Gli accertamenti hanno evidenziato la inidoneità tecnica dei traghetti utilizzati, con il rischio per l’incolumità dei passeggeri in caso di naufragio o incendio. Gli indagati sono accusati di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, falsità in atti pubblici e attentato alla sicurezza dei trasporti. Sequestrati 64 milioni di euro
Le navi utilizzate in Sardegna per i collegamenti con le isole minori di San Pietro (Carloforte) e La Maddalena, secondo la Guardia di finanza, non sono sicure per le persone con mobilità ridotta come le donne in gravidanza, gli anziani e i pazienti affetti da disabilità fisica o intellettiva, anzi, in caso di incendio o naufragio, le avrebbero messe in serio pericolo. Tuttavia, nonostante questa carenza, grazie a una serie di stratagemmi le società armatrici sono riuscite a vincere la gara per i collegamenti, intascando contributi pubblici per milioni di euro. È questa la tesi dei finanzieri, coordinati dalla procura di Cagliari, frutto di un’inchiesta sulle attività della Delcomar e della Delcoservizi che ha portato al sequestro nei confronti delle due società e dei due imprenditori che ne sono a capo, gli armatori Franco Del Giudice e il figlio Enzo Giorgio, di conti correnti e beni per 64 milioni di euro.
I nomi degli imprenditori sono finiti nel registro degli indagati con le accuse di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, falso in atto pubblico e attentato alla sicurezza dei trasporti. Le due società e le navi sequestrate sono state affidate agli amministratori giudiziari nominati dal giudice per le indagini preliminari per garantire la continuità nei collegamenti marittimi.
Le indagini sono partite nel 2019 e si sono concentrate sulla procedura di gara bandita dalla Regione Sardegna nel 2016 e aggiudicata dalla Delcomar per assicurare i collegamenti con le isole minori di San Pietro e La Maddalena per la durata di 6 anni con un importo totale di 70,1 milioni di euro. Dalle verifiche, effettuate anche da ingegneri navali nominati dalla procura, è emersa, a parere di chi indaga, l’inidoneità tecnica dei traghetti utilizzati con pericoli per le persone a mobilità ridotta. Le carenze non sarebbero state mai sanate, anzi: gli armatori, utilizzando una seconda società di servizi, hanno fornito – sempre secondo l’accusa – alla compagnia ulteriori tre navi per partecipare alla gara, pur essendo consapevoli che anche queste non avevano i requisiti previsti dall’appalto.
In questo modo, tra il 2016 e il 2020 la società di navigazione e gli indagati avrebbero percepito indebitamente 54,1 milioni di euro di contributi pubblici che oggi sono stati sequestrati per equivalente. Altri 9,9 milioni di euro, considerati profitto dei reati commessi, sono stati invece sequestrati alla società di noleggio delle imbarcazioni che ha assetto e management riconducibili ai due indagati.