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La Finlandia è il Paese più felice del mondo: Italia 25esima. Ecco gli Stati dove la ripresa dopo la pandemia è stata più veloce

Il primo posto di Helsinki da attribuire principalmente alla fiducia della popolazione nei confronti della propria comunità. L'Italia guadagna tre posizioni rispetto all'anno scorso nonostante la pandemia

Finlandia terra felice, Italia 25esima e nonostante il covid guadagna tre posizioni dallo scorso anno. È quanto risulta dalla classifica del World Happiness Report 2021, lo studio ogni anno redatto dal Gallup World Poll e supportato da varie organizzazioni, tra le quali, in Italia, la Fondazione Ernesto Illy e illycaffè. La ricerca redige annualmente la classifica dei Paesi più felici al mondo, e quest’anno si è trovata ad affrontare una sfida unica: analizzare gli effetti della pandemia sul benessere soggettivo delle persone.

L’Italia e il Covid – Il posizionamento della Finlandia è da attribuire principalmente alla fiducia della popolazione nei confronti della propria comunità, elemento che ha contribuito al benessere delle persone. L’avanzata di tre posizioni dell’Italia, seppure piccola, diventa interessante considerando che il nostro paese è stato uno dei territori con la più ampia incidenza di vittime per Covid in relazione al numero di abitanti: il report ha esaminato in particolare le conseguenze della pandemia stabilendo, sorprendentemente, che non c’è stato un declino del benessere nel mondo. Ma secondo i ricercatori del World Happiness Report, nel nostro Paese la risposta al virus è stata insoddisfacente, principalmente per una scarsa adesione dei cittadini alle misure richieste e i pochi controlli, nonostante le misure stringenti.

I casi virtuosi – Nel report si osserva inoltre che la questione della salute mentale è stata una delle grandi ricadute della pandemia, ma anche del conseguente lockdown. Quando la crisi sanitaria è iniziata, c’è stato un significativo e immediato declino nei livelli di salute mentale in diversi Paesi. E i Paesi che si sono bene organizzati per il contenimento dei contagi – grazie a tracciamento, isolamento e travel ban messi in atto per assicurarsi un controllo del virus – sono stati Asia Orientale, Australia e Nuova Zelanda, che hanno registrato meno morti e una migliore crescita economica rispetto ai Paesi del Nord America ed Europa. Il capitolo analizza anche le risposte dei cittadini, rimarcando che le politiche possono essere efficaci quando i cittadini sono compiacenti (come nell’Asia Orientale) ma anche quando sono più orientati alla libertà (Australia e Nuova Zelanda). Nell’Asia Orientale (e altri luoghi), l’evidenza mostra che il morale delle persone migliora quando il governo agisce. Ciò nonostante, per il futuro, con il vaccino per tutti in vista, avrà un senso bilanciare il rischio di morti contro il costo economico nell’abbassare la curva.

I tassi di mortalità – Lo studio ha poi voluto approfondire i motivi che portano i vari paesi nel mondo ad avere tassi di mortalità così diversi fra loro. Il dato è infatti molto più alto in America e in Europa rispetto ad Asia, Australia e Africa. I fattori determinanti includono sicuramente l’età della popolazione, l’essere un’isola o meno, la prossimità ad altre zone altamente infette. Alcune differenze culturali, inoltre, hanno ulteriormente contribuito a modificare il tasso, come ad esempio la fiducia nelle istituzioni pubbliche oppure la conoscenza maturata in epidemia precedenti. Senza trascurare gli aspetti economici, vedi la disuguaglianza nel reddito. “L’esperienza dell’Asia dell’Est mostra che politiche stringenti non solo hanno controllato la pandemia in modo efficace, ma hanno anche contrastato l’impatto negativo dei bollettini giornalieri relativi alle infezioni sulla felicità delle persone”, afferma Shun Wang, professore del Development Institute Coreano.

(nella foto la premier finlandese Sanna Marin)