Una scoperta definita storica, sensazionale: durante gli scavi della Iaa, Autorità Israeliana per le Antichità, nel deserto della Giudea sono stati ritrovati numerosi reperti tra cui alcuni frammenti dei rotoli del Mar Morto, rotoli di pergamena con una traduzione greca della Bibbia ebraica, risalenti a circa 2mila anni fa. I pezzi di pergamena sono stati individuati insieme a monete e altri suppellettili all’interno della cosiddetta “grotta dell’Orrore“, chiamata così perché durante gli scavi condotti negli anni’60 vi furono ritrovati 40 scheletri umani.
Il ritrovamento è stato fatto a circa 40 chilometri a sud di Gerusalemme, durante una vasta operazione di scavi archeologici lanciata dall’Autorità israeliana per le antichità per prevenire possibili saccheggi di manufatti. Si tratta dei primi nuovi manoscritti trovati in scavi archeologici nel deserto da 60 anni a questa parte. I rotoli del Mar Morto sono una collezione di testi ebraici trovati perlopiù nel ‘900 in grotte nel deserto in Cisgiordania, vicino Qumran, e sono datati in un periodo di tempo che va dal III secolo a.C. al I secolo d.C. ed includono anche le prime copie note di testi biblici.
I nuovi frammenti di pergamena rinvenuti, circa 80, contengono righe di testi biblici scritti perlopiù in greco, con solo il nome di Dio che compare in ebraico. In base allo stile di scrittura, i frammenti sono stati datati intorno al I secolo. I testi, spiegano gli esperti, sono tratti dal libro dei 12 profeti, in particolare dalle parti dei profeti Zaccaria e Naum. Si pensa che siano stati nascosti nella grotta da ribelli ebrei dopo il fallimento della loro rivolta contro Roma circa 1.900 anni fa, la cosiddetta rivolta di Bar Kokhba o terza guerra giudaica, avvenuta durante il regno dell’imperatore Adriano, fra l’anno 132 e il 136.
Il luogo del ritrovamento è pieno di storia: nel 1961 l’archeologo Yohanan Aharoni e il suo team in quella caverna trovarono nove frammenti di pergamena appartenenti a un rotolo con testi dei 12 profeti in greco e un papiro greco. Negli scavi condotti da allora non erano stati trovati nuovi testi: molti reperti però erano comparsi sul mercato nero, probabilmente saccheggiati dalle grotte. Da qui la decisione dell’Autorità israeliana delle antichità di lanciare la maxi operazione, avviata nel 2017. Oltre ai rotoli di periodo romano, la massiccia operazione di ricerca archeologica ha portato alla luce reperti di non minor valore: il corpo mummificato di un bambino avvolto in una coperta di 6mila anni fa, un gruppo di monete risalenti al periodo della rivolta ebraica, nonché un cestino intatto del Neolitico, che si stima risalga a 10.500 anni fa.