Inizia la Primavera di mobilitazione di Rifiuti Zero e per la Rivoluzione Ecologica oltre la depressione pandemica. Mentre la cosiddetta nostra “civiltà” basata sullo spreco e sul disprezzo degli equilibri naturali sta annaspando si avverte sempre più la necessità di un vero cambio di passo nel segno di un ritorno alla nostra casa comune che è il PIANETA! Tutto il resto è… noia, retorica, spreco di tempo di stucchevoli giochi di potere.
Lo hanno capito i giovani del Fridays For Future che hanno lanciato per il 19 marzo la Giornata Mondiale per il Clima che evidentemente, lo abbiamo capito noi di Zero Waste (che tra l’altro aderiamo volentieri a questa giornata) rilanciando una sfida di primavera che si articolerà con la giornata del 31 marzo, questa volta promossa dalla Global Alliance for Incinerator alternatives (GAIA) ma che si svilupperà attraverso tanti altri appuntamenti che serviranno anche a ribadire al governo che riguardo all’utilizzo del Recovery Fund non sono ammissibili errori o regali ai potentati dell’industria sporca.
E lo diciamo in un momento in cui, dai 5 Stelle a quasi tutti gli altri “ammucchiati” al governo non lesinano parole roboanti a favore della Transizione Ecologica di cui, però, non sono esplicitati progetti e programmi vera cartina di tornasole per capire se questi “peana” sono l’ennesimo esercizio di un insopportabile greenwashing oppure se davvero siano l’inizio di una exit strategy da un progresso che ha trasformato il Pianeta in una sorta di supermercato.
Noi siamo ben consapevoli della complessità della governance ambientale che prevede riconversioni che riguardano i modelli economici e gli stessi nostri stili di vita e di consumo ma vi è un punto su cui verificare se davvero dalle parole si intende passare ai fatti.
Come negli anni 80 è stata la questione nucleare a fare da spartiacque tra la visione industrialista (e scientista) e quella ecologista oggi lo scontro decisivo avviene attorno alla gestione degli scarti altrimenti in modo anacronistico definiti rifiuti. Non solo perché la gestione in sé pone molti problemi in molte parti d’Italia (da Reggio Calabria a Roma) ma soprattutto perché è da essa che possiamo capire se si sta continuando a foraggiare i sistemi lineari dell’industria dissipativa oppure se ci si sta dirigendo verso l’unico modello possibile di produzione: quello circolare come peraltro sancito dall’Europa. Ed in particolare stiamo riferendoci alla riproposizione o meno di forme di incenerimento dei rifiuti e/o di produzione di carburanti o combustibili dai rifiuti.
La credibilità di una svolta si gioca proprio nello scegliere se gli scarti decidiamo di ridurli fino ad azzerarli (la natura non produce rifiuti) applicando i dettami di una “circolarità” centrata sul recupero della materia oppure se si riproporrà la peste del linguaggio della termovalorizzazione e/o del riciclo chimico per estrarre dai rifiuti a go-go in un’orgia di rilanciato consumismo basato sulle plastiche usa e getta come incredibilmente torna a proporre Chicco Testa a nome della Confindustria dei “servizi ambientali” Utilitalia.
I 5 Stelle e Beppe Grillo vadano oltre le generiche dichiarazioni che li ha portati a sostenere l’attuale ammucchiata a favore del Ministero della Transizione ecologica. Ci dicano come la pensano su questi aspetti. Fuori da questa risposta l’ecologia diventa come l’oroscopo: tutto e il contrario di tutto!