I governi catalano e spagnolo sono “rimasti in disparte e in silenzio” a cinque anni dai fatti, ma è anche “inaccettabile” che pure la magistratura italiana “non abbia aperto un’inchiesta parallela il giorno successivo a questa tragedia, né tantomeno dopo i tre vergognosi tentativi di archiviazione”. Inaccettabile che “nessuno ufficialmente” sia sia posto la domanda di quale sia “la verità“. I genitori di Elena Maestrini, una delle 7 studentesse universitarie italiane che morirono – in tutto le vittime furono 13 -, insieme ad altri studenti Erasmus, il 20 marzo 2016, mentre viaggiavano su un pullman che le stava riportando a Barcellona da Valencia, scrive al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e rievoca il dolore, la solitudine nell’affrontare la vicenda e la necessità che le università straniere a cui si affidano gli studenti garantiscano loro sicurezza. Nell’inchiesta giudiziaria spagnola, segnata da archiviazioni e opposizioni, l’unico rinviato a giudizio per la strage è l’autista del bus di 62 anni. Le vittime italiane sono Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino ed Elisa Scarascia Mugnozza.
“Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, sono trascorsi cinque anni da quel tremendo e assurdo giorno (20 marzo 2016) in cui abbiamo perso le nostre figlie, nulla è stato fatto se non tentare di insabbiare questa immane tragedia da parte sicuramente di alcuni soggetti della Magistratura Spagnola, non escludendo il Governo Catalano e quello centrale, i quali sono rimasti in disparte e in silenzio – si legge nella lettera -. Tre tentativi di archiviazione e altrettanti ricorsi da parte dei genitori. Siamo stanchi della solidarietà ipocrita e delle promesse virtuali dei politici fatte nei momenti di ricordo delle nostre ragazze, è il momento di passare ai fatti e dimostrare con atti veri la vicinanza e affetto a chi è stata negata una vita a causa di incompetenze e superficialità“.
“Dalle istituzioni solo impegni verbali senza nessun seguito” – Quanto alle inchieste sul fronte italiano, nella lettera si legge che è “inaccettabile che la Magistratura Italiana non abbia aperto un’inchiesta parallela il giorno successivo a questa tragedia, né tantomeno dopo i tre vergognosi tentativi di archiviazione, nessuno ufficialmente si è posto la domanda ma cosa sta succedendo? Quale è la verità? Nessun Ente pubblico e/o associazione si è impegnata affiancandoci, condividendo il nostro percorso nella ricerca di giustizia – proseguono i genitori di Elena Maestrini -. Da parte di alcune istituzioni ci sono stati impegni verbali, sull’onda emotiva del momento, a cui non è stato dato seguito, nessuno ad oggi si è impegnato fattivamente, sostenendoci in questa lunga lotta senza fine”. E la speranza adesso è che “lo Stato Italiano, Erasmus Plus, le Università delle nostre ragazze e infine non per ultimo le Regioni di provenienza delle studentesse oltre a futili e inutili proclami, dimostrino la loro seria e concreta volontà di costituirsi parte civile. Soltanto la tenacia di noi genitori è riuscita per il momento a mantenere aperto uno spiraglio per conoscere la verità e dare forse un giorno giustizia. Anche quest’anno in rispetto alle norme anti Covid e per il secondo anno consecutivo non potrò esternare la mia rabbia davanti all’Ambasciata di Spagna a Roma, ma non appena la situazione lo permetterà mi recherò di nuovo là, per reclamare giustizia e ancora giustizia – concludono i genitori di Elena Maestrini – L’amarezza è immensa, il dolore infinito, ma non ci arrenderemo, continueremo sino all’ultimo respiro a mantenere alta l’attenzione e la memoria, senza dimenticare le altre sei ragazze, anche loro figlie di una Europa troppo giovane”.
“Le università pretendano sicurezza per i loro studenti” – Nella lettera indirizzata al capo dello Stato, i genitori di Elena ricordano che “il dolore è immane e la nostra ormai unica speranza oltre a quella di dare giustizia e verità alle nostre ragazze è di provare a sensibilizzare i nostri Legislatori affinché dai terribili errori e leggerezze occorse alle nostre ragazze siano emesse nuove normative in materia di sicurezza dei viaggi in autobus a tutela per tutti quei giovani che continueranno a compiere esperienze di vita e d’integrazione socioculturale grazie anche a Erasmus. Erasmus tuttavia – sottolineano – continua a essere fondamentale per i nostri giovani, un progetto da migliorare, ma comunque fondamentale, lo spazio europeo, con i suoi problemi e le sue difficoltà, ma comunque il nostro spazio naturale“.
Nella lettera poi si evidenzia che “alcune realtà territoriali che ospitano i nostri giovani del progetto Erasmus devono porre più attenzione e non considerare questo progetto Europeo un semplice business che incrementa il loro sporco Pil. Le Università che indicano ai propri studenti dove poter svolgere il progetto Erasmus, devono pretendere maggior sicurezza dalle Università ospitanti e fissare regole più precise almeno per tutte quelle associazioni che gravitano e assistano il mondo universitario. Non è accettabile che Esn Barcellona associazione accreditata presso l’Università ospitante si permetta di organizzare una gita culturale senza ricercare e pretendere un minimo di sicurezza nella logistica ma scegliendo il vettore soltanto sul prezzo al minimo ribasso, operando in nome e per conto di questi prestigiosi Atenei“.
(nella foto: il funerale di Elisa Valent)