È la convinzione della procura di Genova che emerge dalle "incolpazioni provvisorie" depositate dai pm. Il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini aveva chiesto ai magistrati di chiarire con precisione le singole ipotesi di reato contestate agli indagati per il crollo del ponte del 14 agosto 2018, che provocò 43 morti, in modo che le difese potessero decidere quali intercettazioni far confluire nel fascicolo
Le falsificazioni degli ex vertici di Autostrade non avevano riguardato solo i report sui viadotti. Ma anche i contenuti delle lettere inviate al ministero dei Trasporti sullo “stato di salute” del ponte Morandi e le attestazioni sul progetto di retrofitting del viadotto da far partire nell’autunno 2018. È la convinzione della procura di Genova che emerge dalle “incolpazioni provvisorie” depositate dai pubblici ministeri Stefano Terrile e Walter Cotugno. Il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini aveva chiesto ai magistrati di chiarire con precisione le singole ipotesi di reato contestate agli indagati per il crollo del ponte del 14 agosto 2018, che provocò 43 morti, in modo che le difese potessero decidere quali intercettazioni far confluire nel fascicolo.
La procura, pur sottolineando che un istituto giuridico in tal senso non esiste e che al momento della conclusione delle indagini le accuse potrebbero cambiare per alcuni, ha accolto l’invito del gip e oggi ha depositato il documento. Sono 68 gli indagati oltre alle due società Aspi e Spea. Tutti rispondono di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione di installazioni di impianti o apparecchi atti a prevenire infortuni sul lavoro. Gli indagati hanno causato il crollo, scrivono i pm, “con azioni e/o omissioni caratterizzate da inosservanza di precauzioni doverose nell’attività di gestione, sorveglianza e manutenzione, con omissioni di interventi manutentivi doverosi che hanno causato la messa in pericolo della sicurezza dei trasporti”.
A cinque tecnici ed ex dirigenti Spea, la società che era incaricata delle manutenzioni, è contestato il falso per “false attestazioni in atti pubblici relativi all’attività di sorveglianza del viadotto Polcevera”, commesso a Genova fino al 6 luglio 2016. Il falso è contestato anche ai membri del Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato delle opere pubbliche “per le false attestazioni del verbale del primo febbraio 2018″ col quale era stato approvato il progetto di retrofitting, il lavoro di rinforzo delle pile 9, quella crollata, e 10.
Anche Paolo Berti, ex numero due di Autostrade, è accusato di falso per “le false attestazioni in una missiva inviata al Mit il 13 dicembre 2016″. L’ex numero tre della società, Michele Donferri Mitelli, risponde di falso per “false attestazioni in una missiva inviata al Mit del 23 giugno 2017, per le false attestazioni nel verbale di validazione del progetto di retrofitting, per false attestazioni nell’atto di approvazione del progetto esecutivo e nel verbale di validazione del progetto di retrofitting”. Accusato di falso anche l’ex dirigente del ministero dei Trasporti Giovanni Proietti a cui la procura contesta “false attestazioni nella relazione istruttoria sul progetto di retrofitting e nel decreto di approvazione del progetto stesso”.