Il governo Draghi tende la mano alle grandi imprese. Nel decreto Sostegni, l’esecutivo ha stanziato 200 milioni nel 2021 per le aziende con almeno 250 dipendenti o in alternativa un fatturato superiore ai 50 milioni o un bilancio oltre 43 milioni. Non si tratta di finanziamenti a fondo perduto, bensì di prestiti da restituire nell’arco temporale di massimo 5 anni finalizzati ad assicurare la continuità operativa delle grandi imprese in temporanea difficoltà economiche. Il denaro sarà gestito dal ministero dello Sviluppo economico attraverso la nascita di un fondo ad hoc che potrà essere utilizzato solo da aziende non decotte già prima della crisi. E cioè, come spiega il documento, da società “che si trovano in situazione di temporanea difficoltà finanziaria in relazione alla crisi economica connessa con l’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Con l’esclusione delle imprese del settore bancario, finanziario e assicurativo.
I prestiti sono finalizzati “ad assicurare la concessione di prestito diretto alla gestione corrente, alla riattivazione ed al completamento di impianti, immobili ed attrezzature industriali nonché per le altre misure indicate nel programma presentato” come riferisce la relazione illustrativa. Potranno essere concessi anche ad imprese in amministrazione straordinaria. Ma con un chiaro impegno: il finanziamento può essere concesso “a condizione che si possa ragionevolmente presumere il rimborso integrale dell’esposizione alla scadenza” come puntualizza il documento. Probabilmente per evitare che si ripetano casi come quello di Alitalia.
Come nel caso dell’ex compagnia di bandiera, riferisce infatti il testo, “i crediti sorti per la restituzione delle somme di cui al presente comma sono soddisfatti in prededuzione”, cioè crediti prioritari in caso di liquidazione della società. La gestione del fondo sarà realizzata in house dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti. Dal punto di vista operativo, criteri, modalità e condizioni per l’accesso al fondo verranno definiti da un decreto congiunto del Mise e del Tesoro entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Fatto salvo il via libera da parte di Bruxelles. “La norma si propone di integrare, nel quadro delle misure emergenziali per far fronte all’epidemia in corso, l’attuale disciplina di aiuti alle grandi imprese affiancando, per l’anno 2021, ai tradizionali strumenti previsti che contemplano la possibilità di concedere garanzie pubbliche, una ulteriore modalità operativa, costituita dalla diretta concessione di prestiti, che permette pertanto di individuare una modalità alternativa rispetto all’ordinario ricorso al sistema bancario assistito da garanzie”, spiega la relazione illustrativa al provvedimento.
Inoltre, sempre in tema di aiuti al sistema produttivo, il governo proroga al 31 dicembre le misure degli aiuti di Stato per l’emergenza Covid, raddoppiandone le soglie. Nel caso di aiuti a importo limitato, la soglia passa da 100mila euro a 225mila euro per le aziende operanti nella produzione primaria di prodotti agricoli. Sale da 120 a 270mila per quelle nel settore della pesca e dell’acquacoltura, e aumenta da 800mila euro a 1,8 milioni per le imprese operanti in tutti gli altri settori. Nel caso di aiuti a copertura dei costi fissi non coperti da entrate, la soglia è stata aumentata fino a 10 milioni di euro. “Senza queste tempestive modifiche normative del regime-quadro, Regioni, Pubblica amministrazione, enti locali e Camere di commercio non potranno estendere o adottare nuove misure di aiuto fino alla fine dell’anno a sostegno dell’economia, provata dalla crisi legata alla pandemia – chiarisce la relazione illustrativa – Inoltre, gli enti richiamati potranno aumentare gli importi da concedere alle imprese, nei limiti delle nuove soglie, per garantire un effettivo ristoro dalle suddette conseguenze”.