La Sardegna abbandona la zona bianca e passa in arancione da lunedì, stessa area in cui sarà collocato il Molise. Viene rinnovata la zona rossa per la Campania, mentre le altre Regioni non si muovono dalla loro colorazione attuale. È questa la nuova mappa dell’Italia disegnata dalle ordinanze del ministero della Salute in base all’ultimo monitoraggio dell’Iss. Gli esperti segnalano infatti una situazione epidemiologica critica, con un nuovo incremento di nuovi casi per i quali non si riesce a ricostruire la catena di trasmissione, sintomo di una capacità di tracciamento tutt’altro che ristabilita. “Si conferma per la settima settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio”, scrive la Cabina di regia Iss-ministero della Salute relativa alla settimana dall’8 al 14 marzo.
“L’elevata incidenza, l’aumento della trasmissibilità e il forte sovraccarico dei servizi ospedalieri richiedono di mantenere rigorose misure di mitigazione nazionali accompagnati da puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione”, suggeriscono gli esperti che hanno calcolato i tre valori più alti di Rt in Campania con 1.65, seguita dalla Valle D’Aosta e Friuli Venezia Giulia entrambe a 1.42. Il valore più basso si registra nella Provincia autonoma di Bolzano con un valore a 0.59. In generale l’indice Rt nazionale si è stabilizzato a 1,16 mentre aumenta ancora l’incidenza, che ora supera la soglia di 250 casi settimanali per 100mila abitanti. Numeri che impongono “il massimo livello di mitigazione possibile”, anche perché “si osserva un peggioramento anche nel numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione” di terapia intensiva o aree mediche sopra la soglia critica.
L’Iss osserva inoltre “un ulteriore aumento dell’incidenza a livello nazionale, che supera la soglia di 250 casi settimanali per 100.000 abitanti, che impone il massimo livello di mitigazione possibile”, scrive l’Iss sottolineando che nel periodo 12-18 marzo è risultata di 264 per 100mila abitanti. Resta stabilmente sopra l’1 in tutto il range, ma non sale invece l’indice Rt, stabile a 1,16 per effetto probabilmente delle prime chiusure imposte nelle scorse settimane. Si continua ad osservare un livello generale di rischio alto: dieci Regioni (stesso numero della settimana precedente) hanno un livello di rischio alto, le altre 11 Regioni e Province autonome hanno una classificazione di rischio moderato (di cui sette ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane). Tutte le aree del Paese, tranne sei, hanno riportato allerte di resilienza, si legge ancora nel monitoraggio. Due di queste (Campania e Veneto) riportano molteplici segnali di allerte di resilienza.
Le conseguenze della ‘cavalcata’ dei contagi si riflette invece sulle strutture ospedaliere, con “un peggioramento anche nel numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica”. Ad oggi sono 13, due in più della settimana scorsa. “Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in forte aumento e sopra la soglia critica (36% vs 31% della scorsa settimana)”, sottolinea l’Istituto superiore di Sanità specificando che il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è cresciuto dai 2.756 pazienti del 09 marzo ai 3.256 di sette giorni più tardi. Stessa situazione nei reparti Covid, con un tasso di occupazione arrivato alla soglia critica (40%) con un forte aumento nel numero di persone ricoverate: cresciute da 22.393 del 09 alle 26.098 del 16.
Nella settimana 12-18 marzo, l’incidenza a 7 giorni nelle singole regioni vede il Friuli-Venezia Giulia come quella più colpita con 468 casi ogni 100mila abitanti, seguita dall’Emilia-Romagna con 423 e dal Piemonte con 352. Altre 7 aree del Paese – Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia di Trento, Puglia e Veneto – hanno un’incidenza superiore ai 250 casi. La Sardegna continua ad essere l’unica sotto i 50 casi, ma ha un Rt sopra 1 e un rischio valutato come “moderato”, aspetti che l’hanno portata a dover abbandonare la zona bianca. Contestualmente, spiega il monitoraggio, “continua ad aumentare” il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: erano 50.256 nella settimana precedente di monitoraggio, sono diventati 54.964. “La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è 28,2%. Invece, il 37,2% dei casi è stato rilevato attraverso la comparsa dei sintomi. Infine, il 20,5% attraverso attività di screening e per il 14,1% dei casi non era disponibile tale informazione”, annota l’Iss.