Riviste in meglio anche le stime sulla disoccupazione. Al momento la banca centrale statunitense non vede un pericolo inflazione che la costringerebbe ad agire sui tassi. Il costo del denaro resta fermo tra lo 0 e lo 0,25%
La Federal reserve, la banca centrale statunitense, ha rivisto sensibilmente al rialzo le sue previsioni sulla crescita del Prodotto interno lordo Usa nel 2021 portandole al 6,5% dal 4,2% precedentemente stimato. Nel 2022 l’economia dovrebbe poi rallentare ad un + 3,3%. Migliorano anche le previsioni sulla disoccupazione che quest’anno dovrebbe scendere fino al 4,5% e non più al 5% previsto in precedenza. Come da attese la Fed non cambia il costo del denaro e manterrà i tassi di interesse fermi almeno fino al 2023, quando è previsto almeno un aumento.
La comunicazione della Fed era molto attesa anche per le indicazioni sull’inflazione. Il timore è che i maxi piani di stimoli varati dal governo possano innescare una ripresa dei prezzi che la banca centrale sarebbe costretta a fronteggiare stringendo la sua politica monetaria ultra espansiva, con possibili ricadute sulla crescita del Pil.
“Nei prossimi mesi l’inflazione salirà ma questi aumenti una tantum avranno un effetto solo transitorio”, ha affermato il presidente della Fed, Jerome Powell, sottolineando che aumenti transitori dell’inflazione non si traducono in un aumento dei tassi. La banca centrale si attende un’inflazione al 2,4% nel 2021, in rialzo rispetto all’1,8% delle precedenti stime. Per il 2022 l’inflazione è attesa al 2,0% e nel 2023 al 2,1%.
I rischi di inflazione sono alla base delle vendite sui titoli di Stato statunitensi decennali registrate nelle ultime settimane. Se i prezzi salgono il rendimento reale dei Treasuries scende e i titoli diventano meno appetibili. Oggi i rendimenti, che si muovono in senso inverso rispetto al prezzo, sono saliti a 1,67%, toccando il massimo da gennaio 2020. C’è chi ipotizza che la Fed possa avviare interventi sul modello di quanto sta facendo la banca centrale giapponese per calmierare la crescita dei rendimenti su tutte le scadenze, anche quelle decennali.
Powell non ha fornito indicazioni in tal senso limitandosi ad affermare che “non è ancora il momento di iniziare a parlare di un rallentamento degli acquisti di bond. La banca centrale comunicherà tempestivamente e con molto anticipo quando deciderà di intervenire”. Il governatore ha aggiunto che “La ripresa resta disomogenea, ed è lungi dall’essere completa. Il peggio per l’economia è stato evitato, ma nessuno deve di compiacersi“.
“La ripresa economica americana sta guidando quella mondiale. La domanda americana sosterrà l’attività globale”, ha risposto Powell a chi gli chiedeva se fosse preoccupato dell’impatto della divergenza in termini di crescita fra Stati Uniti e Europa. “Mi piacerebbe che l’Europa facesse meglio sulla crescita e sulle vaccinazioni, ma per ora non sono preoccupato per noi”, ha precisato Powell.