Oltre 100 morti degli oltre 300 avvenuti nel Pio Albergo Trivulzio di Milano sarebbero stati provocati dal Covid. Tra gennaio e aprile 2020 il 33% delle morti registrate nella struttura sarebbe attribuibile con “alta probabilità” alla malattia innescata da Sars Cov 2 e nello stesso periodo si è registrato un tasso di mortalità del 40% più alto rispetto a periodi a periodi pre pandemia. Sono alcuni dati contenuti nella maxi consulenza depositata da un pool di esperti nell’inchiesta milanese sulla gestione della storica Baggina milanese nella prima ondata. Consulenza da cui emergerebbero anche carenze su dpi, tracciamento, isolamento, informazioni al personale e sicurezza sul lavoro.

I medici specialisti e virologi nominati dagli inquirenti hanno analizzato più di 400 cartelle cliniche di pazienti morti nella struttura. Inoltre hanno provato a dare risposta ai quesiti posti dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, che coordinano l’indagine insieme alla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano: dalle misure messe in campo dalla dirigenza della Rsa per la prevenzione delle infezioni di pazienti e lavoratori, alle decisioni prese a livello regionale per la gestione dell’emergenza. La relazione è pilota rispetto a tutte le inchieste tuttora aperte sulle stragi di anziani nelle Rsa milanesi. Nell’indagine per epidemia colposa, omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza sono più di cento le parti offese, sono indagati il direttore generale Giuseppe Calicchio e la struttura per violazione della legge 231 sulla responsabilità degli enti mentre le parti lese sono oltre 100.

Fanno parte della documentazione acquisita e sequestrata dai militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, le cartelle cliniche, i documenti sui tamponi e su ingressi e uscite e direttive ricevute dalla struttura e inviate dalla Regione Lombardia.

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