Nelle 800 pagine di un'indagine indipendente emergono 243 molestatori e 386 vittime dal 1946 al 2018. Circa il 55 degli abusi riguardava bambini di età inferiore ai 14 anni e circa la metà violenze sessuali. Il vescovo vicario Schwaderlapp, esonerato, offre rinuncia all'incarico
Abusi sessuali su minori nascosti dall’arcivescovado di Colonia dal 1946 al 2018, per i quali sono stati individuati 243 molestatori e 386 vittime. Gli esiti contenuti nelle 800 pagine dell’indagine indipendente condotta da uno studio legale di Monaco, in Germania, sullo scandalo di abusi sessuali denunciati nell’arcidiocesi cattolica di Colonia, la più grande del Paese, stanno scuotendo la chiesa tedesca. Le prime parole sul caso arrivano dal cardinale di Colonia Rainer Maria Woelki (nella foto), che aveva commissionato il rapporto. In conferenza stampa Woelki ha condannato “l’occultamento” dei fatti. “Le azioni devono avere conseguenze anche per gli appartenenti al clero. Mi vergogno profondamente”.
Nel dossier pubblicato oggi e presentato dall’avvocato Bjorn Gercke si legge che circa il 55 degli abusi riguardava bambini di età inferiore ai 14 anni e circa la metà violenze sessuali. Il resto dei casi aveva a che fare con abusi verbali o fisici. Quasi due terzi degli abusi sono stati compiuti da esponenti del clero, mentre il resto da laici, si legge del rapporto, che segnala un chiaro aumento degli abusi tra il 2004 e il 2018.
All’interno del rapporto vengono citati l’attuale arcivescovo di Amburgo Stefan Hesse, che ha lavorato a Bonn, vicino Colonia, negli anni ’90, e Joachim Meisner, morto nel 2017 e predecessore di Woelki come arcivescovo di Colonia, accusati di molteplici violazioni dei doveri. Woelki ha già esonerato dal loro incarico il vescovo ausiliare Dominikus Schwaderlapp e il funzionario Günter Assenmacher. Schwaderlapp è stato vicario generale mentre Assenmacher era responsabile delle questioni del tribunale ecclesiastico. Il vescovo vicario ha offerto al Papa la rinuncia all’incarico. “Chiedo a Papa Francesco il suo giudizio”, ha scritto oggi Schwaderlapp in una dichiarazione, perché “non posso essere giudice della mia stessa causa”. Il vescovo ausiliare procede affermando di vergognarsi “di aver prestato troppa poca attenzione a quello che sentono le persone, a quello di cui hanno bisogno e a come la chiesa deve comportarsi con loro”.