Palazzo dei Marescialli dà il suo via libera alla quinta valutazione di professionalità passando alla sesta, che è la penultima, per Giulio Cesare Cipolletta, giudice del tribunale di Pisa. La carriera di Cipolletta era stata bloccata perché su di lui "il giudizio negativo era stato espresso sulla base di fatti avvenuti tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008, per i quali il dottor Cipolletta è stato condannato sia in sede penale che disciplinare, per il danneggiamento, in quattro diverse occasioni, dell'autovettura di una collega, parcheggiata all'interno del Tribunale, nonché per il porto, senza giustificato motivo, di un'arma da taglio"
C’è un magistrato che il Csm ha deciso di promuovere nonostante in passato abbia tagliato le ruote dell’auto di una collega, con cui aveva litigato. Si chiama Giulio Cesare Cipolletta, fa il giudice del tribunale di Pisa, ed ha superato la quinta valutazione di professionalità passando alla sesta, che è la penultima. Se gli fosse stata negata per la seconda volta, Cipolletta sarebbe finito fuori dalla magistratura visto che la sua carriera era già rimasta bloccata dall’aprile del 2006 all’aprile del 2010. La storia è raccontata da Repubblica che spiega come il Csm lo abbia sì promosso ma – come spesso capita durante questa consigliatura – si è spaccato. In 13 votano per il via libera mentre sei si oppongono: Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, della corrente di Piercamillo Davigo, poi Giuseppe Cascini e Elisabetta Chinaglia di Area, il laico di Forza Italia Alessio Lanzi e quello della Lega Emanuele Basile. Altri due laici, Stefano Cavanna della Lega e Fulvio Figliotti di M5S, si astengono. Non vota come sempre Ermini.
La carriera di Cipolletta era stata bloccata perché su di lui “il giudizio negativo era stato espresso sulla base di fatti avvenuti tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008, per i quali il dottor Cipolletta è stato condannato sia in sede penale che disciplinare, per il danneggiamento, in quattro diverse occasioni, dell’autovettura di una collega, parcheggiata all’interno del Tribunale, nonché per il porto, senza giustificato motivo, di un’arma da taglio”. Il magistrato ha un debole per l’arma bianca e Palazzo dei marescialli lo condanna alla censura. Nel 2010 la sua carriera si sblocca perché il giudice “si pone fra i colleghi più produttivi della sezione e con riferimento alla diligenza afferma che ha sempre rispettato i termini di deposito dei provvedimenti”. Il giudice, però, inciampa di nuovo in un’altra vicenda disciplinare perché il 3 marzo del 2012 “ha cagionato a La Spezia lesioni personali alla gamba di una signora giudicate guaribili in sette giorni, sferrando un calcio alla portiera della sua autovettura, nell’ambito di un alterco per motivi attinenti alla circolazione stradale”. Il magistrato minaccia la donna: “Sei una maledetta, adesso te la faccio vedere io, questa me la paghi”. Secondo le cronache alla signora toccano sette punti in ospedale.
Una vicenda che il giudice di La Spezia decide di chiudere con un “non doversi procedere a seguito dell’avvenuta riparazione del danno”: Cipolletta infatti versa 3mila euro alla signora aggredita per strada. La sezione disciplinare gli impone una nuova censura che poi nel 2017 è “divenuta irrevocabile a seguito della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 2018″. “L’incolpazione – si legge nella sentenza disciplinare – trae origine da un alterco originato da motivi attinenti alla circolazione stradale tra Cipolletta, alla guida di un ciclomotore, e una signora, che conduceva una autovettura Opel Agila. Dopo che la medesima – avendo percepito il rischio di una collisione tra i due veicoli – aveva attivato il segnale acustico della sua auto, Cipolletta l’aveva seguita fino alla piazzetta in cui aveva parcheggiato l’autovettura e l’aveva avvicinata mentre si accingeva a uscirne. Quando aveva già aperto la portiera e appoggiato la gamba sinistra per terra, Cipolletta l’aveva spinta improvvisamente verso la portiera, sferrandole un calcio e ferendola in modo profondo. Era poi stata apostrofata con l’espressione ‘sei una maledetta’ ed era stata minacciata con un “adesso te la faccio vedere io che me la paghi”. Nonostante tutto, però, il Consiglio giudiziario dà un giudizio positivo su Cipolletta “anche in ordine al prerequisito dell’equilibrio” e poi aggiunge che “i fatti che oggi si valutano, non hanno alcuna pertinenza con l’esercizio delle funzioni, nemmeno in senso lato, trattandosi in definitiva di un alterco legato alla circolazione stradale”.
La consigliera Maria Paola Braggion di Magistratura indipendente aveva dato il via libera alla promozione perché “pur trattandosi di un fatto indubbiamente grave, esso non pare essere sintomatico di una mancanza di equilibrio complessiva del dottor Cipolletta”.E poi “Cipolletta non avrebbe inseguito la signora, e che le si avvicinò per effetto del diverbio in corso, in quanto lei stessa era alterata ritenendo di aver rischiato un incidente per colpa del conducente del ciclomotore; né la colpì direttamente, ma indirettamente colpendo con un calcio la portiera della vettura della signora che si accingeva a scendere dalla stessa. Il dottor Cipolletta ha, inoltre, offerto un risarcimento cospicuo in sede penale di 3mila euro, che se è stato valutato dal giudice disciplinare quale ammissione di responsabilità, costituisce pur sempre un gesto riparativo, per quanto possibile, delle conseguenze della sua condotta, che, invero, gli ha permesso di ottenere la sentenza di non doversi procedere da parte del giudice di pace per estinzione del reato”. Dunque “la reazione estemporanea e verosimilmente legata a un momentaneo stato d’ira per un diverbio stradale occasionale, deprecabile, ma non indicativo di un abituale atteggiamento aggressivo né di una mancanza di equilibrio capace di riverberarsi in tutta la sua attività giurisdizionale”.