La Nba portata in Italia all’alba della carriera, quindi Milan Channel e Media Partners fino a guadagnarsi il titolo di ‘re dei diritti tv’ in Italia. Le telecamera accese sui campi, ma dalle quali stava quasi sempre lontano. Una vita a tessere relazioni e costruire accordi per portare il calcio, il basket, lo sci nelle case degli italiani e non solo. Anche i più acerrimi nemici riconoscevano che aveva fiuto, Marco Bogarelli, ex presidente di Infront Italy, morto a 64 anni una decina di giorni dopo aver contratto Sars-Cov-2, contro il quale ha lottato in un ospedale di Milano fino a martedì mattina. Aveva 64 anni, lascia la moglie e tre figlie.
Bogarelli è stato una delle figure più influenti nel dietro le quinte dello sport italiano, soprattutto nella transizione da calcio tradizionale a calcio moderno, condizionato dai diritti televisivi di cui era ‘maestro’. Laureatosi alla Bocconi di Milano, nel 1995 fondò Media Partners, azienda che all’inizio degli anni 2000 venne poi integrata ad Infront, uno dei colossi dei diritti, del marketing e delle sponsorizzazioni. Dal 2016 Bogarelli – che fu il primo a portare la Nba sulle reti televisive italiane – aveva lasciato la guida di Infront Italy, società poi inglobata in Wanda, che ancora oggi è advisor della Serie A in materia di diritti televisivi.
Legato al mondo Fininvest e vicinissimo all’ex ad del Milan, Adriano Galliani, il manager a metà degli Anni Novanta fonda la Media Partners Digital insieme ad Andrea Locatelli, in Fininvest per 8 anni nel settore dei diritti sportivi, e un altro ex manager della holding berlusconiana, Rodolfo Hecht. Diventa anche consigliere di Milan Channel, il canale interamente dedicato ai tifosi rossoneri, e nel 2006 il salto di qualità definitivo. La Media Partners Digital si trasforma in Infront Italy, divenendo una controllata della Infront Sports&Media, agenzia svizzera che si occupa di comprare e rivendere diritti sportivi in tutto il mondo e il cui capo è stato Philippe Blatter, nipote di Sepp, l’ex numero uno della Fifa dal 1998.
Da 2009 al 2016, con in mano il mandato di advisor ricevuto dalla Lega Calcio, è stato l’uomo che ha portato vagonate di milioni nelle casse dei club, curando in molti casi anche il lato commerciale negli stadi. Fu lui a gestire due delle gare per i diritti tv più discusse, una delle quali, quella del 2014, che vide Sky e Mediaset darsi battaglia (anche legale) ed è poi sfociata in un’inchiesta dei magistrati milanesi, poi chiusasi con un’archiviazione.
Bogarelli aveva capito ad inizio pandemia i danni che il Covid avrebbe causato sulle casse delle società sportive. “Essendo i diritti tv pari al 50-60% dei ricavi di ogni società di Serie A, la situazione che si prospetta è particolarmente complicata – spiegava ad aprile scorso sulle frequenze di Radio Sportiva – Ad oggi i club hanno ricevuto circa l’82% dei diritti tv a fronte di circa il 66% di partite giocate. Molti sarebbero contenti di non tornare in campo”. Se n’è andato nel giorno in cui, salvo nuovi rinvii, i club di Serie A, questa volta senza di lui, dovranno assegnare i diritti tv del prossimo triennio per provare a salvare i conti.