“Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme, ma qui si tratta della salute. Se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio”. Più di un mese dopo il suo insediamento e al termine del primo consiglio dei ministri “politico” del suo mandato, il presidente del Consiglio Mario Draghi, si è presentato davanti ai giornalisti per illustrare il contenuto del decreto Sostegni e (per la prima volta) rispondere alle domande. E dopo aver elencato i contenuti del provvedimento e i fondi stanziati, ha parlato della strategia vaccinale europea e riconosciuto le difficoltà delle scorse settimane. Tanto che, guardando al futuro, non ha escluso il fatto che l’Italia possa arrivare a valutare altre strade. “Si tratta di affrontare una economia in stato emergenziale“, ha detto, “il tempo delle grandi scelte economiche appartiene alla normalità e spero che arrivi presto, ma ora non c’è. Il mancato rispetto degli accordi va punito e il coordinamento europeo è la prima strada da cercare sui vaccini. Se l’Ue prosegue su Sputnik bene, sennò si procederà in un altro modo“. Questo perché, “ci sono stati dei problemi che risalgono al modo in cui i contratti sono stati fatti, alla scelta delle società e delle strategie” lo dico “con tutta umiltà, con il senno di poi si trovano tanti errori… la stessa domanda sarebbe stato meglio farcela al momento in cui venivano fatti questi contratti”. Parole, quelle di Draghi, che sono arrivate poco dopo l’intervento di Angela Merkel: la cancelliera tedesca, parlando alla nazione, ha aperto a sua volta al ricorso allo Sputnik anche se non dovesse arrivare il via libera dell’Ema.
Draghi però non si è limitato a criticare l’Europa, ma ha anche parlato di quelli che sono gli ostacoli da risolvere sul fronte italiano. “Le Regioni vanno in ordine sparso e questo non va bene“, ha detto. “Noi andiamo forte a livello nazionale, ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25% e altre al 5%: sono difformi nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini. Bisogna darsi regole comuni, anzianità e fragilità sono quelle da cui partire: se ci sono problemi di capacità, lo Stato c’è per aiutare queste regioni. Ma ho l’impressione che ci sia disponibilità alla collaborazione da parte delle Regioni. E lo Stato ha altrettante motivazioni per portare a termine la campagna vaccinale nel periodo più breve possibile”. A livello nazionale, ha continuato Draghi, “l’Italia complessivamente è seconda in Europa per vaccinazioni, ma molto distante dal Regno Unito, per una serie di ragioni, dal numero di siti vaccinali a quello dei vaccinatori, fino al fatto che” in Inghilterra “si prolunga il periodo prima della seconda iniezione, dando immunità a una platea molto più vasta. So che gli scienziati stanno guardando al problema”.
Scuola – A proposito del rientro in classe per gli alunni italiani, il presidente del Consiglio ha confermato nel corso della conferenza stampa che una delle priorità è riuscire a far tornare in classe il prima possibile gli alunni: “Per quel che mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire quando la situazione dei contagi lo permetterà”, ha detto il premier. “Sarà la prima attività a essere riaperta, riprendendo perlomeno la frequenza scolastica fino alla prima media”.
Lo stop ad Astrazeneca – Il rientro a scuola dipenderà solo dai contagi e nel frattempo, l’urgenza, è proseguire con le vaccinzioni. In generale, ha detto Draghi rispondendo a chi gli ha chiesto del rallentamento dovuto alle verifiche su Astrazeneca, “la campagna delle vaccinazioni ha subito un rallentamento, ma non è stato disastroso”. “La disponibilità in futuro a vaccinarsi possiamo stimarla nei prossimi giorni, pensiamo ad esempio alla vicenda Astrazeneca, credo che alla fine sarà la razionalità degli italiani a decidere. L’obiettivo è di arrivare a 500mila dosi a metà aprile, siamo arrivati ora a 165 mila, a giugno contiamo di aumentare ancora”. Draghi ha anche detto che si sta andando verso la massima capillarità dei siti vaccinali che si “conta di aumentare ancora”. In particolare, ha aggiunto: “La decisione Ema non è stata politica, ma dire che i leader europei non si sono sentiti non sarebbe vero. Tutti sono rimasti sospesi dalla risposta dell’Ema. Tutti hanno condiviso una certa incertezza sulla sua risposta. Io penso di aver fatto bene, Speranza ha fatto bene. La riduzione vaccini non è stata drammatica”. Infine, a proposito della sua situazione, il premier ha rivelato: “Non ho ancora fatto la prenotazione, ma la mia classe di età è entrata” tra quelle che possono accedere alle vaccinazioni, “lo farò e farò Astrazeneca, certo. Mio figlio l’ha fatto l’altro ieri a Londra, non c’è nessun dubbio, nessuna prevenzione”.
Verso un nuovo scostamento di bilancio – Draghi ha iniziato la conferenza stampa parlando dell’approvazione del decreto Sostegni. “Capisaldi del decreto sono il sostegno alle imprese, al lavoro e aiuto contro la povertà. Una operazione da 32 miliardi che è ancora parziale e sarà corretta con un nuovo scostamento ad aprile. E a proposito del nuovo intervento, ha commentato: “Ora è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia, questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno soldi, verrà il momento di guardare al debito ma non è questo il momento, di pensare al Patto di stabilità“. E ha aggiunto: “Verrà il momento di guardare al debito pubblico ma non è questo, in un’economia sostanzialmente in recessione. Non è questo il momento di pensarci. Le regole del patto di stabilità verranno discusse ed è difficile che restino uguali: in Germania è stata avanzata una richiesta di debito, in Spagna e Francia anche”.
Il condono fiscale – Il presidente del Consiglio ha quindi affrontato il tema del condono, punto che ha provocato un braccio di ferro nella maggioranza e fatto slittare il consiglio dei ministri di oltre tre ore. Lo stralcio delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro “che corrisponde ad un netto di circa 2.500 euro tra interessi e sanzioni varie“, ha detto. E questo “permette all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione anche in modo più efficiente”. La norma “sarà limitata ad una piccola platea, sotto un certo reddito e forse con minore disponibilità economica. Avrà impatti molto molto limitati”. “E’ chiaro che sulle cartelle lo Stato non ha più funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa”. Per questo, ha detto Draghi, si è deciso che nel decreto Sostegni ci sarà anche “una parte che prevede una modifica della riscossione, una piccola riforma della riscossione, del controllo e dello scarico” delle cartelle. “Senza in un paio di anni avremmo avuto ancora milioni di cartelle da dover esigere”.
Mes – Draghi ha anche risposto a una domanda sul ricorso al Mes e sul fatto che, durante il governo Conte 2, molte forze politiche lo ritenessero condizione imprescindibile per andare avanti. “Durante le consultazioni preliminari mi è stato chiesto da molti partiti cosa pensassi del Mes, ho risposto che occorre anche in questo essere pragmatici: al momento il livello dei tassi di interessi è tale che prendere il Mes non è prioritario”, ha detto Draghi. In più “è essenzialmente investito nella sanità, quando avremo un piano sanità condiviso dal parlamento e dall’opinione pubblica allora ci chiederemo se vale la pena, prenderlo senza avere un piano può significare buttare via i soldi”.
Il futuro del governo – A proposito del futuro del governo, Draghi si è quindi limitato a dire che sarà in carica “finché lo deciderà il Parlamento” ma che intanto cerca di fare “il più possibile e il più rapidamente possibile”. Il consenso personale? “Spero che le delusioni future non siano pari alle aspettative attuali”, ha risposto con una mezza battuta. E ha rivendicato soddisfazione per il Consiglio dei ministri durante il quale non sono mancate tensioni (in particolare con Lega e Forza Italia). A proposito della Lega e delle divergenze ha replicato: “Bisogna capire a quali bandiere identitarie si può rinunciare senza fare un danno alla propria identità e all’Italia”. In generale, per quanto riguarda poi la collaborazione tra ministri e ministeri, l’ha definita “essenziale” e, ha aggiunto, “finora è andata molto bene”. “Ci sono tanti progetti che riguardano la transizione ecologica e quella digitale” che “attraversa tutte le amministrazioni”, e il governo “sta lavorando su tutti e tre i fronti”, anche “dei lavori più tradizionali, i cantieri. Su questo c’è l’impegno del governo e dei ministri competenti“.