“SE VINCO CI INVENTIAMO UN ALTRO PREMIO?”
“Se dovessi vincere? Faccio già voli pindarici nella mia testa e dopo tanti anni di carriera inizio a pensare ‘cavolo vuoi vedere che è finita?‘. Se vinco non c’è un altro premio (ride, ndr) bisogna che ce lo inventiamo noi! Alcuni miei compagni di scuola mi hanno scritto ‘ti mancano solo le Olimpiadi’ ecco, quelle non sono nei nostri piani. Ho la testa molto confusa adesso da quando ho iniziato a fare le interviste con gli americani e molti dei quali sono innamorati della canzone la cosa che mi colpisce di più è che mi dicono di essersi innamorati della mia voce. Forse qualcosa sta succedendo anche perché la canzone è entrata nella top 30 della programmazione radio americana. In più è in italiano quindi soddisfazione doppia. Passano gli anni e la gente si avvicina a me e si innamorano della voce e questo per me è il più grande orgoglio”.
“IN ITALIA HO PAURA ALL’ESTERO NO”
“Quando mi chiama Pippo Baudo c’ho sempre l’ansia mentre mi sento più tranquilla quando parlo con artisti all’estero, come ad esempio con Beyoncé. Lo so che sembra strano ma è così. Ho dovuto fare un lungo lavoro su questa cosa e cercare di capire. Gli italiani sono quelli che mi fanno più agitare. In Italia ho paura quando sono all’estero non ce l’ho. All’Italia devo tutto, ai miei fan devo la possibilità di fare concerti negli stadi e vendere tanti dischi. Quando salgo sul palco di Sanremo dico sempre ‘grazie, grazie, grazie’ perché sono sempre terrorizzata con l’ansia da prestazione”.
“LA NOMINATION LA DEDICO AL BABBO”
“La nomination la dedico al babbo. Ho iniziato con lui. Lui ha fatto musica per tanti anni, ha lavorato nelle orchestre romagnole anche con Raoul Casadei che sarà sempre nei nostri pensieri. Quando sono diventata adolescente ha deciso di aprire una carriera facendo pianobar e lo vedevo che a casa studiava e preparava tantissime canzoni, il repertorio era quello che voleva cantare ma anche quello che il pubblico chiedeva. Io l’ho conosciuta lì la musica, al pianobar. Non ho avuto un padre che mi ha detto che dovevo cantare, mi ha aspettato e forse era convinto che prima o poi glielo avrei chiesto. Così è successo un giorno per il mio ottavo compleanno gli ho chiesto un microfono per regalo. Da lì è iniziato tutto. Ancora oggi dopo le mie performance chiamo sempre i Pausini ‘originali’. Il babbo se non mi scrive vuol dire che per lui ho cantato male. La mamma è sempre didascalica: trucco e capelli bene, cantato meglio ma troppe parolacce. Per il canto si esprime babbo ma per me hai cantato benissimo”.