Un anno fa a Nembro le campane smisero di suonare “a morto” per i troppi defunti. In questo comune della Val Seriana si arrivavano a celebrare anche quindici funerali al giorno. E così, come era già accaduto in passato con altre epidemie, si era deciso di “non accrescere il clima di angoscia che era diventato insostenibile”. Dodici mesi dopo, le campane sono tornate a suonare. Ieri sera in tutta la provincia si sono susseguiti i rintocchi per ricordare tutte le vittime del Covid. Da Bergamo fino all’alta Val Seriana. “Abbiamo suonato perché i morti sono stati tanti e vogliamo ricordarli tutti”, spiega Nicola Persico, della Federazione Campanari Bergamaschi.

A Nembro, il curato don Matteo Cella si commuove quando ripensa a quei momenti. “La nostra è una comunità che porta ancora delle ferite tanto che ci sono percorsi di accompagnamento per l’elaborazione del lutto”. Durante la pandemia, il curato insieme a tanti cittadini e giovani dell’oratorio si sono impegnati per dare una mano ai propri concittadini. C’è chi ha cucito mascherine, chi ha portato la spesa agli anziani. “Abbiamo imparato ad essere uniti e solidali e questo è un tesoro da non perdere – spiega il curato – è una comunità che ha capito il valore delle azioni di aiuto al prossimo e che non ha più voglia di accettare la confusione, la mediocrità e l’inadeguatezza di chi non sa prendere provvedimenti e questa è una richiesta che va consegnata a chi tiene le redini della gestione collettiva”.

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