Franco Cappadona era già stato condannato a 4 anni per tentata concussione. Una pena che gli aveva permesso di usufruire dei domiciliari. Ma una decina di giorni fa la Cassazione ha respinto il ricorso contro la condanna a due anni e 5 mesi per la rivelazione di segreti d'ufficio, facendo scattare automaticamente la detenzione in prigione
Per quasi trent’anni è stato a capo del Nucleo di polizia giudiziaria della Procura di Padova, snodo cruciale di tante inchieste, dalle tangenti alla Mala del Brenta, dal terrorismo allo spaccio di droga. Adesso il luogotenente dei carabiniere in pensione Franco Cappadona è finito in carcere. Deve espiare una pena complessiva di sei anni di reclusione per diversi episodi. Ma nelle cronache dell’ultimo decennio è diventato famoso per aver informato l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che il suo nome era finito in un’indagine che nel 2014 avrebbe portato alla grande retata per lo scandalo Mose e le mazzette pagate ai politici veneti.
È diventato esecutivo un ordine di carcerazione per due condanne. La prima a 4 anni per tentata concussione, aver cercato di favorire un imprenditore nella gara per l’aggiudicazione della sede Arpav nel 2009, offrendo una tangente di 300mila euro al direttore dell’Agenzia regionale, l’avvocato Andrea Drago. La seconda condanna – due anni e cinque mesi – riguarda la rivelazione del segreto d’ufficio e il favoreggiamento. È la vicenda più eclatante. Galan aveva ricevuto, per interposta persona, una soffiata proprio da Cappadona, che si occupava di reati contro la pubblica amministrazione ed era stato praticamente il braccio investigativo di Pietro Calogero, quando il magistrato era ai vertici degli uffici giudiziari di Padova.
Il capo di imputazione si riferiva anche ad altri episodi, alcuni dei quali erano stati prescritti, mentre in un caso era stato assolto. Un anno prima dell’arresto per corruzione, Galan aveva ricevuto l’informazione secondo cui stavano indagando su di lui e su Villa Rodella, la residenza sui Colli Euganei acquistata e restaurata sontuosamente dal presidente regionale. Le notizie erano state fatte pervenire all’esponente di Forza Italia attraverso la consigliera regionale Regina Bertipaglia. Poi, per avere la certezza che fosse stato informato, Cappadona aveva contattato personalmente Galan. In una telefonata, intercettata, aveva detto: “Dì all’amico che la Finanza sta indagando per sapere se el ga becà o nol ga becà (ha incassato o no soldi, ndr) e su villa Rodella”. Durante il processo, Galan aveva spiegato: “Cappadona era un esponente molto ascoltato in questo palazzo di giustizia. In quell’anno avevano arrestato la mia segretaria. Volete che non pensi che stanno indagando su di me?”.
Per il luogotenente Cappadona, 63 anni, siciliano, residente a Piove di Sacco, l’ordine di carcerazione era pronto già un anno e mezzo fa, dopo la condanna definitiva a 4 anni. Allora era scattata la sospensione per consentire a chi è condannato a una pena fino a quattro anni di espiare con una misura alternativa, i domiciliari o l’affidamento in prova. Però una decina di giorni fa la Cassazione ha respinto il ricorso contro la condanna a due anni e 5 mesi per la rivelazione di segreti d’ufficio, che è quindi divenuta definitiva.