Attraverso l'associazione "Sicania soccorso" marito e moglie, ora indagati, secondo la Procura hanno beneficiato illecitamente di ingenti finanziamenti pubblici erogati dall’Asp di Agrigento e dal ministero per il servizio di trasporto con ambulanze. Sequestrati preventivamente beni per oltre 3,7 milioni di euro
Attraverso “Sicania soccorso”, una finta associazione di volontariato che loro stessi gestivano, “riuscivano a stipulare con l’Asp di Agrigento delle convenzioni per l’assistenza ai malati tramite il servizio di trasporto con ambulanze, beneficiando illecitamente dei contributi pubblici destinati, per legge, in via esclusiva, al rimborso delle spese sostenute dai volontari che svolgono, in forma associativa, servizi assistenziali senza finalità lucrative ed in forma gratuita”.
La Procura di Agrigento ha dunque deciso il sequestro preventivo di beni per 3.757.604 euro nei confronti dei due responsabili – marito e moglie – dell’associazione di volontariato di Canicattì (Ag) che – secondo l’accusa – avrebbe beneficiato illecitamente di ingenti finanziamenti pubblici erogati dall’Asp (Azienda Sanitaria Provinciale) di Agrigento e dal ministero. A dare esecuzione al provvedimento – emesso dal gip Francesco Provenzano su richiesta del procuratore capo Luigi Patronaggio e del sostituto Chiara Bisso – è stata la Guardia di finanza.
I due sono indagati per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale. Il provvedimento cautelare arriva dopo un’attività investigativa nata grazie a delle ispezioni fiscali eseguite dai militari della guardia di finanza nei confronti dell’associazione di volontariato “Sicania Soccorso” e dell’omonima impresa individuale, entrambe operanti nel settore sanitario.
“Le somme di denaro accreditate dall’Asp sui conti della “Sicania Soccorso”, non venivano utilizzate – prosegue l’accusa – dall’apparente associazione di volontariato, ma venivano dirottate, con artifizi fiscali e falsa documentazione, nella disponibilità dell’impresa dei due indagati”. Sequestrati soldi, 2 motocicli, 13 autoveicoli, tra cui due Suv, 9 immobili e l’intero capitale sociale di una società che gestisce tre attività di ristorazione, tra cui uno dei più frequentati locali della movida agrigentina, nella località balneare di San Leone.