenti messi in campo, e il misero stanziamento di duecento milioni, sono largamente insufficienti. Anzitutto, il diritto allo smart working può essere d’aiuto forse per chi ha bambini più grandi. Ma credere che si possa lavorare e seguire un bambino di quattro anni e magari il fratello di uno in presunta “dad” è semplicemente ridicolo. Se così fosse lo smart working sarebbe un falso lavoro.
E per le donne – e uomini – che devono lavorare fuori casa? Si prevedono i congedi. Con un piccolo problema: lo stipendio è dimezzato. Non solo: non tutti possono permettersi di assentarsi dal lavoro, specie le donne, perché spesso assentarsi significa restare indietro. Non parliamo del bonus baby sitter previsto per autonomi e lavoratori essenziali, sanitari e forze dell’ordine. Anzitutto, perché solo a loro? Davvero non era possibile trovare soldi sufficienti per tutti? E con cento euro a settimana quante ore di aiuto si possono pagare? Perché più o meno con questa cifra noi genitori paghiamo una decina di ore o poco più. Non so se il governo ne è al corrente. Di fronte a una misura così tragica e drastica, sarebbe stato necessario mettere in atto uno stanziamento di misure massiccio e immediato. Non c’è stato, per ora, nulla di tutto questo.
Resta comunque una profonda amarezza per una misura che sinceramente appare davvero inutilmente drastica. Ripeto, dove sono i dati che mostrano l’incremento dei casi dovuti ai piccolissimi? La relazione del Cts sulla base della quale è stata decisa la chiusura di tutte le scuole, e anche delle scuole dei piccoli non è ancora stata pubblicata. Oggi leggo che il Lazio è finito in zone rossa nonostante non ci sia alcuna pressione sulle terapie intensive, e solo per l’unico parametro dell’Rt. E perché i governatori chiudono le scuole di ogni ordine e grado anche nelle zone arancioni? È sempre più evidente a noi genitori, che ormai andiamo avanti con reti su Facebook e ricorsi ai tribunali, che nulla è stato fatto per proteggere la scuola. Tracciamenti massici, organizzazione dei trasporti, tamponi in massa. Nulla di nulla. Forse c’entra il fatto che a deliberare queste misure sono sempre uomini già abbastanza anziani che non hanno idea di cosa sia un bambino di pochi mesi o pochi anni?
Prima di rimandare a casa neonati che avevano appena iniziato a socializzare e a interagire con i nuovi compagni, prima di mandare a casa bambini di tre anni che forse si erano da poco aperti emotivamente ai nuovi compagni, avevano appena cominciato a parlare meglio, a interagire, prima di mandare a casa un bambino di sei che stava imparando a leggere ci si sarebbe dovuto pensare mille volte. Invece, ironia della sorte, nemmeno ci viene data una data per la riapertura, mentre la decisione della zona rossa arriva a due giorni dal suo inizio, come se uno potesse riorganizzare la propria vita in un weekend. Sulle chat e nei gruppi di madri c’è incredulità, amarezza, disperazione. Tutti fanno ricorso ai nonni, anche se non vaccinati, e d’altronde che altro potrebbero fare?
C’è scoramento, scetticismo totale mancanza di fiducia verso istituzioni che ormai, è chiaro, tengono in poco o nullo conto l’importanza della scuola, specie quella di inizio vita. Tutto questo, ironia della sorte, grazie a un senatore – Renzi – che voleva le scuole aperte e che per questo ha fatto cadere un governo che aveva provato a proteggerle per le fasce più fragili. Per i quali, ripeto, non c’è alcuna didattica a distanza vera. E forse questo elemento, speriamo, insieme alla scarsa trasparenza sui dati, potrà essere la base per ricorrere a un tribunale amministrativo o anche – visto che purtroppo Draghi con la decisione di utilizzare un decreto legge rende più difficile i ricorsi al Tar – alla Corte costituzionale, come alcuni studi legali stanno già facendo, perché qui la violazione di diritti essenziali è palese e il diritto alla salute non può annullare quello all’istruzione. La politica è proprio l’arte di trovare un equilibrio tra i vari diritti, che sono sempre naturalmente in conflitto. Se si rinuncia a questa mediazione, le conseguenze possono essere veramente molto pesanti. E la tenuta sociale del paese comincia davvero a essere a rischio.
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Alunni in Dad, tornano i congedi parentali. Per autonomi, sanitari e forze dell’ordine c’è bonus baby sitter: solo 100 euro a settimana
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.