A una settimana dall’intervista che Meghan Markle e il principe Harry hanno rilasciato ad Oprah Winfrey, il clamore mediatico suscitato dalle accuse di razzismo e totale mancanza di empatia lanciate all’entourage della famiglia reale hanno oltrepassato i confini del gossip per entrare nel terreno degli equilibri politici e diplomatici.
Non a caso, mentre il neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha elogiato la coppia per aver manifestato coraggio e sincerità, il presidente uscente Donald Trump non ha tardato a ribadire pubblicamente la sua disistima per l’ex attrice dichiarando: “Se dici qualcosa contro Meghan Markle vieni cancellato. Guarda Pierce Morgan, lui è il migliore e stanno cercando di cancellarlo solo perché l’ha criticata” in riferimento al conduttore britannico conservatore che sarebbe stato allontanato per aver dichiarato di non credere a una sola parola pronunciata in quella intervista.
Se pensiamo che le esternazioni della moglie del principe Harry hanno toccato vari nervi scoperti della corona britannica e riportato alla memoria la sofferenza della defunta Lady Diana e le sue confessioni sulla bulimia e depressione di cui aveva sofferto nella più totale indifferenza della famiglia del marito, forse possiamo concludere che le accuse di razzismo senza un bersaglio specifico e senza un nome preciso siano solo uno degli aspetti che destano preoccupazione a Palazzo.
La domanda da milioni di dollari rivolta a Meghan che Oprah ha lanciato come una bomba anche nel trailer – “stavi in silenzio oppure ti hanno messa a tacere?” – è il biglietto aereo della cosiddetta “megxit” per espatriare definitivamente dal Regno Unito, fatto di agguerriti tabloid sempre pronti a puntare il dito, e tornare fra le braccia di quell’America multietnica e multiculturale, fatta di attivismo e movimenti come il “Black Lives Matter” e di larghe fette di opinione pubblica e Star system, che si sono apertamente schierati a favore dei Duchi transfughi e contro un’istituzione considerata inutile e stantia come la monarchia, con il suo olezzo di strascichi di colonialismo e senso di superiorità.
A questo punto – dopo interminabili conclavi tra la regina Elisabetta, il figlio Carlo, il nipote William e la pletora di consiglieri e uffici stampa che avrebbero dovuto decidere se e cosa rispondere pubblicamente all’indomani dell’intervista – ci si sarebbe aspettati o un nulla di fatto con il sacro e consueto silenzio che la corona riserva solitamente a dichiarazioni di questa portata, oppure una reazione dai toni più duri e risentiti (dato il peso delle accuse).
Sorprendentemente la Regina si è detta “addolorata” per aver appreso della sofferenza della coppia e Buckingham Palace, in un comunicato ufficiale ha reso noto che “questa vicenda, anche se ci potrebbero essere ricostruzioni divergenti, verrà presa assolutamente sul serio dalla Casa Reale a livello privato” perché “le questioni sollevate dall’intervista, soprattutto quelle di carattere razziale, ci preoccupano”, per concludere a tarallucci e sherry che “Harry e Meghan rimarranno per sempre membri della famiglia molto amati da tutti”.
Come mai la Regina si è ben guardata dal gettare benzina sul fuoco? Che abbia voluto evitare di far divampare un incendio che potrebbe rivelarsi ancor più catastrofico? A mio parere Elisabetta II, che siede su un trono già traballante in questo momento storico, non avrebbe alcun interesse a mettersi contro non solo gli adorati nipoti, ma neppure l’opinione pubblica e la stampa statunitense – e tantomeno l’establishment politico e giudiziario d’oltreoceano.
Lo scorso giugno una fuga di notizie ha rivelato che gli inquirenti Usa hanno chiesto ufficialmente al governo britannico di consegnare il principe Andrea, secondogenito della Regina, per poterlo interrogare sul caso Epstein, il magnate pedofilo trovato morto in carcere del quale il principe era amico intimo. Il duca di York, secondo le accuse di una testimone minorenne all’epoca dei fatti, avrebbe intrattenuto rapporti intimi con ragazze sotto la maggiore età nell’ambito di festini organizzati dal ricco e potente amico. Prima di allora non era mai successo che una magistratura straniera coinvolgesse un membro della famiglia reale in un’indagine criminale. Anche se non è dato sapere a che punto sia l’inchiesta, e se il principe Andrea accetterà di collaborare e rispondere alle domande degli inquirenti o si avvarrà del diritto di non rispondere per evitare un’auto incriminazione, la decisione del procuratore americano che indaga sul caso desta non poche preoccupazioni nella famiglia reale.
Alla luce di questi fatti, l’idea che la Regina abbia scelto un comunicato di basso profilo “per non svegliare il can che dorme” sembra essere un’ipotesi molto più verosimile di quanto si possa immaginare.