Il Colosseo deserto e il silenzio spezzato dal canto di Elisa, ambasciatrice di Save the Children, che con la sua voce e, tra gli altri, il brano ‘Promettimi’ chiede al mondo di non dimenticare i bambini che continuano a perdere la vita nel conflitto in Siria. Una guerra iniziata ormai dieci anni fa. Proprio per ricordarlo, l’organizzazione che da oltre un secolo lotta per i bambini a rischio in tutto il mondo ha realizzato l’evento, a porte chiuse, prima dell’entrata in vigore del decreto Covid del 15 marzo. “Come Ambasciatrice di Save the Children, sento dentro, fortissimo, il dovere morale di fare la mia parte – ha raccontato Elisa – perché i bambini vittime del conflitto in Siria non siano più dimenticati, così come ogni altro bambino che vive in un contesto di guerra”. E oggi, alle 18, l’evento sarà trasmesso sui social dell’organizzazione e della cantautrice.

Solo nel 2020, in Siria 1.454 bambini sono stati uccisi o gravemente feriti. Ancora oggi, a 10 anni dall’inizio delle ostilità, più di due milioni di bambini non possono studiare e andare a scuola. Tutto questo mentre l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e 6,2 milioni di minori rischiano di soffrire la fame perché le loro famiglie non possono permettersi di farli mangiare tutti i giorni. Bambine e bambini che in Siria da dieci anni ormai non conoscono altro che guerra, violenze e distruzione: 157 gli attacchi armati contro le scuole registrati in un solo anno e in quasi una famiglia siriana su tre i figli mostrano evidenti segnali di stress psicosociale. Bambini la cui vita è ancora più a rischio oggi, con la diffusione della pandemia Covid 19, in un contesto in cui anche i più basilari servizi sanitari vengono negati. Bambini siriani come Lara, che fa simbolicamente il suo ingresso nel deserto del Colosseo grazie al monologo interpretato da Cristina Magnotti, giovanissima attrice di 11 anni. Un monologo scritto dall’autrice Simona Angioni, tratto da una storia vera, che racconta la storia di una bambina con una valigia rattoppata in cui ha chiuso i suoi giocattoli e, metaforicamente, la sua infanzia. E che implora attenzione davanti alla mancanza di interesse e a un’assenza ingiustificabile, quella del mondo e dell’opinione pubblica davanti alla tragedia siriana.

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