“Prima che sia troppo tardi finiamo questo indegno spettacolo“. Con queste parole la consigliera Filomena Calenda aveva sottoscritto la mozione di sfiducia presentata dal M5s contro il governatore del Molise, Donato Toma. Una firma che di fatto sanciva la fine della maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale: un’ora dopo però Calenda l’ha ritirata, accettando un ruolo da assessora nella stessa giunta che 60 minuti prima definiva “spettacolo indegno”. “Oggi finalmente posso dire che il Molise cambia pagina, scriveremo insieme un nuovo capitolo. Il presidente della giunta Toma ha voluto fortemente la mia presenza in questo nuovo esecutivo. Lo ringrazio per aver riposto nella mia persona fiducia e nuove aspettative”, le parole della neo-assessore dopo il dietrofront. A fare le spese della giravolta è stato Michele Marone, l’unico assessore esterno della giunta.

Calenda ha così ottenuto la poltrona, provocando una crisi-lampo nella Regione che proprio in queste settimane sta subendo gli effetti peggiori della pandemia, con le terapie intensive piene e centinaia di morti. La mozione di sfiducia infatti metteva sotto accusa il governatore per la gestione dell’emergenza Covid: presentata dai 6 esponenti del M5s, è stata sottoscritta da due consiglieri del Pd e (inizialmente) anche da tre consiglieri dell’area di centrodestra: l’ex governatore Michele Iorio, Aida Romagnuolo e (appunto) Filomena Calenda. Undici firme che se confermate dal voto in Aule avrebbero sancito la conclusione anticipata della legislatura.

I Cinquestelle accusano Toma di essere “corresponsabile del caos sanitario, perché parte integrante della filiera gestionale della pandemia, perché lui ha nominato i vertici Asrem, perché non è stato in grado di fare nulla di quanto di propria competenza”. In questi mesi, ricordano, “abbiamo segnalato la totale assenza di confronto e di attuazione degli innumerevoli atti di indirizzo consiliare, l’incapacità di individuare un centro Covid dedicato. Abbiamo denunciato la più alta percentuale di occupazione di posti letto di terapia intensiva insieme a un numero sempre maggiore di ricoveri fuori region, un piano vaccinale lacunoso e lento nella sua applicazione”. Osservazione che sembravano condivise anche dalla consigliera Calenda, fino a quando il posto da assessora non le ha fatto ritirare la firma.

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