La relazione extraconiugale fra la potente dirigente regionale e il nuovo re della monnezza romana ha di fatto indirizzato, alterandolo, tutto l’iter autorizzativo per l’individuazione della nuova maxi-discarica della Capitale, nell’area di Monte Carnevale. Flaminia Tosini, direttrice del Dipartimento rifiuti della Regione Lazio e vicesindaca Pd del Comune di Vetralla (Viterbo), era “totalmente asservita” a Valter Lozza, patron della Mad srl e delle discariche di Roccasecca (una delle più grandi d’Europa) e Civitavecchia. Entrambi da questa mattina sono agli arresti domiciliari, con l’accusa di concussione e corruzione, dopo il blitz dei carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente, su disposizione della Procura di Roma. L’inchiesta portata avanti dalle pm Nunzia D’Elia e Rosalia Affinito è scattata circa un anno fa, dopo alcuni esposti basati su un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, risalente a gennaio 2020, all’indomani della scelta, da parte di Roma Capitale, del nuovo sito, a 7 anni dalla chiusura di Malagrotta.
L’inchiesta del Fatto e gli esposti in Procura – A fine dicembre, il Campidoglio sembrava intenzionato a impugnare le ordinanze regionali che imponevano la risoluzione della crisi rifiuti fuori dalla logica della strategia “rifiuti zero”. Poi, fra Natale e Capodanno 2019, il passo indietro e la scelta improvvisa, la sera del 30 dicembre, di un sito limitrofo alla ex discarica di Roma ovest. Scelta condivisa con gli uffici della Regione Lazio. La società proprietaria del terreno risultava essere la New Green Roma srl, dell’imprenditore Daniele Piacentini. Il 21 gennaio, però, proprio Il Fatto svelava che “socio occulto” della Ngr srl era l’imprenditore Valter Lozza, aspirante monopolista dei rifiuti nel Lazio (la sua Mad srl gestisce le discariche di Frosinone e Civitavecchia). Lozza è anche proprietario delle concessionarie che raccolgono la pubblicità per i quotidiani Ciociaria Oggi, Latina Oggi e Il Romanista. Di lì a breve l’imprenditore sarebbe diventato ufficialmente proprietario della Ngr, confermando pochi giorni prima la circostanza all’agenzia Dire. Agli articoli de Il Fatto seguirono diversi esposti in procura, fra cui quello di Marco Cacciatore, allora consigliere regionale del M5S Lazio (fu deferito ai probiviri per quell’iniziativa) e oggi esponente dei Verdi alla Pisana. L’esposto spinse la Procura di Roma ad aprire un’inchiesta per accertare l’iter di approvazione della delibera. Indagine deflagrata negli arresti di questa mattina .
Le carte. La dirigente: “Ti devo proteggere” – Nelle carte dell’inchiesta, si descrive dettagliatamente il sottobosco di quella trattativa. “La Giunta capitolina – ricostruiscono gli inquirenti – il 31 dicembre 2019 individuava il sito di Monte Carnevale come idoneo alla realizzazione della nuova discarica di Roma in vista della imminente chiusura di quella di Colleferro” e “spiegava la scelta del sito di Monte Carnevale da destinare allo smaltimento dei rifiuti” in ragione del fatto che “lo stesso era stato già destinato a discarica di inerti con autorizzazione rilasciata il 27.12.2019 dalla Regione Lazio, in favore della Ngr srl”. A firma, ovviamente, di Flaminia Tosini. “Tu non ti rendi conto di quante cose faccio e disfaccio senza che te lo dico?”, diceva la dirigente all’imprenditore, “perché c’ho sempre… penso sempre che ti devo proteggere, capito come?”. Lozza dal canto suo, era solito fare dei regali piuttosto costosi a Tosini, fra cui una borsa di Prada e un bracciale-orologio di Cartier da oltre 3.000 euro, proprio a ridossi di alcuni delicati atti approvati in sede di conferenza dei servizi. “Ti posso autorizzare quello che ti pare… fatti venire in mente qualcosa”, ripeteva la dirigente a Lozza. Non solo. Lozza, come detto, aveva scalato formalmente la New Green Roma subito dopo le prime autorizzazioni veicolate da Tosini. Contestandole il reato di concussione, scrivono gli inquirenti che la dirigente sarebbe “intervenuta in una situazione di stallo delle trattative attraverso la rappresentazione a Daniele Piacentini, amministratore della Ngr srl, del potere dell’amministrazione regionale di procedere alla espropriazione dell’area” e “lo costringeva a cedere il 70% delle quote di essa a Valter Lozza”.
L’iter “smart” e i politici estranei all’inchiesta – Dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare emerge l’estraneità all’inchiesta dei due soggetti politici protagonisti dell’accordo fra Regione Lazio e Roma Capitale, l’assessore ai rifiuti Massimiliano Valeriani e il capogruppo capitolino del Movimento 5 Stelle, Giuliano Pacetti. Secondo gli inquirenti, “Tosini fa una rappresentazione efficace mentre persuade Valeriani della bontà del seguito amministrativo tracciato per Ngr” per “una procedura più smart”. Dall’altra parte, per superare ogni ostacolo amministrativo, Tosini consiglia Lozza di “presentare l’istanza limitatamente a una vasca di trattamento di 75.000 metri cubi” per “evitare il più gravoso procedimento di verifica di impatto ambientale”. Nelle dichiarazioni rilasciate come persona informata sui fatti da Pacetti, si legge come il capogruppo fosse a conoscenza del fatto che “la volumetria disponibile della Ngr era indicata come la più ampia tra tutti i siti disponibili, essendo indicata come 1.578.442 metri cubi” e “gli altri siti erano tutti molto più piccoli e quindi abbiamo ritenuto di optare per una scelta che potesse risolvere il problema a lungo termine”. Invece, per lo stratagemma ideato da Tosini, scrive il gip, “la futura discarica di rifiuti urbani a servizio di tutto il territorio di Roma capitale finirà per essere autorizzata sulla base della valutazione di impatto ambientale effettuata per una discarica di inerti”. Sempre che, vista la situazione, l’iter non venga revocato.