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Vaccini, Timmermans fa mea culpa sulle ordinazioni dell’Ue. Ma la Commissione: “Nessun errore al momento dell’acquisto”

Il botta e risposta arriva al termine di settimane di polemiche e attacchi all'Unione per come è stata gestita la strategia comunitaria dei vaccini anti-Covid. "Sono pronto a fare un bilancio alla fine della pandemia", spiega il vice di von der Leyen a Tagesspiegel. Solo a quel punto, sostiene, "si potrà davvero capire cosa abbiamo fatto di giusto e cosa di sbagliato". Ma il portavoce della Commissione, Eric Mamer, nega che ci siano stati errori

Scontro ai massimi livelli dell’Unione europea sui vaccini anti-Covid. In un’intervista a Tagesspiegel, il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha ammesso le colpe dell’Ue: “È vero che sono stati commessi degli errori nell’ordinazione dei vaccini, a Bruxelles, come negli Stati membri”, ha dichiarato. “Sono pronto a fare un bilancio alla fine della pandemia”. Solo a quel punto, “si potrà davvero capire cosa abbiamo fatto di giusto e cosa di sbagliato”. Un mea culpa che però non è piaciuto all’istituzione che lui stesso rappresenta: il portavoce della Commissione, Eric Mamer, in una nota ha dichiarato che “se ci sono cose che potevano essere migliorate, non è al momento dell’acquisto dei vaccini anti Covid, ma al momento della messa in opera dei contratti e dell’aumento della capacità produttiva”. È questa, aggiunge, “la posizione della Commissione europea“.

Il botta e risposta arriva al termine di settimane di polemiche e attacchi all’Unione per come è stata gestita la strategia dei vaccini anti-Covid che, complice soprattutto il taglio alle consegne operato da Pfizer, Moderna e Astrazeneca nel primo trimestre, non ha ancora permesso di accelerare le somministrazioni. La Commissione è accusata, tra le altre cose, di aver firmato accordi con le case farmaceutiche in ritardo rispetto a paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna o Israele, che sono molto più avanti nelle iniezioni. Sono stati sollevati anche dubbi sulle clausole dei contratti e sul meccanismo per controllare l’export delle dosi, introdotto a fine gennaio e applicato per la prima volta solo a inizio marzo (dall’Italia). Un mese fa in realtà la stessa presidente a Bruxelles, Ursula von der Leyen, aveva ammesso di aver commesso errori, limitandoli però a una “sottovalutazione” dei problemi legati alla “produzione di massa” dei vaccini.

Al netto delle tensioni interne, nell’intervista a Tagesspiegel il suo vice Timmermans sostiene che bisogna concentrare gli sforzi in modo tale che “tutta l’Europa riceva il vaccino“. A suo parere, bisogna riconoscere che se gli Stati membri si fossero mossi in autonomia, “alcuni si sarebbero potuti permettere il vaccino”, altri no. “Se noi come Unione europea non operiamo sulla base dei nostri valori comuni e solo i più ricchi possono permettersi il vaccino”, ragiona, “sarebbe stato un problema per tutti, non solo per i paesi più poveri”. Nel corso dell’intervista, il vice di Ursula von der Leyen ha affrontato anche il tema del braccio di ferro con il Regno Unito sull’esportazione delle dosi. La settimana scorsa il presidente del Ppe a Strasburgo, Manfred Weber, aveva chiesto a Londra di “mostrarci i dati delle sue esportazioni in Europa o altrove”, ma Timmermans non crede che in questo modo si risolverebbe la carenza di dosi nel Vecchio continente. “Prima di tutto, devono essere forniti con vaccini in grandi quantità“, spiega. E l’auspicio è che possa accadere a partire da aprile, con l’arrivo del siero prodotto da Johnson&Johnson e le dosi aggiuntive contrattate con Pfizer.