Il belga che non ti aspetti arriva a braccia alzate a Sanremo. Di tenori e acuti scrivevano i giornali al mattino. Ma quelli sportivi, che facendo eco alla rassegna canora appena conclusa, lanciavano la Milano-Sanremo, la prima corsa ciclistica “Monumento” del 2021. La “Classicissima” ha ritrovato la storica collocazione primaverile con misure anti-Covid più rigide di quelle adottate nella scorsa edizione agostana vinta dal belga Wout Van Aert. La gente l’ha vista da casa, in tv, tutta. Perché per la prima volta nella sua storia è stata trasmessa integralmente, dal chilometro 1 al 299esimo. Roba da appassionati veri, da matti seguirla tutta e io, confesso, ero tra questi.
Se al Festival di Sanremo i vincitori designati, spesso, alla fine non vincono, per questa Milano-Sanremo il pronostico non andava oltre i tre tenori di cui erano pieni i giornali. Il belga Wout Van Aert, il francese Julian Alaphilippe e l’olandese Mathieu Van der Poel. Io ho tifato per la “sorpresa”, dal primo all’ultimo chilometro. Se poi fosse italiana sarebbe una sorpresona pensavo in cuor mio perché questa corsa è quella del cuore. Era il 1990 e l’impresa di Gianni Bugno mi fece definitivamente innamorare di questo sport. Quell’edizione fu anche quella conclusasi con la media record di 45,806 km/h, e oggi pure quel record ha traballato. Il vento a favore ha favorito il ritmo del gruppo che, feroce, ha inseguito otto temerari fuggitivi ripresi poco prima che la corsa entrasse nel vivo.
La salita del Poggio è spesso il trampolino di lancio di chi vuole mischiare le carte e sovvertire il pronostico anticipando lo sprint e giudice severo con chi capisce che non potrà vincere. La discesa non è da meno ed è lì che arriva il colpo a sorpresa, alla fine della picchiata, con i campioni a controllarsi esce dal gruppo Jasper Stuyven, il belga che non ti aspetti prende un piccolo vantaggio, poi, quando la rimonta del gruppo pare inesorabile, la volata perfetta, l’acuto fuori registro che cambia la vita e lascia i tre tenori senza applausi.