Alla base della decisione del governo i test salivari che da 3 settimane vengono condotti negli istituti. Il tasso di infezioni, ha spiegato il ministro dell'Educazione, rivela che in media è soltanto lo 0,5% degli allievi che si contagia a scuola, circa 500 su 100mila
Dalla mezzanotte 16 dipartimenti della Francia tornano in lockdown, regione di Parigi compresa. Chiusi tutti i negozi che non siano di prima necessità, ma il governo ha deciso che le scuole rimarranno aperte. Una scelta in controtendenza rispetto alla strada imboccata in buona parte d’Italia e in Germania, che sta valutando la possibilità di interrompere il piano di riaperture concordato solo due settimana fa. Alla base della decisione del premier Castex le evidenze rilevate finora attraverso i test salivari che da 3 settimane vengono condotti negli istituti.
Dai risultati, ha detto il ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer, emerge infatti che i bambini si ammalano di Covid soprattutto in famiglia: il tasso di infezioni rivela che in media è soltanto lo 0,5% degli allievi che si contagia a scuola, circa 500 su 100mila, al di sotto del tasso di incidenza. “Il virus vive ovunque nella società – ha detto Blanquer – i bambini che si contagiano, quando si risale la catena di contaminazione, non lo prendono a scuola ma in famiglia. Il problema è piuttosto che arrivano contagiati da casa e possono contaminare a scuola”.
Per spiegare che – anche in questo terzo lockdown che comincia alla prossima mezzanotte – le scuole rimarranno aperte, Blanquer ha spiegato: “Innanzitutto, cosa succede se i bambini non vanno a scuola? La maggior parte del tempo la occupano in attività sociali, dove si contagiano di più. Poi, il fatto che a scuola li si sottoponga a tampone consente di risalire e spezzare le catene di contagio che altrimenti non si riuscirebbero a interrompere. Infine, abbiamo nelle scuole un protocollo molto più rigido e questo ha un merito pedagogico, poiché i bambini diventano poi ambasciatori di questi protocolli stretti nel resto della società”. Senza contare, “i danni educativi enormi” provocati nei bambini nel fatto di non andare più a scuola.