Musica

Compie trent’anni ‘Quattro amici al bar’, per me una delle canzoni più belle di sempre

Compie trent’anni, in questi giorni, una delle più note e per me più belle canzoni di Gino Paoli: “Quattro amici al Bar”.

Gino Paoli ha sempre cantato e continua a cantare l’amore, ma con i “Quattro amici”, parla di amicizia, ritrovando i tempi e la benevola nostalgia de “La Gatta” una delle sue prime canzoni, che andava in onda nella trasmissione radiofonica Cantautori (1959), dove apparivano assieme a Paoli, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gianni Meccia, Ricky Gianco e altri.

Chi erano i tre amici che siedevano al baretto di Boccadasse con Paoli? Ho sempre pensato che dovessero essere: Bruno Lauzi, Umberto Bindi e Luigi Tenco, ma Paoli in un’intervista di due anni fa ha rivelato che si trattava invece del suo vecchio amico dei tempi dell’Accademia di Belle Arti, Giulio Frezza, del giornalista Arnaldo Bagasco e di Renzo Piano, l’architetto.

Non sono molte le canzoni che parlano di amicizia nel panorama musicale italiano, ne hanno scritto Renato Zero, Dario Baldan Bembo, Riccardo Cocciante, Povia, Lucio Dalla, Biagio Antonacci, Francesco De Gregori, Laura Pausini e altri. Amicizia vista in modo allegro o triste, ma che quasi sempre si rivolge a un amico, nello stesso modo con cui si parla d’amore a una donna o a un uomo, a due.

Paoli ha raccontato il modo di essere amici, in cui con una battuta o semplicemente con una smorfia ci si capisce e soprattuto come il passare del tempo trasformi le persone, e come l’amicizia sia spesso alla base delle scelte di vita delle persone. L’unica canzone che forse esprime con senso di coralità questo sentimento è “La Compagnia” di Lucio Battisti, che nella versione di Vasco Rossi trasmette lo struggente del passare del tempo e il legame sanguigno e affettivo che si crea nella “banda”.

L’ultima volta che ho incontrato Gino Paoli è stato nella sua splendida casa di Genova (Quinto) a parlare di libri, un pomeriggio di rivelazioni e di sorprese, davanti agli anelli che ornano le dita delle sue mani e che rappresentano le donne della sua vita, da cui non si è mai staccato, il cui legame non crea certo problemi a sua moglie Paola, tranquilla complice del suo passato e del suo oggi. Eravamo là perché aveva concesso a Vivere con Lentezza, di intitolare, “Leggevamo Quattro Libri al Bar” un’iniziativa di lettura che parafrasando la sua canzone cerca di esprimere il gusto di ritrovarsi, con un libro a interrogarci con leggerezza un po’ su tutto, stando in compagnia, tra un bicchier di coca ed un caffè.