Come sarà l’estate del 2021? Uguale a quella del 2020 o torneremo ad essere liberi di muoverci a nostro piacimento? E’ una domanda che si chiedono in molti. Nel Regno Unito si aspetta giugno, il 15 giugno per l’esattezza; è questa la data magica del ritorno alla normalità indicata da Boris Johnson e così molti hanno iniziato a prenotarsi le vacanze al sole nel mediterraneo. Ma sarà possibile viaggiare?
A giudicare dalle difficoltà incontrate per rientrare a Londra al momento direi che pensare che a giugno si torni alla normalità è decisamente ottimista. Prima di tutto le regole per rientrare cambiano continuamente, sul sito del governo britannico ciò che bisogna fare dall’inizio del mese non è scritto con chiarezza. Certamente il sistema di entrata è disegnato per scoraggiare il viaggiatore, privilegiare i ricchi e lucrare sulla pandemia.
Ci vuole il tampone, naturalmente, ma il documento deve essere redatto in inglese, la traduzione non vale. É quello che mi è stato confermato da un conoscente al quale è stato rifiutato l’imbarco perché non aveva il certificato giusto. A Roma ci sono appena 5 centri che lo fanno, l’ho scoperto da una ricerca online. E guarda caso il tampone molecolare italiano costa 60 euro dovunque, quello in inglese ne costa 95.
Prima di partire bisogna prenotarsene due da fare a casa durante i 10 giorni di quarantena, si ordinano online presso rivenditori autorizzati dallo stato per 240 sterline. Senza la conferma dell’acquisto non si vola. Se poi uno volesse accelerare la quarantena e farne solo 5 giorni allora una volta entrati si deve acquistare un altro kit per farsi un ulteriore tampone al costo di 175 sterline. Non conosco la procedura all’arrivo all’aeroporto perché non sono ancora partita, di certo non viene fatto un tampone come a Linate o a Fiumicino, ma mi è stato detto che qualcuno ha fatto file di ore due settimane prima la riapertura delle scuole.
Il Regno Unito sta copiando il sistema applicato dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, ancora non ha imposto la quarantena in albergo a tutti i viaggiatori, lasciando che i residenti possano farla a casa, ma siamo vicini ad un sistema di controlli che blinda il paese. Anche Israele, dove ormai si dovrebbe essere arrivati all’immunità di gregge, non ha riaperto gli aeroporti e ci sono residenti rimasti fuori che non riescono a tornare a casa.
Pensare che nel giro di un paio di mesi queste restrizioni vengano rimosse perché la maggior parte della popolazione è stata vaccinata sembra eccessivamente ottimista. Chi non lo è stato e viene dall’estero potrebbe portare il virus e dato che il vaccino non immunizza per sempre e totalmente, il pericolo che il contagio riparta esiste. É più probabile che la politica di scoraggiare i viaggi oltre confine perduri e che attraversarli comporti grossi costi, morale: i ricchi se lo potranno permettere.
In fondo è questa la conclusione che ad un anno dallo scoppio della pandemia tutti condividono, il virus ha accentuato le diseguaglianze e non è assolutamente vero che la probabilità di caderne vittima sia la stessa a prescindere dallo status sociale. Come mi faceva notare un tassista romano tutti i politici che se lo sono preso lo hanno miracolosamente superato… Esistono terapie efficacissime che se applicate all’inizio del contagio funzionano benissimo, la riprova è il mini-Covid di Donald Trump. Naturalmente per accorgersi di essere stati contagiati è necessario farsi il tampone spesso, e non tutti possono permettersi 60 euro di spesa una o due volte alla settimana, neppure 20 euro per quello rapido.
Anche l’altra faccia della medaglia, lucrare sulla pandemia, è spaventosa. Nel Regno Unito non è chiaro il criterio applicato per scegliere le farmacie ed i centri medici abilitati al tampone per viaggiare, anche in Italia non ho ben capito quali sono i requisiti per entrare in questa rosa di fortunati ambulatori. Il prezzo del tampone poi varia, a Londra quello minimo è 99 sterline e quello massimo può anche arrivare a 250 sterline. Nessuno parla del mercato del contagio, tutti gli occhi sono puntati sui vaccini, l’ultimo anello della filiera del Covid, ma prima ce ne sono tanti altri, altrettanto oscuri.
Abbiamo gestito la pandemia come un fenomeno nazionale, regionale, persino locale. L’abbiamo gestita con lo stesso metodo che applichiamo all’economia, lasciando che si creino situazioni di vantaggio economico nel contesto liberista. In Italia si è persino messo a capo del governo l’arci-liberista Draghi. Ma questo modello non funziona per il semplice motivo che il virus è globale, per liberarsene bisognerà annientarlo dovunque. Dato che la vaccinazione è l’arma scelta allora è necessario vaccinare tutti. Ma chi pagherà i vaccini per i paesi poveri? Chi pagherà i tamponi per loro? Il modello liberista ci insegna che se non c’è guadagno non ci deve essere alcuna attività.
E se per debellare il Covid ci voglia un modello comunista? Vaccinazione a tappetto per tutti, tamponi a tappetto gratis per tutti, nazionalizzazione delle patenti dei vaccini, requisizione degli impianti di produzione ecc. ecc. Riflettiamo su tutto ciò quando per la seconda estate ci godremo la bella Italia da soli, senza turisti, senza navi da crociera e senza i loro soldi e domandiamoci se è giunto il momento di cambiare registro, ma per davvero non per finta, come abbiamo fatto fino ad ora.