Tesserati che appaiono e scompaiono, moltiplicandosi alla vigilia dei congressi. Battaglioni di iscritti-fantasma per spingere questo o quel candidato. E un software americano, adottato da quattro partiti politici italiani, che garantisce l’anonimato a finanziatori e signori delle tessere. Nello psicodramma dell’ultima assemblea nazionale di +Europa – conclusa con la sfiducia al tesoriere Valerio Federico, l’addio di Emma Bonino e del segretario Benedetto Della Vedova c’è lo scoppio di un bubbone che covava fin dalla nascita del partito: la sua estrema permeabilità ai tentativi di scalata. Come quella del congresso fondativo di gennaio 2019, quando centinaia di “amici” di Bruno Tabacci – arrivati all’Hotel Marriott di Milano con pullman da tutta Italia – furono determinanti per l’elezione di Della Vedova alla segreteria contro Marco Cappato, salvo poi non rinnovare l’iscrizione l’anno successivo. In vista del secondo congresso, previsto a gennaio 2021, l’opposizione interna (capeggiata dal radicale Riccardo Magi) aveva chiesto misure adeguate a scongiurare un altro pullman-gate. Ma nessuna delle quattro assemblee convocate allo scopo è riuscita a partorire un regolamento congressuale: fino all’ultimo atto, la mozione di sfiducia a Federico, votata il 14 marzo e culminata nelle dimissioni di Bonino e Della Vedova.
I metodi di pagamento cifrati – Ma cosa contesta l’assemblea al tesoriere? Tra i sette punti del documento, il più significativo – per i suoi riflessi al di là del caso +Europa – è il terzo: “Sulla base di quanto riferito dal Tesoriere, l’attuale software, NationBuilder, utilizzato per il trattamento dei dati degli iscritti e dei relativi versamenti, non permette di risalire alla carta di credito o debito utilizzata come mezzo di pagamento e dunque impedisce di verificare il rispetto delle norme statutarie, nonché della tracciabilità dei versamenti, per il 73% delle iscrizioni a +Europa”. Insomma, chi si tessera lo fa con un nome e un cognome, ma non è possibile verificare se coincidono con quelli di chi ha effettuato il versamento. E cioè se l’iscritto ha pagato la propria quota di 50 euro (come prevede lo statuto) o se gli è stata gentilmente “offerta” da un terzo, che magari ne ha pagate altre centinaia. Di più: cifrando gli estremi del metodo di pagamento, NationBuilder regala un sostanziale anonimato anche ai finanziatori del partito, che possono avvalersi di prestanome per le loro donazioni. Aggirando così l’obbligo, previsto dalla legge Spazzacorrotti, di trasparenza sui contributi superiori a 500 euro.
Tutti i clienti di NationBuilder – Il problema non riguarda solo l’ormai ex partito di Emma Bonino. NationBuilder – start-up di Los Angeles accusata, tra l’altro, di aver ottenuto dati illeciti tramite Cambridge Analytica – sviluppa prodotti per le campagne politiche di tutto il mondo: “L’unico software per i leader, costruito per far crescere la tua community e portala all’azione”, si legge sul sito ufficiale. Il cliente più celebre è Donald Trump che lo usò per la sua prima sfida elettorale nel 2016. In Italia l’ha importato Matteo Renzi, servendosene per costruire l’infrastruttura informatica della Leopolda e, in seguito, quella di Italia Viva. Dal 2019, poi, è direttamente Alde – Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa, il terzo maggior gruppo del Parlamento europeo – a concedere in comodato d’uso NationBuilder ai propri affiliati nei vari Paesi: in Italia, oltre a +Europa e Italia Viva anche Azione! di Carlo Calenda e Radicali italiani (che però l’hanno abbandonato lo scorso settembre). Tutte queste forze, quindi, utilizzano un sistema di gestione dei contributi che non permette di risalire a chi ha pagato una tessera o disposto una donazione. E se i partiti di Renzi e Calenda, incentrati sui rispettivi leader, non corrono il rischio di scalate, la non tracciabilità dei pagamenti resta un formidabile assist al finanziamento occulto o addirittura al riciclaggio di denaro. “Mi stupisco che nessuna autorità si sia ancora posta il problema”, ragiona un membro dell’assemblea di +Europa.
“Un mercato di anime morte” – Tornando proprio a +Europa – che ha adottato il software a fine 2019, dopo l’elezione a tesoriere di Federico al posto di Silvja Manzi – gli elementi per sospettare, come fa la fronda interna, irregolarità nel tesseramento ci sono tutti. Se il 30 ottobre 2020 – data dell’avvio della discussione sul regolamento congressuale – gli iscritti erano 699, quaranta giorni dopo, il 7 dicembre (ultima data utile per il diritto di voto) erano schizzati a 2.462, più di tre volte tanto. Anche al congresso precedente si era registrata la stessa dinamica: 1.348 iscritti al 27 novembre 2018 (data di approvazione del regolamento), 4.491 al 18 gennaio 2019 (ultima data di iscrizione utile). Se invece si va a guardare quanti sono gli aderenti al movimento in tutti e tre i suoi anni di vita (2018-2021), il dato è sconfortante: appena 376. “+Europa ha solo, in occasione dei congressi, alcune migliaia di “tesserati” che compaiono e scompaiono nel giro di qualche giorno, il tempo di rendere il servizio richiesto al proprio capobastone”, ha sintetizzato in assemblea il dirigente Carmelo Palma. “Il 90% di quelli che accorsero allo scorso congresso non si sono iscritti l’anno successivo. L’80 per cento delle migliaia di tesserati che si sono iscritti per il congresso che dovrebbe tenersi quest’anno non erano iscritti l’anno precedente. Il “tesseramento” di +Europa non è un indice di partecipazione politica, ma un mercato di anime morte”.
Tesseramento di massa – Nella mozione di sfiducia, inoltre, si parla di “svariate centinaia di iscrizioni effettuate collettivamente, in moltissimi casi pervenute prive di dati obbligatori, oppure con dati di recapito coincidenti tra più iscritti”. Il tesoriere Federico si è difeso sostenendo di aver contattato uno a uno 500 tesseramenti “sospetti”, trovando solo 12 “fantasmi”, persone che non sapevano di essere state iscritte. I critici, però, fanno notare come per effetto di NationBuilder sia impossibile verificare se (e quante di) queste tessere siano state pagate dalla stessa persona. Sotto accusa c’è in particolare Fabrizio Ferrandelli, ras siciliano del partito, che in assemblea ha scaldato gli animi parlando apertamente dei “suoi” 800 iscritti. “Uno di quelli che raccoglie iscritti con le reti a strascico”, lo attacca su Facebook l’iscritto Costantino de Blasi, parlando di “scempio dell’etica democratica”. Ora un’ennesima assemblea dovrà definire il regolamento del congresso, da tenersi obbligatoriamente entro tre mesi dalle dimissioni del segretario. L’opposizione chiede di far votare solo chi è stato iscritto per almeno due anni consecutivi, per cercare di filtrare gli abusi. Ma a salvare l’anima di +Europa potrebbe non bastare.