Attualità

Giovanni Gastel, il “Leonardo” del ritratto che sognava di fare il poeta

Il ricordo personale di Januaria Piromallo

di Januaria Piromallo

Noooooo, anche tu Giovanni. Ti ha portato via la bestiaccia del Covid. Sono sconvolta, lo siamo tutti. Sto cercando di mettere in ordine (anche cronologico) ricordi, risate, emozioni. Tutto mi si affolla nella mente.

La prima volta ci trovammo sul set dei tableaux vivants della stilista Luisa Beccaria. Io modella a inizio carriera, tu fotografo già famosetto. Sei diventato un gigante, il numero uno, tra i più richiesti fotografi di moda al mondo, da Mosca a Los Angeles passando per Shanghai. Hai fotografato le donne più belle, fai fatto mostre, a Napoli alla galleria Blu di Prussia, sei stato accolto come il Leonardo del ritratto. E pensare che volevi fare il poeta.

Per te creatività e senso estetico scorre nel dna, tu nipote d’arte, di Luchino Visconti, entri a 16 anni a far parte di una compagnia di teatro sperimentale. La lezione dello zio: il viaggio più bello è quello che fai nella tua stanza. Ti piace scrivere poesie, (continuo a scriverti al presente, perché mi sembra assurdo che tu non ci sia più) e mettere a nudo la tua intimità. Non hai mai smesso di scrivere, taccuino in tasca, ti tieni in allenamento quando puoi, tra uno shooting e un altro. Cerco affannosamente i tuoi still life in versi on line, ti rileggo, alcune mi sembrano profetici. Velati di malinconia come quello “ Sono una pianta rampicante”… intendevi che il tempo si arrampica addosso insieme ai se e i ma, divenuti rimorsi, divenuti rimpianti…

E mi ritrovo ancora a frugare nelle memoria, l’ultima volta che ci siamo visti, a casa dell’amica comune Simonetta di Gresy. Stessa aria shabby/chic ed esplosione di creatività di progetti: come quella di aprire una Accademia della Fotografia per giovani talenti. Era il 30 gennaio 2020, un attimo prima della clausura forzata. Quanto avremmo rimpianto questi momenti! E siamo finiti a farci selfie sul divanone insieme a Laura Morino e chissà perché misi la foto in apertura della mia pagina su FB. C’è ancora e ci rimarrà.

Mi volevi ancora fotografare con i figli, non c’è stato il tempo.
La cosa che più mi mancherà di te? Sei una persona per bene, come oggi raramente se ne incontrano.
Con i miei pensieri di Luce accompagno il tuo ritorno alla Casa, il “nostos” come lo chiamavano gli antichi.
Come hai scritto: Brilla sole sulla mia testa matta./La vita è una struttura fragilissima./Ma viverla è bellissimo.
Ciao Giò, hai vissuto con grande intensità quel viaggio sublime che chiamiamo Vita.
Tua fan per sempre,
Januaria

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