“La Spagna mi deve un favore. Abbiamo tolto Pablo Iglesias dal governo”. La presidente della comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, ha commentato con ironia la decisione del leader di Podemos di abbandonare il ruolo da vicepremier per contribuire a una svolta verso sinistra della regione. Il Tar della capitale ha confermato questa domenica la validità della decisione della presidente, che ha sciolto la Camera e scelto il 4 maggio come data per le prossime elezioni.
Tutto è cominciato una settimana fa, da un episodio che sembrava circoscritto e limitato a Murcia, una comunità autonoma raramente sotto i riflettori. La coalizione composta da Partito Popolare (Pp) e Ciudadanos, con l’appoggio esterno di Vox, ha governato con relativa tranquillità prima che due episodi scatenassero la crisi interna: l’approvazione del veto parentale proposto da Vox, che permette ai genitori di scegliere le attività scolastiche dei loro figli in base a convinzioni morali, ideologiche o religiose, e la vaccinazione irregolare di un consigliere regionale, 400 funzionari e alte cariche del servizio sanitario locale non impegnate in prima linea. A quel punto, Ciudadanos ha presentato una mozione di sfiducia con i socialisti per escludere i popolari dalla regione e dal capoluogo. Un colpo di scena finale ha ribaltato nuovamente la situazione: il Pp dovrebbe riuscire a salvarsi dopo aver convinto tre deputati di Ciudadanos a votare contro la sfiducia.
Mentre si diffondeva la notizia, Díaz Ayuso, che governa la comunità autonoma di Madrid con la stessa coalizione, ha sciolto la Camera e convocato nuove elezioni, preoccupata dalla possibilità che si ripetesse lo stesso scenario di Murcia. Subito dopo la decisione, i socialisti e Más Madrid hanno presentato due mozioni di sfiducia, che il Tar della capitale ha respinto. Ayuso ha provveduto a rimuovere tutti i consiglieri di Ciudadanos, compreso il vicepresidente Ignacio Aguado, che ha parlato di “tradimento”. Diverso lo scenario comunale: il sindaco del Pp, José Luis Martínez Almeida, e la vicesindaca di Ciudadanos, Begoña Villacís, hanno assicurato che nella capitale non ci sarà alcun cambiamento.
A poco meno di due mesi di distanza dal 4 maggio, tutti i sondaggi sono concordi nel dare la destra in grande vantaggio. Ciudadanos scomparirebbe dalla regione, dove il Pp si avvicinerebbe all’estrema destra di Vox per sommare i seggi necessari alla maggioranza assoluta. È qui che si inserisce la candidatura di Pablo Iglesias per cercare di risollevare la sinistra in una regione da sempre a trazione popolare. Il vicepremier ha annunciato che abbandonerà la carica il 20 aprile, in corrispondenza dell’inizio della campagna elettorale, e ha proposto a Más Madrid, di cui fa parte il suo ex braccio destro Iñigo Errejón nella versione nazionale Más País, di unire le forze. Come segnale di apertura, si è dichiarato disposto a sottoporsi a eventuali primarie per la scelta di un candidato unitario. Secondo i sondaggi, un’eventuale coalizione tra Podemos, Más Madrid e il Psoe non sarebbe sufficiente a ottenere la maggioranza, ma l’entrata in scena di Iglesias potrebbe cambiare le carte in tavola.
“La democrazia è sotto minaccia della nuova destra trumpista, protetta da enormi poteri economici e mediatici”, ha detto il leader di Podemos in un video pubblicato su Twitter. Al suo posto nell’esecutivo di Sánchez, il partito ha proposto l’attuale ministro del Lavoro Yolanda Díaz, che Iglesias prevede anche come candidata alle prossime elezioni nazionali.
Dopo la decisione di Ayuso, la Spagna ha atteso di vedere cosa sarebbe successo in Castiglia e León e in Andalusia, le altre due regioni dove Pp e Ciudadanos governano insieme. Le amministrazioni locali hanno rassicurato l’elettorato sottolineando la stabilità delle coalizioni, nonostante il Psoe abbia presentato una mozione di sfiducia in Castiglia e León, senza contare con l’appoggio necessario.