E’ ancora notte fonda per le quattro ruote del vecchio continente, alle prese con la terza ondata di pandemia. Dopo il -25,7% di gennaio, c’è da registrare una pesante battuta d’arresto anche a febbraio: -20,3 % di immatricolazioni dell’area che comprende Ue (da sola -19,3%), più Paesi Efta e Gran Bretagna. Un risultato che porta il cumulato del primo bimestre 2021 a un poco confortante meno 23,1 per cento.

Secondo i dati forniti dall’associazione continentale dei costruttori (Acea), il mese scorso sono stati venduti 850.170 veicoli, contro 1.066.172 dello stesso periodo nel 2020. Tra le piazze che hanno fornito le performance commerciali peggiori primeggia il Portogallo, con un sonoro -59%, mentre tra i mercati principali spiccano il -38,4% della Spagna ed il -35,5% della Gran Bretagna. Come pure il -20,9% della Francia e il -19% della Germania. A salvarsi sono state solo le “piccole” Svezia (+5,3%) e Norvegia (+3,3%).

L’Italia è quella che se l’è cavata meglio tra i major market, limitando i danni a un -12,3%. Soprattutto, come spiega il Centro Studi Promotor, “grazie agli incentivi varati con la Legge di Bilancio anche per vetture con alimentazione tradizionale, ma con emissioni non superiori a 135 gr/km di CO2. Lo stanziamento previsto per questi incentivi si sta però rapidamente esaurendo. Oggi sono ancora disponibili 54,8 milioni e, tenendo conto della media delle prenotazioni giornaliere dall’inizio della campagna a oggi, per questi incentivi restano fondi ancora fino alla fine di marzo”. Previsione che bisognerà tenere da conto, visto che tra l’altro nel nostro Paese le aumentate restrizioni da Zona Rossa incideranno negativamente proprio sui numeri di questo mese.

Il dato generale che emerge, in controtendenza, è nondimeno l’impennata di auto ibride, ibride plug-in (ovvero ricaricabili alla spina) ed elettriche. In questo caso, tuttavia, è sempre il CSP a spiegare che si tratta di una conseguenza “dei forti incentivi in vigore in quasi tutti questi paesi con stanziamenti molto superiori alla capacità del mercato di usufruirne per le carenze infrastrutturali che penalizzano la diffusione delle auto elettriche. In Italia a questa situazione si è posto rimedio con incentivi anche per l’acquisto di vetture con alimentazione tradizionale, ma con emissioni contenute”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Unrae (associazione dei costruttori esteri operanti in Italia) Michele Crisci, che spiega come “a fronte di ingenti investimenti dei costruttori verso elettrico ed idrogeno la rete stradale europea risulta ancora in forte ritardo nell’installazione delle infrastrutture di ricarica che crescono della metà rispetto al mercato. Senza un numero adeguato, anche in prospettiva, di impianti di ricarica veloce sulle principali autostrade continentali sarà impossibile raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero nei prossimi 30 anni”.

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