“Questo disco, ‘Tante Care Cose‘, parla di tante cose successe in questi due anni, dal mio primo album ad oggi. – racconta Fulminacci a FQmagazine – Dentro ci sono tante situazioni, circostanze e aneddoti che mi stanno a cuore, fatti accaduti a me o racconti di persone che si sono confidate con me. Un tema che ritorna in questo disco è quello dell’amicizia, della convivialità e della bellezza di apprezzare quei momenti in cui si sta insieme e rilassati. C’è anche qualche ‘strascico’ liceale, anche se spero che il liceo sparisca nei miei prossimi dischi (ride, ndr). E poi mi sono messo in gioco dal punto di vista emotivo più intimo”.
Domanda di rito. Sanremo archiviato, come stai vivendo in questo momento di “zone rosse”?
Mi auguro ovviamente che questo periodo non resti così e non rimanga tutto così per sempre. Ci stiamo abituando purtroppo, sta succedendo qualcosa di inaspettato. Quando ho saputo che eravamo in zona rossa mi sono detto ‘ah vabbè’ anziché reagire con ‘oh ora mi ammazzo, ho voglia di fare cose’. Credo questo atteggiamento sia un po’ pericoloso dal punto di vista psicologico. Ovviamente appartengo a una categoria fortunata, ho fatto Sanremo, il disco è uscito, le persone mi ascoltano, il mio mestiere non è fatto solo di live però ci sono quelli che fanno concerti e sono stati colpiti drammaticamente.
Hai sentito qualcuno del tuo staff? Com’è la situazione?
Tremenda. Sento spesso la mia band che è formata da musicisti che lavorano anche su altri progetti, per fortuna, ma senza i live hanno avuto delle perdite economiche importanti. Anche alcuni fonici che conosco bene. Non fare nulla vuol dire tantissimo. Drammatico. Bisogna fare di tutto per tornare a lavorare, ma qualcosa questa estate pare che si faccia, importante che avvenga.
Hai avuto paura per il Covid a Sanremo?
Ci ho pensato, sì, anche perché mi è spiaciuto moltissimo per quello che è accaduto ad Irama e sono stato felice che sia rimasto in gara. Aveva fatto le prove benissimo. Invece per me sarebbe stata una tragedia qualora mi fossi fermato per il Covid perché le mie prove non erano andate un granché (ride, ndr). Ero tristissimo, sembravo teso perché facevo attenzione al suono in cuffia. Insomma, mi è andata bene.
Perché hai scelto proprio di presentarti con “Santa Marinella”?
Era esattamente il brano che avevo in mente pensando a Sanremo. Anche il mio staff mi ha appoggiato. È un pezzo che si presta all’arrangiamento orchestrale classico e per me era l’occasione giusta per stare quel palco e lavorare con musicisti di un’orchestra di quel livello.
Si è letto: “Fulminacci in gara tra i Big e non nelle Nuove Proposte perché?”. Tu cosa rispondi?
Non leggo mai queste cose, così sto tranquillo. Comunque capisco questo punto di vista e non mi indigno. Nel momento in cui sono andato a Sanremo è come se avessi stretto un patto con me stesso: ‘Qui non ti conosce nessuno, accettalo’. Dai social al Premio Tenco, passando per i piccoli circuiti musicali, mi sono ritrovato su Rai1. Sono andato a Sanremo considerandomi uno sconosciuto e con la voglia farmi conoscere. Dopo due anni di inizio carriera molto soddisfacenti e soddisfazioni immense, sono arrivato lì per presentarmi a un pubblico vasto e mi piace pensare che grazie a questa partecipazione anche qualcuno della mia età abbia iniziato a seguirmi.
Tu e Random avete presentato nella serata delle cover un brano di Jovanotti ma i complimenti dell’autore li hai ricevuti tu…
Avevo paura del giudizio di Jovanotti. Prima di cantare mi ha scritto: ‘Non vedo l’ora di ascoltarti’ e gli ho risposto ‘ti chiedo scusa in anticipo’ poi mi ha fatto i complimenti. Felice anche di aver mostrato l’altra parte di me, quella positiva, allegra e funky.
A ottobre 2019 avevi 22mila follower, oggi 108mila. È cambiato qualcosa?
Nulla perché c’è stato il Covid e non ho la percezione di quante persone mi riconoscono per strada, ma sto ricevendo messaggi molto belli e alcuni commoventi. Non ho avuto modo di abbracciare e salutare le persone dal vivo, spero si possa fare in tour.
Prevedi un tour questa estate?
Sì, ci stiamo pensando seriamente, vogliamo fare dei concerti.
Citando una delle tue canzoni, ‘La grande bugia’: se potessi parlare con te da bambino, cosa ti chiederesti?
Cerco di trovare un contatto con la mia parte infantile. Ho sempre l’immagine di me da piccolo che dormo mentre ci sono io da grande che gli sussurro delle cose all’orecchio per rassicurarlo…
Che bambino eri?
Non mi divertivo a giocare con gli altri coetanei, non giocavo a pallone, mi inventavo dei personaggi, ci parlavo. Stavo spesso con mio fratello, ci raccontavamo cose, poi con la telecamera con un mio amico giravamo dei film immaginari. Ero la palla al piede degli adulti più che l’amico dei bambini. Non vedevo l’ora di conseguire la maturità. Mi sono divertito più dai 16 anni in poi. Comunque la mia parte infantile non l’ho mai mollata.
Cosa hai fatto dopo il Liceo Classico?
L’Accademia di cinema a Roma e ho conseguito il diploma triennale della recitazione. Contemporaneamente nell’anno del diploma ho pubblicato il primo disco. La musica ha preso tutto il tempo.
Pensi di girare un film?
Mi piacerebbe recitare in un film dei fratelli D’Innocenzo. Nel cinema come nella musica si sono create delle situazioni in cui l’ambiente indie si toglie la puzza sotto al naso e si lancia nel pop.
Se potessi invece scrivere per una interprete chi sceglieresti?
Penso che lo farò a breve, anche perché da parte ho delle canzoni che non potrei mai cantare io per l’estensione vocale prevista che è impossibile per me. Comunque direi Noemi che ha una voce pazzesca e Francesca Michielin.
Canti ‘poi qui vince chi se ne frega e non paga le tasse’. Sembri rassegnato, è così?
In ‘Un fatto tuo personale’ punto il dito contro l’ipocrisia e i pregiudizi. Osservo la situazione intorno a me, senza nemmeno capirci molto. Sembra quasi discorso da autobus (ride, ndr) ma penso che se tutti partecipassimo alla vita sociale e al pagamento delle tasse alla pari, tutti saremmo più contenti. Poi c’è il tema della sostenibilità…
Sei ecologista?
Vivo in profondo conflitto. Da una parte c’è l’idea del viaggiare, del conoscere ma oggi spostarsi composta costi e inquinamento. Insomma è una tematica molto sentita dalla mia generazione e crea un cortocircuito. La figura della persona avventurosa e curiosa che vuole conoscere il mondo ma al tempo stesso distrugge il pianeta.
Insomma Greta Thunberg ti ha fatto riflettere?
Di sicuro ha reso comprensibile questi temi e tanti altri. Ha comunicato bene.
Hai viaggiato molto?
Purtroppo poco, ma solo per una questione economica e pratica. Però sono rimasto affascinato da Marrakech, magica e unica.
Perché abiti lontano dal centro di Roma?
Ci sono nato, i miei genitori quando si sono sposati hanno detto andiamo in periferia a fare la villetta (ride, ndr). Sono stato contentissimo perché ho avuto una infanzia invidiabile. Anche se abitavamo vicino alla Discarica Malagrotta però non si vedeva, ho vissuto in un posto verdissimo e sono cresciuto con i miei cugini che avevano le mia stessa età. Stavamo in un casale con tante abitazioni diverse ma unite da delle siepi.
La tua dichiarazione d’amore più importante chiude il disco: “Tu che sei una ma mi circondi”. Per te è importante vivere in due?
Fondamentale. So che c’è chi non la pensa così ma credo che la condivisione, il vivere un sentimento grande sia qualcosa che ti porta a vivere felicemente. Se stai con qualcuno da tanto tempo, sei innamorato e lo guardi negli occhi riesci ad accettare l’idea che si possa invecchiare insieme. Se provi qualcosa di bello per una persona, riesci ad accettare anche l’idea che la vita ad un certo punto finisca. Condividere la propria vita con qualcuno aiuta ad accettare l’imperfezione della vita.
Dici, sempre nel disco, “a me mi fa paura tutto”. Di cosa hai paura?
In questo momento ho paura della situazione che stiamo vivendo e mi fa paura in generale del giudizio delle persone. Già giudico molto me stesso.
Temi il giudizio degli altri?
Sulla musica no, perché mi diverto. Sul lato personale invece devo ancora lavorare. Sono sempre stato quello che alle feste non ballava, come i personaggi di Nanni Moretti che stanno al bar e si guardano intorno: ‘Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?’. Però se mi trovo con quattro amici e una birra, allora mi lancio in chiacchierate infinite e divertenti.
Chiudiamo con una domanda di vitale importanza. I baffi a Sanremo: una scelta estetica o hai perso qualche scommessa?
Semplice scelta estetica, anche se in effetti poteva sembrare una scommessa: ‘Se faccio Sanremo vado coi baffi!’ (ride, ndr).