di Riccardo Mastrorillo
Il 7 marzo scorso abbiamo scritto della necessità di promuovere una chiarezza di idee nel panorama politico italiano convinti che, se non si mette mano ad un riordino serio dei partiti, sulla base di chiare culture politiche, rischiamo veramente il peggio. Proponevamo di utilizzare le, seppur imperfette, famiglie politiche europee quali riferimenti orientativi.
Il 12 marzo Beppe Sala, sindaco di Milano, annuncia in una intervista la sua adesione alla Carta dei Valori del Partito Verde Europeo. Pochi giorni prima Rossella Muroni, insieme ad altri 4 deputati, aveva dato vita alla componente Verde alla Camera dei Deputati. Anche Muroni ha fatto esplicito e chiaro riferimento all’adesione al Partito Verde Europeo. I Verdi Europei sono l’espressione più avanzata di organizzazione politica europea: sono un vero partito, in Italia sono rappresentati dalla Federazione dei Verdi e da Die Grünen Südtirols. Nel luglio del 2019 Critica Liberale promosse un appello ai Verdi italiani e alle candidate e candidati della lista Europa Verde proprio per invitare e sostenere la nascita di un unico soggetto politico ecologista, ritenendolo indispensabile alla vita politica italiana. Speriamo che l’importante adesioni di Sala e la nascita di una formale rappresentanza in Parlamento, possano essere un viatico, non solo per il mondo ambientalista, ma per la politica tutta.
Dopo anni di negazionismo oggi tutti sono consapevoli che viviamo in una emergenza ambientale, nessuno contesta il fatto che l’inquinamento atmosferico favorisce e amplia gli effetti del Covid. Nel 2019 uno studio della Commissione Europeo, che individuava nel nord Italia, intorno a Milano, l’area di maggior inquinamento atmosferico dell’Europa, veniva relegata in ventesima pagina dai principali quotidiani italiani, e ignorato nei telegiornali, financo quelli delle edizioni notturne.
Finita la pandemia, nessuno può pensare che “tutto tornerà come prima”, è necessario non solo acquisire il necessario cambio di visuale, ma anche una grande capacità progettuale, innovativa. Chi si approccia ad una cultura del limite sa che non ci sono scorciatoie ideologiche o assolutismi intransigenti, dunque il successo, di ricostruire un soggetto politico ecologista, dipende solo dalla disponibilità all’incontro delle persone che sono o si riconoscono nell’ambientalismo.
Non può esserci però nessun equivoco rispetto alla cultura politica di riferimento, non si può ricorrere all’ecologismo trasformandolo in una cultura antagonista: l’economia circolare non è un succedaneo del collettivismo post marxista, chi vuole promuovere un sistema economico diverso dall’economia di mercato, può accomodarsi nel Partito della Sinistra Unitaria Europea. Analogamente l’ecologismo è altro rispetto alla religione, la morale cristiana, rispettabilissima, ha un difetto di emanazione, ieri il “creato” era al pieno servizio dell’Uomo, oggi va preservato dalla distruzione, comprendiamo l’entusiasmo degli ambientalisti di fronte a questo rivoluzionario ripensamento delle gerarchie ecclesiastiche, ma vi risulta che qualche Verde cattolico, tedesco o francese citi in ogni intervento l’Enciclica “Laudato Si”? In Italia la citano ormai pure gli ambientalisti atei…
Per anni i Verdi Italiani sono stati accusati di opporsi a tutto, di essere Ambientalisti del no, così, spesso, nascevano realtà autodefinitesi “ambientalisti del sì” che immancabilmente confluivano poi in soggetti politici appartenenti ad altre culture politiche. E allora per citare anche noi le sacre scritture diciamo: «Sia il vostro parlare: “Sì”, il “sì”, “No”, il “no”; il di più viene dal Maligno». Quando si governa si devono fare scelte e il “no” talvolta, benché più difficile, è la scelta giusta.
Crediamo che la ristrutturazione dei Verdi Italiani sia un beneficio per tutta la politica, quindi insistiamo nel nostro appello all’unità. Non importano le forme, i leader. Non riducetevi come il Partito democratico, senz’anima e senza cultura politica, ma dilaniato dalle lotte di potere e dai personalismi, è necessario, anche per loro, che gli ecologisti italiani tutti si adoperino per un grande partito verde europeo in Italia. Incontratevi, parlatevi, ma se siete veramente ecologisti, se avete a cuore il pianeta dovete costruire un soggetto politico, unico e autorevole. Non cercate un leader federatore, concentratevi sulla condivisione dei valori e se proprio fosse necessario scegliete un federatore ma non un leader.
Dopo di voi seguiranno altri soggetti politici delle altre culture politiche e forse il paese si risolleverà dall’abisso.
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[Nella foto in evidenza il partito verde tedesco che ha trionfato alle ultime elezioni regionali]