Quello dei controlli al confine interno fra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito è sempre stato uno dei fronti più spinosi. A innescare lo scontro è stata la decisione di Johnson di estendere fino a ottobre il cosiddetto "periodo di grazia"
Il governo di Boris Johnson ha ricevuto una lettera da Bruxelles in cui si comunica che “l’Unione europea avvierà un’azione legale contro il Regno Unito dopo che il governo di Londra ha deciso unilateralmente di ritardare l’attuazione di parti degli accordi speciali sulla Brexit per l’Irlanda del Nord“, cioè di estendere fino a ottobre il cosiddetto “periodo di grazia” sul passaggio dei prodotti agroalimentare fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna senza controlli di sorta.
In sostanza la Commissione ritiene che la Gran Bretagna abbia violato le disposizioni sostanziali del protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del Nord, nonché l’obbligo di buona fede ai sensi dell’accordo di recesso. Ciò segna l’inizio di un processo formale di infrazione contro Londra.
È la seconda volta nell’arco di sei mesi che il governo britannico viola il diritto internazionale. Quello dei controlli al confine interno fra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito è sempre stato uno dei fronti più spinosi. Sono stati pretesi dall’Ue nell’ambito di un protocollo ad hoc per assicurare il mantenimento della frontiera aperta fra Ulster e Repubblica d’Irlanda – prevista dagli storici accordi di pace del Venerdì Santo 1999 – senza compromettere al contempo l’integrità del mercato unico europeo.
“Il protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del Nord è l’unico modo per proteggere l’accordo del Venerdì Santo e per preservare la pace e la stabilità, evitando al contempo un confine duro sull’isola d’Irlanda e mantenendo l’integrità del mercato unico dell’Ue”, ha ricordato il vicepresidente della Commissione Ue Maros Sefvocic. “L’Ue e il Regno Unito hanno concordato insieme il protocollo. Siamo anche tenuti a implementarlo insieme. Le decisioni unilaterali e le violazioni del diritto internazionale da parte del Regno Unito annullano il suo stesso scopo e minano la fiducia tra di noi. Il Regno Unito deve attuarlo adeguatamente se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi. Questo è il motivo per cui oggi stiamo avviando un’azione legale”, ha aggiunto Sefcovic, sperando in “uno spirito collaborativo, pragmatico e costruttivo”.
L’Ue ha inviato due lettere a Londra. La prima riguarda la messa in mora di Londra per il mancato rispetto degli obblighi sulla circolazione dei beni – che rappresenta la prima tappa della procedura di infrazione – e dove si denunciano le misure unilaterali intraprese da Johnson. La seconda lettera è stata inviata da Sefcovic a David Frost e incoraggia il dialogo fra le due sponde della Manica affinché il regno trovi soluzioni comuni nel più breve tempo possibile.
Al Regno Unito è stato concesso un mese per presentare le proprie osservazioni alla lettera di costituzione in mora. Dopo aver esaminato queste osservazioni, o se non sono state presentate osservazioni, la Commissione può, se del caso, decidere di emettere un parere motivato. Ai sensi dell’articolo 12, paragrafo 4, del protocollo, la Corte di giustizia dell’Unione europea dispone dei pieni poteri previsti dai trattati, compresa la possibilità di imporre una somma forfettaria o una penalità.
Già un paio di settimane fa Sefcovic aveva affermato che l’iniziativa di Londra “costituisce una violazione del diritto internazionale e anche un chiaro allontanamento dall’approccio costruttivo che ha prevalso fino ad ora” alla ricerca di soluzioni a problemi e intoppi. L’Ue – aveva poi avvertito – è pronta “a rispondere a questi sviluppi con i mezzi legali stabiliti dall’accordo di recesso e dall’intesa sulla cooperazione” e il libero scambio delle merci sottoscritti col Regno.