Truffa aggravata, certificazioni false, autoriciclaggio, riciclaggio internazionale e associazione per delinquere. La Regione Lazio è stata raggirata. I suoi fornitori diretti anche, sebbene alcuni di loro siano formalmente ancora indagati a Roma. A risolvere il caso delle “mascherine fantasma” del Lazio, un anno dopo, sono state la Procura e la Guardia di Finanza di Taranto, che questa mattina hanno disposto ed eseguito gli arresti domiciliari per sei fra soci e delegati della Internazionale Biolife srl, azienda con sede proprio nella città portuale pugliese. Fra loro anche Pietro Rosati, avvocato già coinvolto in un’inchiesta a Latina su servizi segreti e criminalità organizzata e Luciano Giorgetti. Ai domiciliari anche Giacomo De Bellis in qualità di “partecipe” della Internazionale Biolife (come Rosati e Giorgetti), e Antonio Formaro, Francesco Oliverio e Raffele Buovolo, “in qualità di promotori, costitutori e organizzatori”, come rilevato nel provvedimento firmato dal gip Benedetto Ruberto.

La società tarantina era in cima alla catena dei fornitori dei tre affidamenti diretti che la Protezione civile del Lazio, fra il 16 e il 20 marzo 2020, aveva assegnato alla Ecotech srl per l’acquisto di circa 37,8 milioni di mascherine Ffp3 e Ffp2, per la quale l’Ente aveva anticipato ben 14 milioni di euro. La Ecotech, a sua volta, si era rivolta alla svizzera Exor Sa, che aveva trovato nella Biolife la disponibilità a procurare in pochi giorni i dispositivi richiesti dalla Regione. Peccato che le mascherine sia giunte a Roma ma soltanto alla fine di agosto 2020, quando ormai non servivano più, mentre la Regione Lazio attende il rimborso di oltre 11 dei 14 milioni di euro anticipati.Il caso era stato sollevato ad aprile 2020 da un’inchiesta de ilfattoquotidiano.it e da un’interrogazione della consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo.

Dalle carte dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto Antonio Natale e condotte dai finanzieri agli ordini del tenente colonnello Marco Antonucci, si evince come il 5 aprile 2020 la Internazionale Biolife, per non perdere la commessa e dover restituire oltre 2 milioni di euro alla Exor Sa, abbia fornito un test report Sgs – un certificato di carico che attesta la presenza della merce in magazzino – palesemente falso, come rilevato poi dalla società svizzera. In realtà, ad accorgersi del trucco fu ilfattoquotidiano.it attraverso una verifica con la società Sgs. Non la Regione Lazio, che l’8 aprile decise di rinnovare l’affidamento ai fornitori proprio sulla base di quel documento. Avevano invece una “marchiatura Ce non conforme” i circa 300mila camici forniti dalla Biolife direttamente alla Protezione Civile laziale: il certificato presentato, infatti, era stato rilasciato da un società della Repubblica Ceca, che, all’atto dei controlli dei finanzieri, è risultata inesistente.

Il contatto fra la Biolife e Carmelo Tulumello, direttore dell’Agenzia di protezione civile, era proprio Pietro Rosati, accusato anche di riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo i pm tarantini, “i movimenti di denaro” evidenziati sul conto di Rosati, avevano “l’esclusivo scopo di ripulire parte del profitto illecito conseguito dalla Internazionale Biolife per effetto delle condotte illecite perpetrate ai danni della Protezione Civile del Lazio e della Exor Sa, rendendo difficoltosa la tracciabilità del profitto”. Gran parte dei soldi, secondo la ricostruzione dei finanzieri, sono finiti a una società con sede a Tirana, in Albania, la Frog Llc. La Frog è riconducibile a un 63enne italiano, Vincenzo Nuzziello, e a una 43enne albanese, Mirela Ndoci, entrambi – secondo i media albanesi – indagati a Tirana per truffa. Gli inquirenti, nel corso delle indagini, hanno rilevato come “altamente sospetto” il comportamento del titolare della Biolife, Giacomo De Bellis, che non aveva fornito documentazione rispetto i contratti con la Frog, “né aveva inteso sporgere denuncia e/o agire nei confronti” di quest’ultima.

La Guardia di Finanza ha accertato, fra diretti e indiretti, pagamenti arrivati dalla Regione Lazio alla Internazionale Biolife per circa 7 milioni di euro. Come detto, restano indagati dalla Procura di Roma, per inadempimento in pubbliche forniture, i coniugi Sergio Mondin e Anna Perna, titolari della Ecotech srl, che ha stipulato direttamente il contratto per le mascherine con la Regione Lazio, anche se l’operazione odierna dei pm tarantini è indubbiamente un punto a favore della difesa. Già prosciolta da ogni accusa, in Svizzera, la Exor Sa dell’italiano Paolo Balossi, sospettata inizialmente di aver fornito il certificato Sgs falso: l’azienda svizzera e il suo titolare, come ribadito dall’inchiesta tarantina, è da considerarsi a questo punto parte lesa. Il ruolo della Internazionale Biolife, infatti, è emerso solo in un secondo momento.

Aggiornato da Redazione web il 23 marzo 2021 alle 19

Per correttezza e completezza dell’informazione, precisiamo che – a differenza di quanto risultava in una prima versione dell’articolo – la società Quantum Solution non risulta in alcun modo coinvolta nell’inchiesta in argomento e che, stando all’ordinanza cautelare emessa dal gip presso il tribunale di Taranto, avrebbe semplicemente acquistato un lotto di tute protettive dalla Internazionale Biolife.

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