E per la casa inglese stop alla produzione di endotermiche dal 2025: questa l'anticipazione di Autonews sulla controllata del gruppo BMW, già pronta per concentrare la fabbricazione delle EV in Cina a partire dal 2023, insieme a Great Wall Motors
Duemilaventicinque ultima chiamata per la Mini endotermica, dal 2030 il brand produrrà e commercializzerà soltanto modelli elettrici. È così che si appresta a finire l’epoca del motore tradizionale anche per la casa inglese, dal 1994 sotto il cappello del gruppo BMW e del quale ora si fa apripista in questo addio definitivo a diesel e benzina.
La notizia è stata diffusa, tra gli altri, da Automotive News, che ha riportato delle indiscrezioni non ancora confermate né smentite da BMW, anche se ciò potrebbe accadere per voce dello stesso CEO Oliver Zipse nei prossimi giorni, in occasione della conferenza stampa per esporre il bilancio annuale del gruppo.
Secondo quanto noto finora, comunque, la tabella di marcia dovrebbe prevedere lo stop della produzione di Mini con motorizzazioni endotermiche entro il 2025, così da garantire al brand, già dal 2027, circa metà delle vendite proprio dai modelli elettrici.
Del resto, l’intenzione di premere l’acceleratore sul mercato dei veicoli a batterie era stata resa nota già mesi fa, con la notizia della joint venture con la società cinese Great Wall Motors e la scelta di portare, a partire dal 2023, la produzione delle elettriche Mini in Cina. Mercato cui, hanno fatto sapere, sarà destinato circa il 10% dei nuovi modelli.
Così Mini, che lo scorso anno ha lanciato la sua prima full electric raggiungendo un totale di 17.580 unità immatricolate nel 2020, pare andare nella stessa direzione di altri costruttori – vedi Volvo, Bentley, Jaguar e Ford Europa – che hanno annunciato di voler rinunciare a benzina e diesel tutti entro il “fatidico” 2030.
Un anno significativo soprattutto per i marchi britannici, dal momento che per il Regno Unito rappresenta la deadline imposta da Boris Johnson per la vendita dei veicoli con motori a combustione. Il premier britannico, infatti, aveva annunciato alla fine dello scorso anno la pianificazione di un “green recovery” da 12 miliardi di sterline.